Tajani e la tappa alle Fosse Ardeatine. Piantedosi: «Non sviliamo la Liberazione»

Così i ministri del governo Meloni hanno celebrato il 25 aprile

Tajani e la tappa alle Fosse Ardeatine. Piantedosi: «Non sviliamo la Liberazione»
Tajani e la tappa alle Fosse Ardeatine. Piantedosi: «Non sviliamo la Liberazione»
di Andrea Bulleri
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Venerdì 26 Aprile 2024, 06:00

Chi alle Fosse Ardeatine, il luogo dell’eccidio più feroce e sanguinoso di Roma. Chi a via Tasso, la prigione nazista della Capitale dove furono rastrellati i prigionieri fucilati l’indomani. Chi in piazza o con un post social. Così i ministri del governo Meloni hanno celebrato il 25 Aprile. In qualche caso, con annesse polemiche e contestazioni. Il Guardasigilli Carlo Nordio è stato fischiato nella sua Treviso. Il ministro della Giustizia aveva da poco cominciato il suo intervento in piazza dei Signori, ma una parte del discorso non è piaciuta ad alcuni dei presenti. «A noi oggi viene chiesto molto spesso se siamo antifascisti», comincia il titolare di via Arenula. «Una domanda retorica, perché avendo giurato fedeltà sulla Costituzione è ovvio che siamo antifascisti». È a questo punto che dal fondo della piazza scattano i fischi e qualche «buuh». Nordio, però, non si lascia interrompere e va avanti, pur con qualche occhiata torva in direzione dei contestatori. Più tardi commenta: «Non credevo che esistessero ancora gli stalinisti. I miei genitori – spiega – si sono salvati per miracolo il 7 aprile 1944, quando la città fu quasi completamente demolita dai bombardamenti. Il disastro della guerra è ovviamente imputabile al nazifascismo, ma va ricordato che la seconda guerra mondiale è iniziata prima dell’entrata di Mussolini nel conflitto, col patto Molotov-Ribbentrop».

Lo stesso concetto («abbiamo giurato sulla Costituzione antifascista») ribadito nelle scorse ore pure da Matteo Salvini, ieri al Tempio della vittoria di Milano con Giuseppe Valditara, e da Antonio Tajani. Che ieri mattina invece è andato a deporre una corona di fiori alle Fosse Ardeatine. Con lui il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. Poi le parole condivise sui social dal vicepremier: «Ai caduti per la libertà e per la Patria, militari e civili, a tutte le vittime innocenti del nazifascismo. Onoriamo sempre la loro memoria contro ogni forma di odio e intolleranza».

L’APPELLO DI PIANTEDOSI


Da Frosinone, dove conferisce alla provincia la medaglia d’oro al merito civile, il capo del Viminale Matteo Piantedosi chiede di non usare la ricorrenza del 25 aprile per «battaglie ideologiche»: «Per nessuna ragione – avverte il ministro – è consentito svilire il senso della Liberazione o infarcirlo di contenuti estranei a quel prezioso frangente della Storia».

Poi prosegue: “Ogni tentativo di legittimare battaglie ideologiche, decontestualizzando così la ricorrenza del 25 aprile, equivale ad appropriarsi dell’identità di tutti per le ragioni di alcuni. Il 25 aprile celebriamo chi ha saputo guardare oltre la guerra, oltre la disgregazione, oltre il proprio dolore, per un obiettivo più grande: un progetto di Italia unita e democratica. Non sto solo parlando di chi la democrazia l’ha teorizzata come progetto politico e difesa con le armi. Sto parlando anche delle persone comuni, di quanti hanno praticato e difeso il sentimento democratico nella propria quotidianità, resistendo alla tentazione di cedere all’odio, pur avendo sperimentato ogni male. Su queste persone, oltre che sui principi, si fonda la nostra Repubblica”.

Rivolge un messaggio alle Forze armate il titolare della Difesa Guido Crosetto. Sottolineando che pace e libertà sono valori «non scontati» ma che «vanno protetti». E l’impegno per difenderli dev’essere oggi «più attuale che mai». Celebrano la Liberazione dal museo di via Tasso i ministri di Cultura e Imprese Gennaro Sangiuliano e Adolofo Urso, insieme alla senatrice di FdI Ester Mieli: «Alla Resistenza – sottolinea Sangiuliano – parteciparono italiani di varie tendenze politiche». Ma «una minoranza comunista ha tentato di monopolizzarla», polemizza. Infine la replica a chi dal centrosinistra chiede alla destra di fare professione di antifascismo. «Giusto dichiararsi antifascisti e io lo faccio – risponde il ministro – ma allo stesso modo bisogna dichiararsi anticomunisti».

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