RIETI - L’arrivo di nuovi reclusi è già iniziato da diversi giorni, testimoniato dal continuo via vai di pattuglie di tutte le forze dell’ordine che a via Maestri del lavoro trasferiscono nella casa circondariale di Vazia detenuti appena arrestati e assegnati in altre carceri laziali. Ma se la loro destinazione sono le case circondariali del resto della Regione, cosa c’entra Rieti? Semplice, perché al terzo piano, nel braccio G1, il 6 ottobre scorso è stato inaugurato (con un giorno d’anticipo rispetto alla data ufficiale del 7) l’ampliamento della sezione destinato alla quarantena Covid, cioè uno spazio dove far confluire tutti i nuovi detenuti provenienti dall’intero bacino laziale e che a Rieti (come in altre sezioni inaugurate nelle carceri nazionali) effettueranno i 14 giorni di isolamento precauzionale, prima di tornare al carcere originariamente loro assegnato. Una scelta che però, dopo anche la rivolta e le devastazioni del 9 marzo scorso (che causò il decesso di quattro detenuti) si è rivelata la goccia che ha fatto traboccare la pazienza degli agenti penitenziari i quali, dopo marzo, continuano a denunciare anche il rischio di contagio in altri settori della struttura di Vazia.
Le criticità
A Vazia, la nuova sezione adibita a quarantena è stata aperta nel primo braccio del terzo piano, ancora sottoposto a ristrutturazione dopo la rivolta di marzo, dove furono devastati anche il primo e secondo piano, entrambi però tornati in funzione (e già oltre il massimo della loro capienza). Ogni piano include a sua volta tre bracci, e ogni braccio 12 celle: ne consegue che, al momento, gli spazi adibiti a quarantena al terzo piano siano 12, cioè una cella per detenuto. Questo naturalmente sulla carta, escludendo quindi arresti ben più massicci, che costringerebbero alla quarantena in un’unica cella ben più d’un detenuto.
«Nonostante l’annuncio dell’apertura della nuova sezione, al personale di polizia penitenziaria non è stata data alcuna indicazione sulla nuova organizzazione e, con sorpresa di tutti, la sezione è stata aperta con un giorno di anticipo sulla data prefissata – denunciano gli agenti penitenziari attraverso le organizzazioni sindacali (Sappe, Osapp, Sinappe, Fsa-Cnpp, Cgil, Cisl e Uil) – Questo senza considerare le risorse dell’effettivo organico presente, chiedendo ai poliziotti penitenziari di protrarre il turno di lavoro fino alle 20, in modo da rendere operativa l’apertura della sezione».