Galeazzi, Mara Venier commossa in diretta a Domenica In: «Ho perso Bisteccone mio...»

Il ricordo della conduttrice, con cui c'era un'amicizia fortissima

Giampiero Galeazzi, Mara Venier a Domenica In: «Ho perso Bisteccone mio»
Giampiero Galeazzi, Mara Venier a Domenica In: «Ho perso Bisteccone mio»
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Domenica 14 Novembre 2021, 14:16 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 18:59

La puntata di Domenica In non può che aprirsi con un lungo e commosso ricordo di Giampiero Galeazzi. La conduttrice Mara Venier fa del suo meglio per trattenere le lacrime e spiega: «Lui avrebbe voluto essere ricordato con il sorriso ed è quello che cercheremo di fare oggi, anche se ora facciamo tutti fatica».

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Tanti gli ospiti in studio che hanno avuto una sincera amicizia con Giampiero Galeazzi, ma nessuno probabilmente ha avuto il rapporto che può vantare Mara Venier. «Tanti di noi hanno perso un grande amico, io ho perso Bisteccone mio.

Avevamo un'amicizia fortissima, che è andata avanti fino ad oggi e durerà per sempre» - spiega la conduttrice - «Io l'ho portato dallo sport a Domenica In, dicevamo sempre che l'ho 'rovinato' e che l'ho fatto ingrassare».

Giampiero Galeazzi, Marino Bartoletti: «Incredibile in ogni campo»

Tra gli ospiti in studio c'è Marino Bartoletti, già direttore di Rai Sport, che racconta: «Veniva dalla redazione sportiva e non sapevamo se l'approdo a Domenica In, quando il contenitore durava sei ore, sarebbe stata una buona idea. Eccelleva anche lì, in un ruolo completamente diverso. Riusciva ad essere uno showman anche lontano dallo sport, per questo oggi è giusto ricordarlo con il sorriso. Se poi pensiamo agli ori che raccontò alle Olimpiadi del 1984 e del 1988, va sottolineata una cosa: lui era al fianco degli Abbagnale, come se remasse anche lui. Con quell'enfasi rese perfetti due eventi sportivi già straordinari dal punto di vista storico».

Giampiero Galeazzi, Fabrizio Maffei: «Era un fuoriclasse»

Un altro ex direttore di Rai Sport, Fabrizio Maffei, che successe proprio a Marino Bartoletti, ricorda con affetto e gratitudine Giampiero Galeazzi dal punto di vista professionale. «Quando l'ho conosciuto era giovane e bellissimo. Era un fuoriclasse assoluto, rivoluzionò il nostro lavoro. Da bordocampista e inviato fu un personaggio storico, ricordo che riuscì a intervistare Gianni Agnelli a Torino con uno stratagemma particolare. L'avvocato era nella sua tribuna personale, circondato dai tifosi. Intervistarlo era impossibile, così lui propose: "Accerchiamolo!". Parlargli, in mezzo a quel caos, era impossibile, lui lo chiamava ma non riceveva risposta. Fino a quando non urlò: "Sò Galeazzi, nella Ritmo che mi ha venduto me ce piove dentro!". Ed è così che riuscì a intervistarlo» - racconta il giornalista - «Oppure, ai Mondiali '86, nonostante ai giornalisti italiani non fosse consentito stare a bordocampo, riuscì, non ho ancora capito come, a entrare in campo al fischio finale per raggiungere Maradona e intervistarlo. All'epoca, i servizi venivano letti ancora dagli annunciatori e lui riuscì a rivoluzionare anche quella consuetudine».

Giampiero Galeazzi, Adriano Panatta: «Dai vaffa alla complicità»

In collegamento con lo studio c'è Adriano Panatta. «Ha fatto parte per tanti anni della mia carriera, poi abbiamo lavorato insieme con le telecronache. Erano molto particolari e 'romane', ci capivamo al volo e avevamo quell'umorismo un po' cinico e strafottente che oggi sarebbe impensabile. Ha intervistato tanti fuoriclasse di ogni sport, ma era lui stesso un fuoriclasse. Inventò un modo nuovo di fare giornalismo sportivo e televisione, era un professionista dalla preparazione pazzesca. Lui ogni tanto si avventurava in disquisizioni tecniche e io con gli occhi lo avvertivo, in un secondo rigirava la frittata e poi io rivelavo lo scherzo: "Stavi dicendo una cosa giusta". E lui: "E adesso me lo dici?"» - racconta l'ex campione del tennis italiano - «Ho ricordi divertenti e altri molto dolci. Ricordo anche una lite quando perdemmo un doppio di Coppa Davis e mi disse: "Certo che potevate giocà meglio", io risposi con un 'vaffa', poco dopo mi disse: "Damme un bacetto, facciamo pace". E ci abbracciammo. Lui era l'unico che entrava negli spogliatoi, nonostante i giornalisti non potessero entrare, e ci parlava da amico, era l'unico che riusciva a fare queste cose».

Galeazzi, Mihajlovic commosso: «Quelli come lui non dovrebbero mai andarsene»

In collegamento ci sono anche Sinisa Mihajlovic e sua moglie Arianna. «In quel periodo, fortunatamente, la Lazio perdeva molte poche volte. Giampiero per tanti laziali è stato un amico e abbiamo condiviso tanti bei momenti. Era così buono, bravo e dolce, che nessuno poteva dirgli di no. E aveva anche la faccia come il c..., era sempre bello vederlo, ci metteva allegria» - racconta l'attuale tecnico del Bologna ed ex difensore della Lazio - «Era una persona di quelle che non dovrebbero mai andarsene via. Lo conosco molto meno di voi in studio, ma mi sento molto legato a lui: io e mia moglie, che ha lavorato con lui, siamo rimasti molto male quando abbiamo appreso la notizia». La moglie di Mihajlovic, Arianna, ha invece raccontato: «Ho ricordi bellissimi di quell'anno, ci divertimmo tantissimo». Quando vengono mostrate le immagini di Giampiero Galeazzi che abbandona il bordocampo per entrare in Curva Nord nel giorno dello scudetto della Lazio (14 maggio 2000), Sinisa Mihajlovic si commuove fortissimo e non riesce a trattenere le lacrime: «Come si fa a non emozionarsi? Quelle emozioni mi resteranno sempre dentro e lui ne farà sempre parte».

Galeazzi, Giuseppe Abbagnale: «Triste dovergli dire addio, mi deve ancora una tuta»

In collegamento c'è anche Giuseppe Abbagnale, che ricorda quello storico oro a Seul con tanto di bagno inaspettato imposto a Giampiero Galeazzi. «Negli ultimi tempi non parlava molto, ma mandava molti messaggi. Con lui ho condiviso tanti bei momenti anche dopo il ritiro, come il libro scritto insieme. Due settimane fa avevo sentito la figlia, mi aveva detto che stava meglio ma purtroppo non è stato così: ora è triste dovergli dire addio» - racconta l'ex campione di canottaggio - «Mi deve ancora una tuta perché dopo aver vinto quegli ori in famiglia, decidemmo di festeggiare buttandolo in acqua. Lui accettò di buon grado perché dopo due medaglie d'oro in due diverse specialità ne valeva la pena, ma non aveva un ricambio e così gli prestai la mia tuta. Non me l'ha mai ridata...».

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