Record di tumori, l’Asl chiama il Cnr: «Ora troviamo le cause»

Record di tumori, l’Asl chiama il Cnr: «Ora troviamo le cause»
di Maddalena MONGIÒ
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Mercoledì 17 Febbraio 2016, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 15:59
Salento in maglia nera per i tumori e l’Asl si muove. «Chiederemo al Cnr di Pisa uno studio per scoprire le cause delle patologie che mettono a rischio la vita dei salentini»: è il messaggio che arriva dagli alti vertici sanitari. Lo firma Giovanni De Filippis, direttore del dipartimento di Prevenzione della Asl di Lecce, all’indomani dell’allarme contenuto nel report “Ambiente e Salute” presentato ed elaborato con Centro Salute Ambiente e Arpa. Il segnale di una scossa. La conferma che, dopo i dati choc di un salentino su quattro che rischia di ammalarsi di tumori, bisogna muoversi. Interpellare gli esperti e ricercare soluzioni. Anche urgenti. Meglio se ai massimi livelli.

Tumore al polmone e alla vescica in aumento in provincia di Lecce: questo il dato emerso dal report. E da qui si parte per correre ai ripari. O, meglio, si chiedono studi specifici per comprendere l’incidenza del fattore ambientale sullo sviluppo delle neoplasie. Da qui la scelta di De Filippis di chiamare il Cnr: l’interlocutore sarà Fabrizio Bianchi, una delle massime autorità in materia. Una telefonata a cui, presto, seguirà una lettera con richiesta di collaborazione per uno studio sul territorio.

C’è già un metodo da seguire. Si tratta dell’osservazione di uno o più gruppi di persone, per un determinato periodo di tempo, per valutazioni epidemiologiche che considerano, tra gli altri, i tassi di incidenza, di mortalità, il rischio di ammalarsi di tumore. In sintesi, persone esposte ad un fattore di rischio o affetti da una specifica patologia sono seguite nel tempo per valutare l’incidenza delle neoplasie, in questo caso. Lo studio che verrà chiesto al Cnr può essere anche allargato a persone non esposte al fattore di rischio preso in esame (nel caso del Salento si tratta delle polveri sottili, dei pesticidi, del Co2, della diossina e dell’arsenico).

De Filippis, direttore del dipartimento dal 2008, sin dal suo insediamento, ha cercato approfondire e di capire cosa ci sia dietro al dato epidemiologico. «Noi mettiamo il naso in questioni complesse – aggiunge De Filippis – e non ci accontentiamo di risposte sommarie. Per molto tempo ci siamo sentiti dire che l’alta incidenza di tumore ai polmoni nei maschi è legata al fumo e quindi allo stile di vita. Fumo di sigaretta, radon, i minatori che hanno lavorato in Belgio, abbiamo presente tutto, ma non ci accontentiamo di quello che è immediatamente evidente e ci poniamo problema. Sappiamo che ci sono ricadute da Brindisi e dall’Ilva e che le polvere sottili rilevate nel Salento, per il 5% sono composte da polveri industriali».

Piccola percentuale, ma il direttore di Arpa Giorgio Assennato, commentando il report, ha spiegato come le emissioni di Ilva e Cerano contengano sostanza inquinanti più pericolose rispetto alle polveri sottili dovute al riscaldamento, al traffico automobilistico, alla combustione che i contadini fanno dopo la potatura. E non basta. A questo si aggiunge l’inquinamento dei pozzi di acqua non potabile. «I pozzi non potabili – spiega De Filippis – sono autorizzati dal Genio civile che ha una batteria di valutazione meno severa di quella dell’Acq e noi riteniamo importante che siano fissati parametri analitici chimici, in aggiunta ai parametri microbiologici, da monitorare obbligatoriamente al momento del rinnovo delle autorizzazioni».

Servono soldi e fondi, per affrontare tutta questa mole di lavoro, va da sé, ma qui partono le note dolenti. «Abbiamo il blocco delle assunzioni da 15 anni – afferma De Filippis – con la conseguente carenza di personale. Un piccolo nucleo di tecnici assunti a tempo determinato ci ha permesso di andare avanti, ma per affrontare le criticità a cui vogliamo dare risposta servono le professionalità e maggiori risorse». E già.
Meno del 3 per cento del bilancio della Asl è destinato al dipartimento: sono dati ufficiali. Risorse non sufficienti ad affrontare le attività straordinarie richieste dalla presa d’atto della Asl dell’aumento dei tumori del polmone, nel Salento. «Come dipartimento della Prevenzione dell’Asl abbiamo avuto un momento di esaltazione della nostra attività con la presentazione del report, ma normalmente le problematiche degli ospedali preponderano su tutto e non potrebbe essere diversamente perché lì ci si confronta con problemi contingenti. Anche per lo studio abbiamo avuto pochissime risorse. Ci erano stati promessi 350mila euro, ma siamo molto lontani da quella cifra». Ed è il motivo per cui ora tutti aspettano una mossa anche dagli altri enti. Regione compresa.
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