La Puglia in zona rossa: il doppio salto all'indietro che costringe a riflettere sui passi falsi

Taranto deserta
Taranto deserta
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 14 Marzo 2021, 13:42 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 13:38

Se fai un salto carpiato all’indietro con scivolamento in zona rossa qualche domanda te la devi porre, ma soprattutto qualche risposta la devi dare. La Puglia – Covid free la scorsa estate – precipita direttamente all’inferno senza passare dal purgatorio della zona arancione, caso unico in Italia se si eccettua il Lazio. Tutti gli altri cambiano colore spostandosi di una casella. Non si mette in dubbio il fine – contrastare la pandemia – ma il metodo. E su questo più di qualcosa andrebbe detto.

Probabilmente è stato sbagliato puntare tutto - o quasi tutto - sulla scuola, anche molto prima che l’arrivo della variante inglese trascinasse bruscamente proprio i ragazzi tra le fasce a rischio. L’Italia sconta in Europa il più ampio ritardo nei giorni di lezione in presenza, e la Puglia ne conta la metà rispetto a quanto fatto nel nord Italia, con quel che significa in termini di educazione, formazione, opportunità e chance future per i nostri ragazzi. Col sovrappiù della beffa oltre all’evidente danno: non aver arginato affatto la pandemia (per forza di cose dilagata lungo altre strade, in diversi luoghi, in differenti orari: constatazione alquanto elementare).

Probabilmente bisognava operare per tempo con lockdown localizzati per contenere e arginare la virulenza del Covid, lì dove particolarmente diffuso. Tolta la parentesi di una settimana a dicembre con interventi limitati per una ventina di comuni tra murgia barese, Bat e Gargano, aver messo mano solo pochi giorni fa alle emergenze territoriali ha consentito al virus di proliferare, ingolfando un po’ tutto il sistema sanitario con lo smistamento di pazienti su e giù per gli ospedali.

Aver assistito per settimane e mesi a un evidente squilibrio territoriale senza intervenire con azioni chirurgiche e mirate (nelle tre aree settentrionali della Puglia il 70% dei casi - a Bari il 39% - a fronte di una popolazione di poco superiore alla metà) non ha giovato alla causa. Aver cercato, infine, solo il 10 marzo di porre un argine a spostamenti e affollamenti dimostra che si poteva fare e - soprattutto, probabilmente - si doveva fare prima. Ma ormai pure Taranto vive ore drammatiche e preoccupa non poco anche il Salento. Non è questione di campanile, come si vede. Tutt’altro.

Sui ritardi e sulla confusione ognuno ha le sue idee e le sue intime convinzioni. Il piano vaccinale, gli hub territoriali, l’ospedale in fiera, gli over 80, l’accordo con i medici di base, le categorie fragili: ciascun argomento un capitolo a sé, non necessariamente edificante. Se ne potrebbe discutere a lungo, e alla fine - quando tutto apparterrà al passato - sarà opportuno e necessario farlo, anche per evitare analoghi inciampi in futuro. Ma essere all’opposizione del governo (sulla scuola per dodici volte in deroga ai Dpcm) e allo stesso tempo al governo dell’opposizione (evidente nell’ultimo appello di Emiliano: “sulla chiusura delle scuole intervenga lo Stato”) dà l’idea di come si proceda. Se non a vista, quanto meno a zigzag. È la variante pugliese dell’ammuina. Ma intanto il virus tira avanti, a tutta forza. Dritto per dritto, sulla nostra pelle.

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