"She's a Woman" di Ezio Guaitamacchi: così le regine rock hanno alzato la voce

In “She’s a Woman” Ezio Guaitamacchi narra 33 interpreti femminili. Da Edith Piaf fino a Madonna, le cantautrici simbolo del “girl power”

"She's a Woman" di Ezio Guaitamacchi: così le regine rock hanno alzato la voce
di Valeria Arnaldi
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Mercoledì 27 Marzo 2024, 13:51 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 07:03

Janis Joplin non era un personaggio comodo, forse perché troppo talentuoso, o troppo libero e sfacciato, sempre affamata e smaniosa di mordere la vita, tanto da farsi male e non riuscire a sopravvivere a se stessa. Etta James scrisse che “c’e chi sopravvive a se stesso e chi non riesce a farlo”».

Joplin è solo una delle grandi voci femminili ricordate da Gianna Nannini – anche come modelli – nell’introduzione al libro She’s a Woman. Storie di coraggio, orgoglio, amore e (dis)onore di 33 Regine della Musica, scritto da Ezio Guaitamacchi, con prefazione della cantante e introduzione di Jessica Testa (Rizzoli Lizard, pagine 288, 35 euro). Sono proprio le grandi signore delle sette note, sentite da molti, ma forse mai pienamente “ascoltate” le protagoniste del volume, sorta di controstoria sulle note, che indaga il pensiero femminile in decenni di showbusiness, prettamente maschile e spesso maschilista. 


L’ASCOLTO 

Nota firma del giornalismo musicale, Guaitamacchi riporta in primo piano le regine della musica, sottolineandone non solo il talento che anche un orecchio distratto sa riconoscere ma il coraggio, le lotte, la coscienza sociale e politica, il dolore, per i quali l’udito non basta, servono cuore, empatia, sensibilità. Capacità di ascolto, appunto, nell’accezione più profonda del termine. Per ricostruire questo filo rosa, contrastato e non di rado soffocato da violenze di genere, l’autore rivela dettagli inediti, anche frutto di conversazioni private, costruendo una playlist forte. Per ritmo, pensiero, anima. «Questo libro parla della libertà, sotto forma di coraggio, quello di 33 donne che hanno deciso di non farsi calpestare e sopraffare dalle etichette», sottolinea Gianna Nannini. Poi ad alzare la “voce” dalle pagine del volume sono le vite di 33 artiste, da Edith Piaf a Joni Mitchell, da Beyoncé a Madonna e altre. «Ho voluto raccontare le storie di 33 di loro, non necessariamente le più famose, le più brave o le più importanti, ma, probabilmente, le più significative in termini di coraggio ed emancipazione, impegno sociopolitico, orgoglio culturale – spiega l’autore – Donne che hanno mostrato forza, carattere e passione nelle vicende sentimentali cosi come fatto quando sono diventate tragicamente vittime di violenze e abusi».

Ogni “regina” è narrata per carattere, temperamento, visione. Ovviamente, musica, con brani suggeriti per l’ascolto durante la lettura. 

LE PROTAGONISTE 

Patti Smith è la sacerdotessa del rock, voce dalla forte spiritualità, a prescindere dal credo religioso: «Credo ci sia del buono in molte religioni. Ma oggi ho interesse solo per la condizione umana», ha dichiarato. Anche Annie Lennox si è dedicata all’Altro, tanto da sacrificare il successo in nome della lotta per i diritti delle donne: «Spesso, le donne sono il collante che tiene unite le famiglie. Dovrebbero essere protette e sostenute, ma purtroppo non e cosi per decine di milioni di femmine nel mondo». E qui il brano non può non essere, Sisters are doin’it for themselves, in cui ha duettato con Aretha Franklin, dopo il rifiuto di Tina Turner che giudicò il testo eccessivamente femminista. Sarah McLachlan negli anni Novanta, ha creato il primo festival tutto al femminile, Lilith Fair. Poi, Madonna, icona del girl power. «Il suo avvento sulle scene internazionali è stato visto da studiosi dell’argomento come uno sprone decisivo al femminismo in musica», afferma Guaitamacchi. Prima di loro, le sorelle Sara e Maybelle Carter, negli anni Trenta “first lady della country music”. E Billie Holiday, violentata a tredici anni, prostituta a quindici, capace di sfidare perfino la Fbi per denunciare gli orrori del razzismo con il brano Strange Fruit, canzone del secolo come l’ha definita – e consacrata - il Time nel 1999. E molte altre. Non rimane che alzare il volume e ascoltare. Davvero. 

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