TREVISO - È morto di Covid, ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Ca’ Foncello. Ed era da giugno che non si segnalavano decessi legati alla pandemia. La vittima è Paolo Scremin, di 67 anni, affetto da pluripatologie ma in attesa di essere sottoposto a vaccino. L’uomo, colpito nel 2009 da una ischemia cerebrale, si era parzialmente ripreso ma era costretto in sedia a rotelle. Viveva accudito amorevolmente dalla moglie Maria Teresa in un appartamento in via Santa Bona Nuova e dai figli Fabio e Giorgia, quest’ultima residente a Vicenza.
In un menage tranquillo ma scandito dalle fragili condizioni di salute di Paolo è entrato il Covid: la prima ad ammalarsi, a metà luglio, è stata la moglie. «Mio marito si è infettato pochi giorni dopo di me, ed è stato ricoverato in ospedale per problemi respiratori. Non aveva patologie che avrebbero potuto far degenerare la malattia, non era ad esempio cardiopatico grave, invece questo virus maledetto me lo ha portato via» dice, con la voce rotta dall’emozione, la moglie Maria Teresa. Insieme al figlio Fabio, aggiunge con forza: «Stavamo aspettando che il nuovo medico di base studiasse il caso di mio marito perchè, dopo l’ischemia cerebrale e visto che il vaccino causa trombosi volevo che fosse sottoposto agli accertamenti del caso. Non siamo contro i vaccini. Le dico che mio marito era vaccinato contro tutto quello che si poteva fare».
IL RAMMARICO
La moglie ha un rammarico: «Il medico di base veniva regolarmente a casa una volta al mese per controllare le sue condizioni di salute. Però, dall’inizio della pandemia non abbiamo più visto nessuno, se non a Natale quando il dottore è arrivato per somministrargli in vaccino antinfluenzale.
IL RICORDO
I vicini lo ricordano come un uomo dall’animo gentile, generoso, sempre pronto ad aiutare chi non ce la faceva, chi aveva bisogno di conforto. «Non navigavamo nell’oro ma se qualche suo amico era in difficoltà, Paolo veniva loro incontro. È stato un marito e un padre presente, affettuoso, amorevole. Il Covid mi ha rubato il mio angelo». Maria Teresa non sa darsi pace e, nell’animo, cova una punta di rimorso. «Gliel’ho attaccato io il Covid». Ma è un attimo, una nube che passa pensando a quanto ha fatto per assisterlo in 12 anni di malattia. Sempre presente, attenta e professionale, lei che era stata operatrice sanitaria. Il funerale sarà celebrato domani, alle 15,30 nella chiesa di Santa Bona da don Testa.