Diletta Leotta: «Il calcio contro la violenza sulle donne. Mia figlia? La vorrei calciatrice ma il papà non vuole»

Parla la conduttrice tv di DAZN, prima tifosa del massimo campionato femminile

Diletta Leotta (Foto DAZN / Francesco Palma)
Diletta Leotta (Foto DAZN / Francesco Palma)
di Alvaro Moretti
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Mercoledì 22 Novembre 2023, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 24 Novembre, 08:57

Me l’immagino poggiata su un prato verde la casa di Diletta Leotta.

Perché in campo lei c’è scesa da sempre e intorno al rettangolo di gioco del calcio, maschile o femminile, ha legato successo, storia, affetti, affermazione ed è anche entrata decisa nell’immaginario nazionale. Al fianco della “sua” DAZN per lanciare un’altra discesa in campo: la tv digitale non trasmetterà solo per i prossimi anni la serie A dei maschi, ma – dopo la Uefa Women’s Champions League – ecco anche la serie A femminile italiana.

In campo ci va il compagno Loris Karius, portiere tedesco del Newcastle, con cui ha avuto Aria, la loro primogenita. «Il calcio è stato importantissimo per me, quasi un destino. Il calcio mi ha regalato emozioni incredibili e – dice Diletta da Siviglia dove per DAZN segue il derby andaluso – può essere utilissimo per vincere una battaglia che mi sta tanto a cuore: ne parlate sul vostro giornale giustamente, ma sulla violenza i messaggi che lancia la serie A in un ambiente ancora molto maschile come il calcio è importante. Quando scende in campo un campione è un messaggio forte, che aiuta a sensibilizzare. In ogni caso vorrei dirlo con parole forti, mi limito a dire: non ne possiamo più».
Voleva dire che vi siete rotte etc.
«Sì, volevo dirlo con una parolaccia. Ma va bene così: un grido di pancia».
Torniamo al calcio come centro di gravità permanente per Diletta. 
«La mia storia sta diventando anche quella di coinvolgere in questo fenomeno straordinario tante donne insieme a me, attorno a me, con me: penso a quel selfie bellissimo che con DAZN abbiamo scattato proprio prima di uno Juve-Chelsea di Woman Champions League. Eravamo tutte donne, quella sera, a raccontare donne che giocavano: quasi una provocazione, no? Davanti alle telecamere, dietro le quinte: un’autrice donna, una ragazza bravissima che nell’auricolare mi aiutava nella cronaca, una addetta alle riprese con la steady-cam romana-spagnola bravissima».
Si racconterà una serie A di donne che cominciano a essere dei punti di riferimento per le ragazze d’Italia.
«Io sarò la prima tifosa della serie A di DAZN: molte di quelle ragazze le ho conosciute realizzando lo speciale per la preparazione del mondiale delle azzurra».
I suoi punti di riferimento?
«Cristiana Girelli è un punto di riferimento, simpatica e carismatica: una donna forte. Poi Sara Gama, vero pilastro della Juve e azzurra. Mi ha colpito il rapporto di amicizia creato in quel gruppo. E la capacità da leader emotivo della Girelli che si prendeva in giro con la Simonetti, rivale in A (Girelli juventina, Simonetti interista, ndr) che la sfida la portavano sul look. Simonetti è una che punta poco al glam, aveva delle ciabatte un po’ grunge che Girelli prendeva in giro senza pietà».
E come calciatrice, Leotta com’è?
«Una volta in campo con le azzurre sono scesa anch’io: me la cavo meglio al microfono... Però vivo la gara un po’ come loro: la sera prima della telecronaca sono “in ritiro” anche io. In stanza a studiare statistiche e testi per il giorno dopo».
Cori, striscioni, un po’ di catcalling e tante emozioni. Diletta in campo: quali le emozioni più forti?
«Beh, la vittoria dello scudetto del Napoli di Spalletti è stata una grande emozione. Ero incinta e gli ormoni mi facevano sentire tutto amplificato, forse. Non dimenticherò il caffè del magazziniere Starace servito mentre eravamo in diretta e divenuto scena cult: era lo stesso che portava il caffè a Maradona. Poi ha portato fortuna ed è diventata una tradizione questa del caffè ai bordocampisti di Dazn. Vedere le lacrime di un omone come Spalletti allo scudetto mi ha colpito. Piangevo tanto: io non ero così facile alle lacrime, prima di Aria...».
