Sanità, scontro sul rinvio dei Lea: «A pagare saranno medici e cittadini»

Sanità, scontro sul rinvio dei Lea: «A pagare saranno medici e cittadini»
di Andrea TAFURO
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Martedì 2 Aprile 2024, 09:02

Il rinvio al 2025 delle tariffe e dei nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza) continua a tenere banco nella sanità. In Puglia, così come in ambito nazionale, il confronto resta aperto tra il settore dell’assistenza privata, favorevole alla misura, e i contrari allo stop deciso dal Governo Meloni (nella conferenza Stato-Regioni), tra cui l’assessore pugliese alla Salute, Rocco Palese, e il consigliere Fabiano Amati, presidente della commissione regionale bilancio e programmazione. «Accogliamo con soddisfazione la decisione del governo – ha dichiarato Barbara Cittadini, presidente nazionale Aiop, l’associazione italiana dell’ospedalità privata - di prorogare a gennaio 2025 l’entrata in vigore delle nuove tariffe della specialistica ambulatoriale e protesica. Queste tariffe, infatti, non sono remunerative dei costi sostenuti dalle strutture, una circostanza che, nel caso dell’ospedalità, riguarda tanto le strutture della componente di diritto privato, quanto quelle della componente di diritto pubblico, che, nonostante i ripiani, si troveranno con bilanci sempre più precari e una forte criticità occupazionale». Sulla questione pesa dunque anche l’aspetto economico. «Se analizziamo le voci confrontabili tra il tariffario Balduzzi e il tariffario 2023 – ha proseguito Cittadini - vediamo che oltre il 60% ha un delta negativo e questo avviene, in particolare, per le prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio. Si tratta di una riduzione delle tariffe che, per le prestazioni in diminuzione, comporta un’oscillazione dal 30% all’80%. È urgente dunque avviare con il ministero della Salute tavoli di lavoro per definire delle tariffe che siano remunerative delle voci di costo». Al momento, dunque, i Lea disponibili restano quelli risalenti al 2001 (1.702), mentre nella nuova formulazione le prestazioni garantite dovrebbero diventare 2.108. Nel mezzo del confronto si fa strada anche l’invito al dialogo sollecitato dall’Ordine nazionale dei medici, che verrà ribadito in una lettera che il presidente, Filippo Anelli, inoltrerà nei prossimi giorni al ministro della Salute, Orazio Schillaci. Tema principale la valorizzazione della professione medica rispetto allo svolgimento delle prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale ai cittadini, sia gratuitamente che con il pagamento di un ticket. «Al di là delle possibili e pur gravi ripercussioni – ha spiegato Anelli – sull’erogazione delle prestazioni stesse da parte delle strutture, sui rinnovi contrattuali dei medici dell’ospedalità privata, sui rimborsi dei liberi professionisti da parte delle assicurazioni, quello che ci interessa rimarcare è che così si sminuisce il valore della professione.

Il costo irrisorio attribuito alle prestazioni è un riflesso del valore che, in generale, si attribuisce ai professionisti che tali prestazioni, di natura intellettuale, forniscono. E questo ha ricadute in molti campi, non ultimo quello della violenza contro i medici. Per questo – ha sottolineato il presidente della Fnomceo - ci rivolgiamo al ministro Schillaci, che sin da subito ha ben compreso la necessità di valorizzare i medici e i professionisti».

La posizione dell'Ordine dei Medici

Posizione sulla vicenda, che finisce inevitabilmente per riflettersi sulla sanità locale, condivisa anche dal presidente dell’Ordine leccese dei camici bianchi, Donato De Giorgi. «Il rinvio al primo gennaio 2025 del decreto su tariffe per prestazioni sanitarie e protesi previsto per il 1 aprile 2024 ha dimostrato che gli squilibri dal punto di vista del rimborso alle strutture sanitarie, senza penalizzare il diritto alla salute dei cittadini, sono ancora un problema aperto. Sebbene sia senz’altro positivo il lavoro fatto in sei anni per ottenere una novità nel Ssn, in questo contesto a pagare il conto saranno, ancora una volta, i medici e soprattutto i cittadini che non potranno accedere alle prestazioni, anche innovative, previste dai Lea del 2017 o potranno farlo soltanto nelle zone dove i conti delle regioni lo permettono, incrementando quindi differenze e sperequazioni geografiche e politiche. Ci auguriamo che il tempo del rinvio e del ripensamento – ha concluso De Giorgi - possa servire a chiarire meglio e migliorare nettamente tali disagi che rendono possibile un vantaggio evidente e netto a favore dei sistemi gestionali di sanità privata non convenzionata, divenendo invece non interessanti o praticabili tali prestazioni nel sistema pubblico (soprattutto del Sud) e in quello convenzionato».

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