Sud flagellato dai roghi: verso lo stato d’emergenza. Musumeci: «Puglia senza flotta aerea»

Nello Musumeci
Nello Musumeci
di Massimiliano MARTUCCI
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Giovedì 27 Luglio 2023, 05:05

«Gli incendi e i disastri meteorologici degli ultimi giorni hanno messo e mettono a dura prova l’Italia, io sono sinceramente vicina al dolore di chi ha perso i propri cari e alle comunità maggiormente colpite»: lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio veicolato via social. Il Nord flagellato dal maltempo, il Sud ridotto in cenere, con Puglia, Calabria e Sicilia flagellate dagli incendi: il Governo si prepara a dichiarare lo stato d’emergenza, come richiesto dai governatori delle Regioni coinvolte e dai sindaci, a partire dal primo cittadino di Lecce Carlo Salvemini. Dopo una lunga telefonata con il governatore Michele Emiliano e il ministro Raffaele Fitto, la Giunta leccese ha approvato la delibera per richiedere la proclamazione dello stato d’emergenza dopo il vasto incendio che ha distrutto la marina di San Cataldo, a due passi dal capoluogo del Salento. E il Consiglio dei ministri poche ore più tardi ha esaminato le situazioni di Sicilia e Puglia, insieme a quella di altre regioni del Nord, rinviando alla prossima settimana la dichiarazione dello stato d’emergenza «in attesa che dalle regioni colpite arrivi anche la delimitazione della zona rossa e la quantificazione dei danni» ha detto il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci rimarcando che la Puglia non ha ancora a disposizione la flotta area necessaria.


Meloni, però, ha annunciato anche il varo di «un nuovo piano idrogeologico di prevenzione, oltre allo stanziamento di fondi. «Il governo ha messo a disposizione delle Regioni tutti i mezzi di cui dispone» ha detto Meloni ringraziando «i volontari, i vigili del fuoco, gli appartenenti alle forze armate e alle forze di polizia». Ha poi aggiunto: «Non dobbiamo e non possiamo limitarci all’emergenza. Nei mesi scorsi il governo ha già incrementato le assunzioni di chi è chiamato al soccorso, con la prossima legge di bilancio intendiamo aumentare le spese per la manutenzione di veicoli e aerei. L’obiettivo di medio termine che il governo si da è quello di superare la logica degli interventi frammentati varando un grande piano di prevenzione idrogeologica. Insomma, ce la vogliamo mettere tutta per dare risposte immediate nel breve termine ma efficaci nel medio periodo».
Un aumento dei fondi, dunque, almeno nell’immediato. Perché il Sud, in particolare, soffre la carenza di mezzi e personale: due sole basi per i canadair, una a Lamezia terme e una a Foggia; 12 velivoli in tutto; personale dei vigili del fuoco ridotto; mezzi vecchi e scarsi. Martedì, Vieste e San Cataldo avvolte dalle fiamme e dal fumo hanno dovuto attendere un Canadair: la marina leccese è stata più fortunata, ne è presto arrivato uno. Vieste no, ha bruciato per ore prima che si liberasse un Canadair dei 12 disponibili, sei dei quali impegnati in Sicilia.
«Nei giorni scorsi in Puglia c’è stato tanto di quel lavoro da fare che sono arrivate dalle altre regioni cinque sezioni operative in supporto» fanno sapere dalla direzione regionale dei vigili del fuoco.«Martedì sono arrivate cinque sezioni operative da tutta Italia, cinquantaquattro uomini in più.

Ogni squadra aveva un’autobotte, un pickup con modulo antincendio boschivo e un autocarro da trasporto. Due dalla Toscana, una dal Lazio, una dall’Abruzzo e dall’Emilia». In più, per fronteggiare le emergenze, è operativa una convenzione con la Regione Puglia che mette a disposizioni ulteriori mezzi e uomini. In totale trentacinque unità in più. «Dal 15 giugno al 15 settembre è attiva una convenzione regionale che ci mette a disposizione sette squadre, ognuna composta da cinque uomini, con la possibilità di ricorrere agli airboss, i mezzi aerei. Ma martedì l’emergenza è stata determinata dal fatto che su dodici canadair in dotazione al Corpo nazionale, ben sei erano impegnati in Sicilia». 

