Il senso del dovere oltre i danni dei no vax: verso l'obbligo di vaccinazione

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Lunedì 20 Dicembre 2021, 05:00

La quarta ondata del Covid 19 causata dalla variante Omicron ha rinfocolato la guerra contro la campagna vaccinale di negazionisti tout court e pedanti esperti del cavillo. Secondo loro Omicron dimostra che il siero non serve a proteggere dal virus e anzi provocherebbe danni irreparabili nell’organismo.

L’intransigenza, sino alle estreme conseguenze, è la carta d’identità di quanti si riconoscono nelle ragioni No Vax.
Lo chiarisce la vicenda umana di un’operatrice sanitaria che amava ripetere, a mo’ di sfida, “vorrei prendere il virus, la pandemia non esiste”. Quando il virus è arrivato, perché alla fine è arrivato, la signora è stata ricoverata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Tortona, dove è deceduta.

I non vaccinati in corsia

I dati clinici affermano che circa il 74% dei ricoverati gravi causa Covid è dato da persone non vaccinate, così come i vaccinati, in generale, contraggono in modo lieve il virus. Altro dato che dovrebbe convincere i più scettici: secondo l’Istituto Superiore di Sanità il tasso di decessi tra chi ha rifiutato il siero è nove volte più alto.

È di tutta evidenza che la vicenda dei No Vax valica gli aspetti e le ricadute individuali, perché in modo diretto e forte impatta sulla sicurezza sanitaria dell’intera comunità con gli effetti negativi che ne conseguono, in termini sociali, economici (il settore del turismo già conta i danni), di sicurezza, di qualità della vita e di relazioni tra le persone. Che questo accada in un periodo cruciale come le feste natalizie e di fine anno, rende ancora più impellenti le risposte operative capaci di intercettare e contrastare la quarta ondata che nella giornata di venerdì ha fatto registrare il record annuale di contagi salito a quota 28.632, con 120 decessi.

Numeri allarmanti che impongono una stretta sia relativa alle misure di prevenzione (mascherine, distanziamento, uso del gel, etc.) che all’accelerazione della campagna vaccinale (terze dosi e somministrazione anche ai bambini), come fortemente raccomandato dal generale Figliuolo.

Le polemiche sul nulla

Il tempo delle elucubrazioni di stampo “terrapiattista” e dei ricorrenti distinguo che giornalmente alimentano polemiche sul tutto e sul nulla dev’essere in qualche modo archiviato. Non si può consentire che il ribellismo incosciente di una minoranza, seppur numerosa e rumorosa, possa mettere a repentaglio la sicurezza e la vita della stragrande maggioranza della popolazione che ha scelto, con coscienza e spirito di altruismo, di seguire le indicazioni della comunità scientifica.

Due anni fa il Covid 19 era un nemico invisibile e sconosciuto. Attaccò il Mondo alle spalle provocando lutti e danni ingenti. Oggi non è più così. Il virus cerca sempre nuove strade per sopravvivere (è il suo gioco delle varianti), ma dall’altra parte della barricata è stata organizzata una rete di scienziati e professionalità varie che opera interrottamente per mettere a punto le armi di contrasto. E il vaccino, numeri alla mano, ha dimostrato di essere il principale, e ad oggi unico, strumento a disposizione nella guerra al nemico non più sconosciuto, ma sempre insidioso perché mutevole.

Dobbiamo difendere noi stessi e nel farlo, vaccinandoci, difendiamo anche gli altri, a partire da chi ci sta vicino.

Sarebbe facile per ciascuno e per tutti comprendere il valore civile e sociale di una scelta solidale se solo si ragionasse con lucidità, lasciando alle spalle suggestioni, manipolazioni della realtà indotte da incauti causìdici che impazzano su social e si esibiscono con fare provocatorio e insultante sui talk show.

Le misure allo studio

La variante Omicron, partita dall’Africa, ha steso il suo velo inquietante sull’intero pianeta. Anche in Europa si corre ai ripari. Misure restrittive sono state già adottate nei diversi Paesi. La Francia ha annunciato che con l’arrivo del nuovo anno scatterà l’obbligo di vaccinazione. In Italia dopo la proroga dello stato di emergenza al prossimo 31 marzo e le restrizioni per gli ingressi anche da altri Paesi europei, si valuta l’ipotesi di instituire il lockdown per i No Vax. Altre misure sono allo studio per contenere la diffusione del virus, come il possibile passaggio dell’Italia al colore Giallo per Natale e a quello Arancione per Capodanno, con i relativi obblighi. Questo per evitare che le festività, con gli scontati assembramenti, diventino occasione propizia per l’ulteriore diffusione del virus.

Si tratta di decisioni che lasciano trapelare la preoccupazione del Governo e delle Autorità sanitarie perché la situazione potrebbe sfuggire di mano in assenza di restrizioni e, soprattutto, se la campagna vaccinale non dovesse riprendere la corsa dei mesi scorsi.

C’è da dire che i dati sull’andamento della terza dose e dei primi giorni di somministrazione ai bambini dai 5 agli 11 anni sono positivi e lasciano ben sperare sull’effetto della campagna vaccinale. Ma ci sono ancora tra i 5 e i 6 milioni di irriducibili, poco più del 10% della popolazione vaccinale. La regione con la più alta percentuale è la Sicilia e ci sarebbe da chiedersi se la causa sia dovuta a scelte personali o a ragioni strutturali legate a scarsa efficienza del servizio sanitario locale.

Operazione persuasione

Sugli irriducibili bisogna lavorare con più intensità, intanto agendo con più efficacia sul fronte della persuasione. Fondamentale dovrebbe essere il ruolo dei medici di famiglia perché conoscono i loro pazienti e più di altri avrebbero autorevolezza e competenza scientifica per informare e far ragionare chi si ostina a rifiutare il vaccino. Una massiccia e coordinata mobilitazione della medicina di base potrebbe dare buoni risultati.

Tutto questo mentre il Governo mette in campo misure che, se risultate non risolutive, dovrebbero ragionevolmente aprire la strada ad un obbligo vaccinale non più eludibile. Un obbligo necessario nel momento in cui viene meno, da parte di alcuni o di tanti, il senso del dovere e di riconoscenza verso la società della quale fanno parte e che reclama rispetto e condivisione delle responsabilità per il bene di un Paese in ricostruzione che non può pagare il prezzo di una crisi sanitaria infinita.

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