E Aria sarà una calciatrice?
«Il papà calciatore non vuole, a me piacerebbe. Poi sia quel che sia. In ogni caso vorrei fosse una sportiva: io ho praticato calcio, scherma, tennis, pattinaggio. Ero brava davvero solo nel nuoto, non come la Pellegrini però. In ogni caso a me è servito tanto lo sport per la mia formazione».
Il calcio nel destino: la storia con Karius...
«Davvero incredibile per due protagonisti del calcio, trovarsi come ragazzi di una volta. In un ristorante, a Parigi, senza sapere chi avevamo di fronte: ci siamo trovati così, senza social... Due biondi, uno tedesco e una siciliana, magari discendente dai normanni, ma pur sempre catanese».
In tv prima Ilaria D’Amico, poi lei avete sancito un salto di genere dopo i tempi di Galagoal di Alba Parietti.
«Ilaria è stato un riferimento per me: resterà nella storia di quella squadra campione del mondo che nel 2006, a fianco degli azzurri, ha fatto l’impresa a Sky. Vorrei proprio ritrovarla presto: mi manca tantissimo. È stata mia mentore anche nel podcast Mamma Dilettante: volevo sapere da lei com’era fare la giornalista tv e la mamma al tempo stesso. Quando fui presa da Sky per il bordocampo della B, mi sono sentita realizzata. Sono super-orgogliosa di aver seguito quella scia. Sui campi di B vedevo gli striscioni per me e sentivo i cori: ho capito che ce la stavo facendo».
Negli stadi il rumore di fondo è anche quello del catcalling, però, il coro becero parte.
«Non esagerano con me, direi. Li neutralizzo con educazione facendo parlare il mio lavoro. Io dico che a DAZN ci focalizziamo sul lavoro che facciamo: le calciatrici in campo le raccontiamo per come giocano, le giornaliste per quello che dicono. Eppoi con serietà, garbo e autoironia si supera».
Il passaggio in Spagna: proprio il Paese campione del mondo di calcio femminile e di polemiche per il bacio costato il posto al presidente della Federazione. 
«Il movimento è cresciuto tanto, con la serie A su DAZN lo vedrete. Ma ci sono tantissimi tabù da abbattere, non solo nel calcio come vediamo. Basta aprire i social dopo ogni mio post: ci sono tabù radicati su cosa si possa o non si possa fare. Un bel lavoro lo facciamo già, ma il cammino è lungo».
Da bordocampo si guardano gli spalti, lei ha un osservatorio privilegiato sugli stadi.
«Il popolo dal calcio in questi anni è cambiato molto: ci sono più donne, più famiglie con bambini. E ai big match a San Siro vedi sfilare influencer e tanti vip dello spettacolo. È come alle sfilate o a un grande concerto, un derby o uno Juve-Inter. È diventato cool esserci ed eterogeneo il popolo del calcio». 
Leotta e Dazn.
«Eravamo bambini, io e quell’app agli esordi. C’eravamo io, Paolo Maldini e un operatore: passavamo il tempo a spiegare che si pronunciava “dazon”. Siamo cresciuti insieme: ma fui orgogliosissima di essere il volto di un Over The top che stava per stravolgere il calcio con il web. Abbiamo scommesso reciprocamente: mi pare abbiamo vinto io e DAZN».
Il calcio è quasi tutto. Ma c’è stata la notte di Sanremo, c’è il podcast Mamma Dilettante, ci sono Radio 105 e la diretta. Il futuro è un programma di intrattenimento?
«Ci penso, certo. A Radio 105 è intrattenimento puro, in diretta, tutto a braccio, estemporaneamente: una palestra essenziale. L’empatia che viene per la tua voce e non per l’immagine che hai».
Come il podcast.
«Il legame che crea la voce è più profondo. Con Mamma Dilettante è nato un podcast a uso personale – scherza Diletta –, sentire le esperienze delle altre mamme mi è stato utilissimo. E a breve partirà la seconda edizione. Bello avere con noi anche i padri per scelta, scoprire che famiglia è dove c’è amore».
Dopo il podcast, la mamma di Aria farà il bis?
«Io penso proprio di sì.

Vengo da una famiglia molto numerosa: siamo cinque fratelli. Il parto è stato un’esperienza dura, ma il corpo dimentica e comunque voglio un secondo figlio: superiamo la media nazionale. Non arriverò a cinque, ma a due sì. E se sarà un maschio sarà bello educarlo al rispetto delle donne».

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