Il Governo verso il via libera a Tap, decisione entro 24 ore. Lezzi ribadisce: «Lo stop ci costa troppo». Il Comitato NoTap: lo fermino o si dimettano tutti

Il Governo verso il via libera a Tap, decisione entro 24 ore. Lezzi ribadisce: «Lo stop ci costa troppo». Il Comitato NoTap: lo fermino o si dimettano tutti
di Francesco G. GIOFFREDI
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Martedì 16 Ottobre 2018, 09:54 - Ultimo aggiornamento: 17:48

Venti miliardi: è questo il costo (minimo: ma può impennarsi fino a 70) che graverebbe sulle casse del Paese, e sulle spalle degli italiani, in caso di una exit strategy dell'Italia dal progetto Tap. Ed è questo ciò che ieri - in un torrenziale, a tratti teso, vertice a palazzo Chigi - il premier Giuseppe Conte ha scandito a parlamentari e consiglieri regionali pugliesi del Movimento cinque stelle e al sindaco di Melendugno Marco Potì. Tradotto: un addio puramente politico all'opera consegnerebbe l'Italia all'effetto domino di azioni risarcitorie da parte degli investitori internazionali, con costi (appunto) di almeno 20 miliardi. Al governo non resterebbe allora che una carta, ormai sempre più sbiadita, per bloccare il gasdotto con approdo a San Foca - e anche questo è stato spiegato durante il vertice di ieri: un appiglio giuridico, un documento fuori norma tra le carte Tap per congelare e poi far saltare tutto senza doversi accollare costi esorbitanti. Sarebbe un colpo di scena perché fin qui, in questi mesi, i tecnici del governo gialloverde non hanno trovato la falla decisiva tra le autorizzazioni di Tap per cambiare il corso degli eventi: l'ultima, flebile speranza del fronte del no è che possa succedere improvvisamente nelle prossime 36 ore. Difficile, se non impossibile.

I tempi e l'ok. Già: questione di giorni, forse di ore, poi il governo pentaleghista dovrà esprimere il verdetto sul gasdotto con approdo a San Foca. Tempi stretti, perché Tap ha procrastinato già troppo il suo rigido cronoprogramma, e oltre non può andare. Alla fine del vertice, ieri, tirava per questo quasi aria di via libera al gasdotto: un eventuale annuncio ufficiale si arresta giusto pochi fotogrammi prima di diventare tale. Ma - beffa delle beffe - spetta proprio a Barbara Lezzi, ministra salentina cinque stelle e pasionaria del no, dichiarare all'Ansa: «Nelle prossime 24-36 ore prenderemo una decisione. Abbiamo le mani legate dal costo troppo alto che dovremmo far pagare al Paese per fermare l'opera, un costo che per senso di responsabilità non possiamo permetterci». E ancora: «Purtroppo il sentiero è molto stretto, ma ancora verifiche verranno fatte dal ministro Costa nelle prossime 24-36 ore». Al tavolo c'era infatti anche Sergio Costa, ministro dell'Ambiente, che a caldo dichiara: «Ci saranno verifiche sulle cartografie del progetto. Parlo in particolare di eccesso di potere».

L'appello dei cinque stelle. Gli ulteriori approfondimenti dell'ultimo minuto sarebbero stati sollecitati ieri da parlamentari e consiglieri regionali cinque stelle, oltre che dal sindaco Potì: consegnata ai ministri nuova documentazione su cartografie, posidonia marina, direttiva Seveso, mancata previsione di un Sito d'interesse comunitario. Le «24-36 ore» sono il residuo baluardo a cui s'aggrappa con le unghie il fronte istituzionale del no, mentre la dichiarata volontà di «nuove verifiche» è una mano tesa in particolare a parlamentari e consiglieri del M5s, per consentire loro dopodomani di poter affermare «noi ce l'abbiamo messa tutta».

La reazione di Potì. E il sindaco? Dopo il tavolo non si sbilancia: «Noi abbiamo chiesto al governo un clima politico ostile a Tap, non favorevole come quello di Letta, Renzi e Gentiloni: una cosa è dire tana libera tutti, altra è dire faremo i cani da guardia. Non c'è il via libera all'opera che qualcuno aspettava». Abbiamo chiesto una sospensione dell'opera, ci saranno tempi stretti. Dal punto di vista politico c'è ancora la contrarietà del governo a quest'opera». In serata, all'ingresso di palazzo Chigi, s'era così espresso: «Un'opera inutile, dannosa e molto pericolosa per le popolazioni e il territorio. Se Conte ci dirà che l'opera va avanti, lo dirà per una convinzione politica. Nel mio comune i cittadini hanno votato per il 65% M5s. Lo stesso Grillo dal palco disse che il cantiere andava fermato. Matteo Salvini? In Salento, non più tardi di un anno fa, dichiarò sono contrario al gasdotto ma è un po' tardi. Oggi dice che è un'opera vantaggiosa per il Paese. Voglio chiarire che il 10% di sconto in bolletta non esiste da nessuna parte. Salvini dove lo ha appreso, in un birreria?».
Il riferimento di Potì è alle dichiarazioni mattutine del vicepremier e leader leghista: «Oggi dovrebbero ripartire i lavori per la Tap in Salento che abbasserebbe del 10% i costi dell'energia per famiglie e imprese. Anche lì il tira e molla. Io rispetto il contratto e la sensibilità degli alleati, ma l'Italia ha bisogno di più infrastrutture», «non credo alla decrescita felice. Quando decresci non sei felice». Un messaggio agli alleati pentastellati. E anche questo starà pesando sui piatti della bilancia.

Il Comitato No Tap. «La battaglia continua e pure la richiesta di dimissioni in blocco degli eletti del Movimento 5 Stelle in caso ricomincino i lavori di Tap», ha detto all'Ansa Gianluca Maggiore, portavoce del Movimento No Tap, dopo aver appreso gli esiti del tavolo romano. «Quello che è chiaro - afferma - è che si sta giocando.

I ministeri non hanno i documenti, non sanno nulla». 

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