Puglia, più assunzioni, ma rischio liquidità per le imprese: sos al Governo

Puglia, più assunzioni, ma rischio liquidità per le imprese: sos al Governo
di Pierpaolo SPADA
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Domenica 2 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:27

La ripresa è poderosa, ma la quarta ondata Covid e l’inflazione ne frenano la spinta con conseguenti effetti sui consumi e sulla liquidità delle imprese, che chiudono il 2021 come lo avevano iniziato, ossia chiedendo aiuto al governo nazionale. Quello regionale, intanto, si attiva. Il pretesto lo ha offerto lo stesso esecutivo Draghi riponendo nella “manovra” approvata ieri dalla Camera tanta considerazione nei confronti del mondo produttivo, ma non forse quanta ne aveva auspicata Confindustria che - come ha fatto nei giorni scorsi - a fine novembre lanciava l’allarme in vista della scadenza (odierna) delle moratorie su 25 miliardi di prestiti. È come se venisse rimosso un argine nel momento in cui, dopo una breve tregua, la “tempesta” torna a minacciare la stabilità di quanto ricostruito. Anche in Puglia, il contesto non consente slanci troppo entusiastici per il trend economico che pure, nell’ultimo anno, ha diffusamente, ripristinato valori pre-Covid. 

Gli indici generali


Sul punto, gli indici generali generano pochi dubbi: già nel secondo trimestre, la Puglia emergeva al secondo posto per nati-mortalità delle imprese con un saldo positivo dello 0,9% e anche le odierne stime sulle assunzioni (Excelsior Unioncamere) superano del 20% quelle del 2019. Pure le imprese artigiane hanno ripreso ossigeno: le aperture superano le cancellazioni (+502) nei primi 9 mesi dell’anno. Ma non basta. Troppe nubi all’orizzonte. Troppe le variabili. Le imprese restano prudenti. Alle prese con costi crescenti, diffidano dei mercati e chiedono più tempo per onorare i propri impegni esponendo difficoltà di accesso al credito. 

Gli altri settori


Come l’industria, soffrono anche l’artigianato e l’intero comparto dei servizi, il terziario, che costituisce l’ossatura di buona parte della Puglia. Lo sa bene la giunta regionale che a inizio settimana ha riaperto l’avviso “Custodiamo le imprese”. Una misura pensata per offrire sostegno alle aziende che patiscono crisi per effetto della pandemia, alla quale si è aggiunta in queste ore la proroga fino al 31 gennaio del microprestito circolante, che nel 2020 ha già agevolato 10.376 imprese per oltre 227 milioni. Ora ne sono ancora disponibili 40: «In un contesto come quello che stiamo vivendo - spiega l’assessore alle Attività produttive, Alessandro Delli Noci - c’è bisogno di più tempo per sostenere ancora di più le imprese.

L’auspicio è che le imprese sfruttino questa opportunità fino all’ultimo euro». Parimenti, al governo le imprese chiedono manforte per fronteggiare le conseguenze della pandemia che se, fino a un anno fa, obbligavano a subire la sospensione delle attività oggi si esprimono nell’ennesima perdita di visibilità finanziaria a causa di tutto ciò che l’ondata Omicron sta generando: dall’annullamento delle prenotazioni alle nuove limitazioni alle libertà personali e dunque a quelle delle attività produttive, con inevitabile indebolimento dei ricavi. Confindustria, che pure aveva chiesto al governo uno sforzo fiscale maggiore (più investimenti per la riduzione dell’Irap), contesta, in altre parole, l’inattualità della legge di Bilancio, che appare più aderente alle esigenze vive in estate che non a quelle odierne. 

La richiesta


Le imprese chiedono il prolungamento delle garanzie pubbliche sui prestiti. Quelle che da gennaio subiranno una sforbiciata del 10% (dall’80 al 90%) per i finanziamenti fino a 30mila euro. La manovra non prevede nemmeno la garanzia sulle operazioni di ristrutturazione prevista dal decreto Liquidità nel 2020. E, ad avviso degli industriali, sarebbe opportuno anche un ripristino della garanzia Sace a condizioni di mercato. In attesa di un eventuale passo indietro del governo, preso atto dell’allarme di Confindustria qualcuno in Parlamento prova a rilanciare: «Prorogare le moratorie per le imprese in scadenza a fine anno», dice il deputato Massimo Bitonci, capogruppo della Lega in commissione Bilancio, «senza la garanzia pubblica sui prestiti, il pericolo di mancanza di liquidità è dietro l’angolo. Per le aziende, già in ginocchio per il caro bollette di luce e gas, rubinetto chiuso significherebbe non poter riprendere i pagamenti. Ci aspettiamo un segnale di incoraggiamento da parte dell’Esecutivo», aggiunge il parlamentare, che fa sapere di aver presentato un Ordine del giorno alla manovra a sua firma. È in gioco la tenuta del sistema produttivo e degli investimenti. Il nesso è diretto. L’ultima nota pubblicata in merito da Bankitalia evidenzia, infatti, che l’aumento dei prestiti nel 2020 si è concentrato nelle due classi estreme di imprese: «Questi due gruppi - si legge - hanno anche realizzato circa il 65% degli investimenti complessivi».

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