Non perdere il filo: l'ArteMorbida sbarca con una mostra a New York. E dietro c'è la romana Emanuela D'Amico

L'imprenditrice: con Maria Rosaria Roseo abbiamo aperto la porta a un mondo di emozioni e denunce

Non perdere il filo: l'ArteMorbida sbarca con una mostra a New York. E dietro c'è la romana Emanuela D'Amico
di Laura Larcan
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Settembre 2023, 11:02 - Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 07:42

Se cresci tra le stoffe e le macchine da cucire, anche solo per divertimento guardando la mamma, la passione può essere d’ispirazione.

Ne sa qualcosa Emanuela D’Amico, romana, classe ‘62, liceo artistico, famiglia di commercianti e un piglio da imprenditrice un “filo” romantica (per rimanere in tema), che ha costruito un percorso di vita con un unico obiettivo: la diffusione della Fiber e Textile Art, una corrente artistica che utilizza tessuti e filati per la creazione di sculture, quadri, installazioni e molte altre creazioni artistiche. I viaggi negli Stati Uniti, la scoperta dell’ArtQuilting legata alla tecnica del patchwork, poi negozi di tessuti importati dagli Stati Uniti, e ancora la creazione di associazioni per la promozione di eventi a tema, fino all’apertura di un blog trasformato dal 2020 in un una rivista specializzata nelle arti tessili contemporanee, ArteMorbida. Segui la fibra, allora. Un’attitudine, un mood, una missione. Quasi un mantra per la D’Amico che ha chiamato a raccolta galleristi, artisti e curatori di tutto il mondo, esponenti di istituzioni del settore, direttori di musei, mecenati e imprenditori, pubblicando articoli “d’autore”, informazioni, interviste, bandi e promuovendo persino eventi. Basti solo pensare che New York è divenuta il suo palcoscenico d’azione.

LA “GRANDE MELA”

 Il fulcro dell’iniziativa, dal 3 al 12 novembre, sarà una mostra in più sedi che presenterà una selezione di artisti attivi nella comunità di Fiber Art. E un progetto editoriale, quello di ArteMorbida, dalla forte originalità, che può essere considerato un prodotto “made in Italy” unico nel mondo, con poca concorrenza tra i prodotti internazionali. «ArteMorbida è nata da un’esigenza personale e dalla frustrazione per non riuscire a trovare informazioni, se non frammentarie, sul mondo della Fiber Art - ricorda Emanuela D’Amico - In Italia tutto quello che trovavo era relegato al craft e all’artigianato, quando sapevo bene che all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, non era così».

L’ISPIRAZIONE

E lei ha tentato di mettere ordine. «Confrontandomi con un’altra appassionata come me di Fiber Art, Maria Rosaria Roseo, ci siamo dette: perché non lo facciamo noi? Creiamo quello che non c’è...», riflette D’Amico.

Sin da subito tutto viene pubblicato in italiano ed in inglese, la vera forza del progetto. «In questa maniera si è creato un veicolo di informazioni da e verso l’Italia - spiega - Le nostre notizie uscivano dai confini ed entravano quelle dall’estero. Senza neanche accorgercene ci siamo ritrovate ad avere sempre più lettori e, dato importantissimo, offerte di collaborazioni da parte di artisti, giornalisti e curatori». Una realtà editoriale quasi completamente al femminile.

Ma la Fiber Art è un’arte al femminile? «Non è esclusivamente femminile - aggiunge D’Amico - Posso dire che lo è a maggioranza. Se il percorso per arrivare all’espressione artistica parte dalla pratica del cucito, uncinetto, ricamo, eccetera, allora sì. La maggioranza è sicuramente femminile. Se invece parte dagli studi artistici, accademie, scuole di design e università, allora è una situazione ormai quasi in pareggio».

IL VIAGGIO

C’è, però, una sensibilità maggiore nelle opere di Fiber Art. «Soprattutto nell’esprimere messaggi forti, denunce ambientali, sociali e di genere. E questo è un modo di esprimersi femminile», dice D’Amico. E se le si chiede qual è il ricordo più bello legato all’attività col tessuto, Emanuela D’Amico non ha dubbi: «In uno di quei viaggi negli Usa risiede il mio ricordo più bello. Paducah, nel Kentacky, è chiamata the Quilt Town, la città del quilt ed è lì che ha sede l’American Quilters Society e il National Quilt Museum. Entrando in quel museo, vedendo tanti quilt tutti insieme mi sono sentita felice come non mai. E lì ho scoperto l’ArtQuilting. Lì ho capito che avevo trovato la mia strada per esprimermi creando. Con i tessuti. Come fossero colori e con i fili, come fossero matite e pennelli». Tanti, dunque, i grandi traguardi per la rivista ArteMorbida, media partner di eventi nazionali e internazionali, dalla Biennale del Portogallo Contextile, alla biennale del World Textile Art Organization. «La soddisfazione più grande è avere la consapevolezza che siamo diventati un punto di riferimento nel mondo della Fiber Art», sottolinea. Ora è la volta di un progetto più ambizioso. «Dal 3 al 12 novembre presenteremo il numero di ottobre di AM a New York City, a cui è dedicato. In questa occasione abbiamo organizzato, una mostra diffusa in diverse gallerie e show room tra Soho District, Meatpacking District, il MFA Textiles at Parsons School of Design. Saranno esposte opere di artisti italiani, americani e latino americani». Va dove ti porta il filo, allora.

© RIPRODUZIONE RISERVATA