Scomparsa di Roberta, la Procura riapre l’indagine. «Depistaggi dell’assassino»

Scomparsa di Roberta, la Procura riapre l’indagine. «Depistaggi dell’assassino»
di Attilio PALMA
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Sabato 27 Gennaio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 12:13
«Le indagini sono state ufficialmente riaperte»: è stata la criminologa Roberta Bruzzone a certificare l’attesa riapertura del fascicolo riguardante la scomparsa di Roberta Martucci, la giovane di Ugento inghiottita dal nulla da quasi 19 anni, quando aveva 28 anni. Il pool della Bruzzone è composto dalla criminologa Isabel Martina (che sul caso Martucci ha scritto la sua tesi di laurea) e dal legale Fabrizio Ferilli (subentrato all’avvocato Carlo Grasso che insieme alle criminologhe aveva depositato nei mesi scorsi in Procura istanza di riapertura). La psicologa forense ha scelto il Bellavista Club di Gallipoli per fare il punto sul cold case. Presenti le sorelle di Roberta, Lorella e Laudina. Secondo la Bruzzone, Roberta sarebbe stata uccisa durante un confronto avuto con il suo carnefice. Un omicidio non a sfondo sessuale, estemporaneo e non premeditato. La Bruzzone ha parlato di “depistaggi mirati” passati al setaccio nella “ricostruzione chirurgica di un puzzle scomposto”. Una rielaborazione che avrebbe portato a individuare un uomo, con tanto di nome e cognome, che conosceva bene le abitudini e i movimenti di Roberta, scomparsa da Torre San Giovanni il 20 agosto del 1999. Conosceva la sua vita privata e lavorativa e forse l’ha ammazzata perché a conoscenza di un segreto inconfessabile e quindi scomoda. Roberta all’incontro con le due amiche Rory e Rita, ritenute dalla criminologa totalmente “estranee alla vicenda”, non ci sarebbe mai arrivata. Secondo la tesi del pool, avrebbe invece incontrato l’uomo, che apparirebbe nelle pagine dell’inchiesta ascoltato come persona informata dei fatti in alcune occasioni e in tempi diversi (ma mai indagata), fornendo due versioni però contraddittorie. Su Roberta è stata eseguita una “autopsia psicologica”. Del presunto assassino è stato costruito un profilo che potrebbe condurre ad una svolta già nei prossimi mesi.
 
Anche perché, è molto probabile che la Procura (la titolare del caso è il sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone), si sia già mossa, in silenzio. Di sicuro, la lista dei depistaggi (a cominciare dalla Fiat Uno fatta ritrovare a Gallipoli, quattro giorni dopo la sparizione della ragazza, poco distante dalle abitazioni delle amiche) conta almeno nove episodi in cui potrebbero essere subentrati dei complici. Su uno in particolare, gli esperti si sono soffermati. Si tratta di un fax inviato in Procura e ritenuto opera dell’assassino per allontanare attenzioni nei suoi confronti e indirizzarle verso le amiche: «Roberta ormai non c’è più, ma la verità ve la possono dare solo quelle due amiche di Gallipoli». Un incipit che è quasi un’ammissione di colpevolezza. «Solo l’assassino – spiega la Bruzzone – poteva scrivere quelle righe nel tentativo subdolo di depistare le indagini». La Procura indaga ma non ci sono, al momento, ipotesi di reato: «Per noi si tratta certamente di omicidio volontario e distruzione di cadavere, non più di scomparsa». 
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