Il coming out a 18 anni
«Avevo deciso di dire ai miei genitori che ero omosessuale. Entrai in casa, li misi a sedere: ‘Devo dirvi una cosa, magari non vi piacerà, magari piangerete’. Mio padre mi guardò preoccupato: ‘Hai battuto la macchina’. ‘No. Sono gay’. Tre secondi di silenzio: ‘Chissà che pensavo. Dai andiamo a pranzo fuori», ha rivelato Fabio Canino a Repubblica.
«Il bullismo? Sono molto fortunato. Anche da piccolo, nella mia incoscienza, ho sempre risposto al bullo. Lo devi guardare negli occhi, non si aspetta mai che tu risponda e sia pronto anche a prendere due cazzotti. ‘Sì sono gay, e allora?’ me li mangiavo con le parole. Uno che da ragazzino a Firenze ha tentato più di una volta di mettermi in mezzo, l’ho rincontrato anni fa prima del Covid. Andavo in giro a presentare il mio libro, Le parole che mancano al cuore, ero a Francoforte. Si avvicina. Mi spiega che era il mio vicino di casa. ‘Sono venuto apposta, tu non hai mai abbassato la testa e volevo dirtelo di persona: scusa’. Anche i bulli sono recuperabili».