Con il prezzo dell'energia elettrica e del gas che continua ad aumentare, cresce la preoccupazione per la tenuta dei bilanci delle famiglie e per quelli delle piccole e medie imprese del settore terziario. Il costo dell'energia segna infatti, in Italia, un aumento pari al 32 per cento rispetto al prezzo medio del 2024 (dati al 22 gennaio 2025) e addirittura del 50,2% rispetto al mese di gennaio dello scorso anno. Incrementi molto superiori ad altri Paesi europei: solo per fare qualche esempio, l'aumento è del 20% più elevato rispetto alla Germania e del 25% in più rispetto a quanto rilevato in Francia.
L'allarme
L’allarme era già stato lanciato appena due settimane fa dalla Cgia di Mestre, che aveva segnalato come la Puglia fosse tra le prime regioni al Sud per rincari e mettendo in guardia sul fatto che la crescita dei costi legati all’energia elettrica e al gas potrebbe portare un aumento dei prezzi finali e avere un impatto negativo sulla spesa delle famiglie e persino sull’occupazione. Secondo i dati della Cgia, il sistema imprenditoriale pugliese nel 2025 sborserà il 18,4% in più rispetto al 2024. I settori più colpiti saranno metallurgia, commercio, alimentari, alberghi, bar, ristoranti, cinema, teatri e servizi vari, compresi i trasporti.
Confesercenti
L’allarme non lascia indifferente Confesercenti, che ha approfondito l’analisi giungendo a conclusioni che non appaiono confortanti. Il caro-bollette - emerge dalle proiezioni sull’anno appena iniziato - rischia di trasformarsi in una vera e propria stangata soprattutto per le imprese che operano nel settore del turismo, del commercio e dei servizi. Secondo una stima dell’Ufficio economico Confesercenti, in mancanza di una inversione di tendenza, queste imprese pagheranno quest’anno per l'energia 2,6 miliardi in più rispetto al 2024. Facendo un rapido calcolo, ciascuna impresa di questi settori nel 2025 andrà a spendere in media circa 1.300 euro in più all’anno e questo porterà i costi legati all'energia dei pubblici esercizi a pesare tra l'8 e il 10% del fatturato complessivo.
Gli aumenti e le conseguenze
Nel dettaglio, per le imprese del commercio si stima un aumento di circa 800 milioni di euro rispetto allo scorso anno.
Oltre ai costi diretti, le piccole e medie imprese che fanno riferimento al mercato interno temono di scontare anche l’impatto sui consumi degli aumenti energetici in termini di minori consumi delle famiglie. «Secondo le nostre stime – spiega Benny Campobasso, presidente di Confesercenti Puglia - le tensioni sui prezzi dell’energia, se non bloccate immediatamente, riporteranno il tasso di inflazione al di sopra del 2 per cento e condizioneranno 9,6 miliardi di spesa delle famiglie: 7,5 miliardi nella forma di aggravio diretto per i costi energetici, oltre a 2,1 miliardi di minori consumi in altri beni». La situazione non è ancora così grave come quella registrata nel biennio 2021/2022, ma non c'è nemmeno da dormire sonni tranquilli.
«Le piccole e medie imprese del settore terziario – prosegue Campobasso - sono già assediate dall’aumento dei costi a partire dalle materie prime, dalle farine al caffè. Pertanto, è necessario che siano messi in campo già da subito interventi correttivi, a partire dalla riduzione della componente fiscale del prezzo, come avvenuto nel recente passato. Senza un intervento di questo tipo, rischiamo che il caro-energia, attraverso gli effetti appena descritti, pesi anche sulla crescita, causando una riduzione di 3,2 miliardi di euro del Prodotto interno lordo».
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