Ancora ucraini in fuga dalla guerra dopo un mese e giunti in Puglia in cerca di accoglienza e solidarietà. Il flusso non si arresta ed è anzi destinato a salire nei prossimi giorni. L’accoglienza si divide in molte forme, da quelle ufficiali e registrate a quelle più spontanee. Per questo la stima esatta dei cittadini ucraini presenti in Puglia non è ancora possibile. Di certo ci sono i numeri dei cittadini che dal 28 febbraio a oggi hanno fatto richiesta del codice Stp (Straniero temporaneamente presente) - spiega Nicola Lopane, a capo della protezione civile pugliese - e che sono stati in tutto 1589, di cui 856 maggiorenni e il resto minorenni. La maggior parte lo ha fatto da Foggia (711), poi Bari (309), Taranto (283), Brindisi (134), Lecce (76) Bat (76). Attualmente nei centri di accoglienza straordinaria della provincia di Lecce ci sono 31 profughi ucraini. Si tratta di nuclei famigliari e per il momento non sono presenti minori non accompagnati.
Gli arrivi in tren, pullman o mezzi privati
Gli arrivi si sono svolti tramite mezzo privato o usufruendo della possibilità di poter viaggiare sui mezzi di trasporto ferroviario a titolo gratuito, come previsto dall’ordinanza della Protezione Civile.
L'accoglienza soprattutto privata
Sotto osservazione della prefettura anche il fenomeno dell’accoglienza privata, quella che si sviluppa tramite la rete informale delle famiglie e della comunità ucraina sul territorio. A Lecce città, invece, sono presenti 10 adulti e 7 bambini. Quasi tutti sono dei ricongiungimenti famigliari, prevalentemente mamme con figli al seguito che raggiungono le nonne. Non sono presenti uomini, che sono invece rimasti in Ucraina. «Stiamo organizzando una riunione con l’ufficio scuola, per capire quali bambini vogliono iniziare a frequentare e capire come inserirli - afferma l’assessora al welfare al Comune di Lecce, Silvia Miglietta - la risposta del territorio non si è fatta attendere, abbiamo ricevuto disponibilità di accoglienza sia da parte di famiglie sia da parte di privati disponibili a usare le proprie strutture, come i residence, ai fini di ospitalità». Tutto sommato ancora basso il flusso dei profughi in direzione del territorio pugliese. Anche Bari non registra grandi numeri. «Monitorare i numeri del flusso è complicato perché siamo davanti a un tipo di accoglienza informale, cioè famiglie che arrivano e vengono ospitate da parenti e amici che vivono a Bari – fa sapere Francesca Bottalico, assessore al welfare al Comune di Bari - fino a qualche giorno fa erano una novantina le persone che si erano rivolte alla questura, mentre ai servizi sociali di Bari si sono rivolte 40 persone accolte da altre famiglie. Tre nuclei ci hanno chiesto invece accoglienza diretta. Vogliamo sposare la forte volontà delle famiglie baresi di accogliere e stiamo immaginando un percorso di formazione e accompagnamento, così come abbiamo fatto con i nostri progetti Refugees Welcome Italia e Famiglie senza confini che può già contare su diverse famiglie formate e selezionate, pronte a ospitare». In controtendenza il dato riguardante Taranto, che è tra i più alti. Sono 311 i profughi ucraini presenti su questo territorio, 7 di questi ospitati presso i centri di accoglienza straordinaria. La maggior parte sono donne con minori. Diversa la situazione nel Brindisino dove l’accoglienza viene assicurata quasi esclusivamente dalle famiglie che si sono messe a disposizione. «Sinora non c’è stato bisogno di attivare strutture pubbliche - spiega la vicaria del prefetto di Brindisi Erminia Cicoria, che gestisce l’emergenza migranti -. Meno di dieci persone sono poi ospitate in una casa famiglia e in una parrocchia ma non è stato necessario utilizzare i centri di accoglienza. Ad oggi ci sono circa 180 unità e sono tutti presso privati. Una buona metà sono minori per lo più accompagnati».