Il dispiego di uomini e mezzi nella giornata di martedì


Una tempesta perfetta, quindi, quella di martedì. Secondo quanto comunicato dal Viminale, in Puglia sono stati impiegati 832 persone con 200 mezzi per domare 540 roghi dal 23 luglio e fino a ieri. Peggio solo la Sicilia, per un totale, in tutto il Sud, di 2.700 incendi. Il dato pugliese apparentemente non collima con quanto riferito dalla direzione regionale: «Martedì eravamo in campo con cinquecentonove uomini, di cui cinquantaquattro extraregionali. Cinque persone per ogni squadra, con l’impiego di circa cento mezzi». Se invece si considerano, spiega la direzione, anche i funzionari, i dirigenti e le sale operative, i conti tornano. Ma basta questa dotazione organica e i mezzi per sopperire alle emergenze che puntuali avvengono ogni estate? La pianta organica dei Vigili del Fuoco è stabilita con il decreto del 2 dicembre del 2019. In Puglia i caschi rossi dovrebbero essere in totale 1.974 unità, divisi in sei comandi, uno per provincia: 556 a Bari, di cui 326 vigili; 129 nella BAT, di cui 60 vigili; 270 a Brindisi, di cui 160 vigili; 376 a Foggia, di cui 236 vigili, 306 a Lecce, di cui 180 vigili e 337 a Taranto, di cui 200 vigili. I sindacati hanno posto, nei giorni scorsi, il problema dell’età dei caschi rossi in servizio, troppo alta perché possano partecipare alle operazioni sul campo. Mentre secondo la direzione regionale il problema si porrebbe solo nelle condizioni di emergenza: «La pianta organica è, nella maggior parte dei casi, rispettata, compresa la dotazione degli automezzi. Portiamo sempre a casa il risultato». Martedì però, per far fronte all’emergenza, è stato fatto il cosiddetto “accoppiamento” dei turni, che duravano in sostanza 24 ore e dai territori sono arrivate diverse denunce per la scarsità di mezzi e personale. La direzione regionale pugliese, sul punto, aggiunge che «se arrivassero dal Ministero più uomini e mezzi, saremmo contenti» e si attende l’infornata del concorso che rimpolperà le fila del corpo nazionale con cinquemila unità. 

L'allarme dei sindacati sui mezzi inadeguati


Da Bari anche la conferma della vetustà di alcuni mezzi. La FP Cgil con il coordinatore nazionale, Mauro Giulianella: «Dal 2019 ad oggi poco o nulla è cambiato perché grazie ai fondi del Pnrr siamo riusciti a dare una boccata d’ossigeno all’atavica questione dei mezzi obsoleti, ma resta la carenza d’organico». Pasquale Cirillo, delegato FP Cgil Lecce, aggiunge un elemento di riflessione: «Da quindici anni a questa parte il Comando di Lecce effettua circa diecimila interventi, di cui settemila solo nella stagione estiva, da maggio a fine luglio. Proprio per la dotazione organica non se ne possono effettuare di più», ma non solo, «Nei periodi caldi tutto il personale è impegnato per l’antincendio, anche le squadre che di solito sono dedicate da altro, e questo vuol dire far restare scoperti i cittadini». Il comando di Lecce, ad esempio, è organizzato su quattro turni, ma per ogni turno, secondo il sindacalista, mancherebbero almeno otto unità, una squadra e mezzo. Senza contare i mezzi, di cui quelli in riparazione, come confermano da Bari, subiscono gli stessi ritardi di quelli civili: mancano i pezzi di ricambio: «Un’autoscala costa 400mila euro». Non resta che attendere fondi e uomini, come annunciato dalla premier. Sperando siano sufficienti.

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