Rai, Roberto Sergio, ieri ha incontrato i vari protagonisti della vicenda Scurati - da Serena Bortone a Paolo Corsini - e sono in corso gli accertamenti per capire davvero come s’è creato l’incidente della censura televisiva all’autore dei libri su Mussolini. Chi finora era stato in silenzio sul pasticciaccio che sta infuocando la campagna elettorale e la vigilia del 25 aprile - torna il regime!, questo il refrain della sinistra - è il dg Giampaolo Rossi. Ma adesso, è lui che parla e spiega con una lunga nota: «E’ in atto l’istruttoria e da parte della nostra azienda non c’è stata alcuna censura». Ci sarebbe viceversa, «l’ennesimo attacco strumentale contro la Rai. Un’aggressione che imperversa su giornali e televisioni concorrenti del servizio pubblico». L’8 maggio i vertici sono convocati dalla Vigilanza Rai. L’Usigrai: «Si faccia chiarezza sul ruolo di palazzo Chigi»
L’ad dellaRossi sottolinea che «il direttore generale di Corporate non ha alcuna competenza sugli aspetti editoriali (dentro i quali ricade anche la scelta degli ospiti nelle trasmissioni).
Intanto, ci sarebbe un braccio di ferro tra ad e dg su Paolo Corsini. Sergio vorrebbe dimissionare subito il direttore degli Approfondimenti nei quali rientra anche il programma della Bortone. Lo stesso che, rivolgendosi alla platea meloniana di Atreju, disse: «Io sono uno di voi». Rossi è invece deciso ad aspettare la fine dell’istruttoria prima di decidere su Corsini. Potrebbe rischiare invece il suo vice, ma anche in questo caso prima va chiarita bene la vicenda Scurati, ovvero il responsabile delle Risorse artistiche (il settore che si occupa dei contratti), Alibrandi. Quel che è accaduto intorno alla partecipazione di Scurati è certamente un difetto di comunicazione tra i produttori della trasmissione, la direzione Approfondimenti e quella delle Risorse umane. In FdI invece c’è chi sospetta: «E’ un caso montato ad arte dalla Bortone, che fa la martire anti-fascista per farsi assoldare dal 9 o da La7».
IL DOPO
E comunque nell’attuale fase assai difficile per la Rai, e mentre si capirà bene che cosa è accaduto su Scurati, ci sono due dati di fatto inoppugnabili. Il primo è che Giorgia Meloni è assai scontenta, e piuttosto irritata, per tutti i pasticci a ripetizione che si stanno verificando nella televisione pubblica, dovuti a improvvisazione e a imperizia in certe articolazioni dell’azienda. Il secondo punto fisso è che la fiducia di Meloni in Rossi, che dopo le Europee sarà il numero uno a Viale Mazzini, è completa e inattaccabile. Si tratterà adesso, dicono fonti di governo, di migliorare il corso della Rai. Si spera nel nuovo Cda in arrivo, che avrà il compito di sistemare, insieme al nuovo ad Rossi, alcune cose. Magari mettendo tutte le persone giuste al posto giusto nei ruoli dirigenziali.