Dopo aver diretto un’opera popolarissima come “Il barbiere di Siviglia” di Rossini e un capolavoro poco eseguito come “Fidelio” di Beethoven, per la sua terza consecutiva inaugurazione della Stagione d’Opera e di Balletto del Petruzzelli Stefano Montanari salirà sul podio dell’Orchestra del Teatro per una rarità come “Il Corsaro” di Verdi. L’appuntamento è domani alle 20.30, con repliche sabato 18 e domenica 19 alle 18, martedì 21 alle 20.30 e giovedì 23 gennaio alle 18. Finora mai rappresentato a Bari, “Il Corsaro” – tratto dal poema di George Byron - andrà in scena con l’allestimento del Teatro Carlo Felice di Genova e del Teatro Regio di Parma per la regia di Lamberto Puggelli, ripresa da Grazia Pulvirenti.
Le scene sono di Marco Capuana, i costumi di Vera Marzot, il disegno luci di Andrea Borelli, maestro d’armi Renzo Musumeci Greco, maestro del Coro Marco Medved. Trascendentale virtuoso del violino e tra i più esperti conoscitori della musica del Seicento e del Settecento, Stefano Montanari è dall’anno scorso direttore stabile dell’Orchestra del Petruzzelli con cui, il prossimo 31 gennaio, inaugurerà anche la Stagione Concertistica.
Maestro Montanari, qual è il suo rapporto con “Il Corsaro” e con Verdi in generale?
«È la prima volta che lo dirigo ma io sono un verdiano “futuro”, perché finora ho affrontato solo il “Rigoletto” a Londra. Sono molto contento e spero che questa sia la prima di una lunga serie di opere verdiane che mi capiteranno».
Un’opera che appartiene a quel periodo compositivo da Verdi stesso definito “anni di galera”, e che è ritornata sporadicamente sui palcoscenici solo a partire dagli anni ’60 del ‘900. Lei come la giudica?
«Studiandola mi sono chiesto perché per moltissimi anni sia caduta nel dimenticatoio. Nella partitura ci sono infatti echi di quanto già scritto, e penso al “Nabucco”, e momenti invece che anticipano strutture musicali di “Rigoletto”, “Traviata” e “Trovatore”. È come aprire una scatola magica e trovare appunto tanti ingredienti tipici di Verdi. Dal mio punto di vista un’opera appassionante, con le parti corali molto belle ed efficaci. Per il pubblico sarà veramente sorprendente. E abbiamo lavorato molto bene con tutti i due cast».
E l’intesa con la regia come è andata?
«L’allestimento è esteticamente molto bello, anche grazie alle luci e ai colori. Con la regia abbiamo lavorato bene, perché è uno spettacolo che tiene perfettamente conto della musica: è infatti un po’ alla vecchia maniera, per nulla invasivo. Siamo invece sempre più abituati a delle regie che spesso mettono a dura prova i cantanti e il coro, e rendono la vita difficile ai direttori».
Fra due settimane sarà nuovamente sul podio per l’inaugurazione della Stagione Concertistica con la Quinta di Mahler. Come affronterà questo capolavoro?
«È una sfida colossale per me e per la nostra meravigliosa orchestra! Quando ero piccolo ascoltavo con una certa regolarità proprio la Quinta di Mahler assieme alla Settima di Sostakovic e “Il borghese gentiluomo” di Strauss. Già la direzione della Nona l’anno scorso è stata un’esperienza intensa e positiva. E ora quest’altro appuntamento con una sinfonia straordinaria che contiene veramente tutto il mondo mahleriano».
Dirigerà l’orchestra anche nel secondo appuntamento, quello del 6 febbraio con ospite solista una delle top star del concertismo internazionale, il violoncellista austriaco di origine iraniana Kian Soltani. Quale programma eseguirete?
«Accanto alla Sinfonia n. 40 di Mozart, che potrei dirigere a occhi chiusi, c’è la Sinfonia concertante di Prokof’ev che affronterò per la prima volta. Avevo infatti chiesto al sovrintendente Massimo Biscardi l’inserimento di brani nuovi o poco frequentati, come sarà in parte anche per il programma con cui ritornerò ad aprile e che prevede in prima assoluta “Danze di un rivoluzionario malinconico” di Salvatore Sciarrino».
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Verdi apre la stagione: Il Corsaro al Petruzzelli con la direzione di Montanari

di Eraldo MARTUCCI
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giovedì 16 gennaio 2025, 04:25
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