Santalucia, parla il proprietario: «Mai nessuna offerta dalla cultura»

Santalucia, parla il proprietario: «Mai nessuna offerta dalla cultura»
di Paola ANCORA
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Domenica 6 Marzo 2016, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 17:21
LECCE - «L’ipocrisia più grande di questa città è che tutti parlano di cultura, ma nessuno, dal mondo culturale, si è fatto avanti per il Santalucia». Enzo Masciullo, da decenni proprietario del cinema al quartiere San Lazzaro, trattiene le lacrime a stento. Le parole gli escono dalla bocca come un fiume in piena, impastato d’amarezza.
Il progetto presentato dalla società Stk srl al Comune e il cui iter amministrativo, lo ha detto l’assessore all’Urbanistica Severo Martini, «è concluso», prevede l’abbattimento del cinema e la costruzione di una palazzina con negozi, uffici e appartamenti. Un destino segnato, quello di molte sale cinematografiche di piccole e medie dimensioni in tutta la Puglia.
 
A Bari il Kursaal ospiterà un ristorante cinese, l’Armenise ha chiuso battenti lo scorso novembre per far posto, anche in questo caso, ad abitazioni di nuova costruzione. Le sale si svuotano, internet soppianta le proiezioni sul grande schermo, i multisala fagocitano storie e spettatori, offrendo loro quello che manca nel centro: parcheggi, negozi, comodità.
Masciullo non spende molte parole sul progetto. «La situazione è complessa» si lascia sfuggire. Ma è il destino di quel cinema, che è stato anche il suo, a spingerlo a parlare. «Con me, in questi anni - dice - si sono fatti avanti soltanto imprenditori edili, costruttori. Cos’altro dovrei fare?» dice sconsolato.
Un gruppo di fratelli in là con gli anni, figli e nipoti poco interessati all’industria cinematografica e la sala sempre più vuota. Chiudere, tre anni fa, è stato doloroso, ma necessario. «È un cinema glorioso - continua Masciullo - come lo erano anche gli altri, il Fiamma, l’Ariston, ma ai leccesi non interessa più di tanto».
La scorsa primavera, durante la campagna elettorale per le Regionali di Puglia, Michele Emiliano aveva scelto proprio il Santalucia come quartier generale delle sue “Sagre del programma”. E in quella stessa fase si è era anche parlato di un possibile accordo per fare del cinema dismesso un luogo di cultura, anche tenuto conto della sua storia e della sua architettura.
Si era alimentata la speranza che il Santalucia continuasse a vivere di cultura, come nel 2013 avevano chiesto registi, attori, intellettuali e tanta parte della società leccese che, saputa la notizia della chiusura, aveva organizzato veglie funebri e proteste.
«Si sono fatte un sacco di chiacchiere - sbotta Masciullo - sulla trasformazione del cinema in un centro culturale. Solo favole. Devo pensare che sono servite forse a Emiliano per prendere qualche voto in più e a niente altro. Mi dispiace moltissimo. E sono stanco - continua - di sentire questa barzelletta, di sentirmi dire, io che di questo ho vissuto, che il cinema è cultura, quando poi la gente va a vedere solo Checco Zalone. Nessuno più compra i biglietti per il cinema, per andare a vedere film d’autore. C’è la crisi, si spende meno, si preferisce stare davanti alla televisione o nei centri commerciali».

E a niente è servito anche proporre il Santalucia ad associazioni culturali della città: «Ne abbiamo parlato - racconta Masciullo - ma poi si pensa sempre che sia troppo costoso, che sia complicato da gestire un cinema così e che, alla fine, ci si perde troppo denaro». Per questo sono gli imprenditori del mattone gli unici ad aver messo gli occhi su quell’edificio, per trasformarlo e metterlo su un mercato dove l’invenduto è già enorme.
Il sipario calerà sul Santalucia nei modi e nei tempi che il Comune - chiamato a discutere il progetto in seno alla Commissione Urbanistica - e i privati interessati all’acquisto, decideranno. Ma chi ha sperato che la storia di questo piccolo cinema leccese avesse un finale simile a quello disegnato da Tornatore in “Nuovo Cinema Paradiso”, è destinato a restare deluso.
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