Raccoglievano angurie per un euro e 40 a quintale: arrestato imprenditore agricolo

Raccoglievano angurie per un euro e 40 a quintale: arrestato imprenditore agricolo
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Giovedì 4 Luglio 2019, 09:40 - Ultimo aggiornamento: 13:04

I carabinieri hanno arrestato un 38enne di Nardò, Antonio Leopizzi, sorpreso a sfruttare manodopera straniera, nello specifico cinque braccianti tunisini, pagati un euro e 40 per ogni quintale di angurie raccolte. 
 

 

L'imprenditore agricolo, secondo quanto ricostruito dai carabinieri della compagnia di Gallipoli in supporto alla task force di militari del comando provinciale, ospitava i braccianti in una struttura fatiscente nelle campagne della cittadina salentina. L'imprenditore era presidente del Consiglio di Amministrazione di un’azienda agricola del luogo, che si occupa per l’appunto dell’impianto, cura e raccolta orticola (quindi in questo caso è stato tratto in arresto il datore di lavoro, che non può definirsi caporale).

Già dalla metà di giugno, al fine di monitorare e contrastare il fenomeno del caporalato, il Comando Provinciale dei Carabinieri di Lecce aveva costituito una task force composta da militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo, personale delle Stazioni Carabinieri con l’ausilio di personale specializzato del Nucleo Ispettorato Carabinieri di Lecce. La task force opera in tutta la provincia di Lecce, con una particolare attenzione al territorio neretino, particolarmente interessato in questo periodo dell’anno in cui si effettua la raccolta delle angurie.

Il datore di lavoro, come dimostrato dalle accurate indagini svolte nell’arco di più giorni, utilizzava, assumeva ed impiegava cinque braccianti agricoli di nazionalità tunisina, con regolare permesso di soggiorno, approfittando del loro stato di bisogno (tutti monoreddito con famiglie a carico) sottoponendoli a condizioni di lavoro ritenute di vero e proprio sfruttamento.

Secondo le indagini - condotte con controlli e pedinamenti, videoriprese e fotografie, ma anche raccogliendo le testimonianze dei lavoratori - I braccianti lavoravano fino a dieci ore al giorno, con una retribuzione per tariffa a cottimo di 1,40 euro per quintale di angurie raccolte. Violati, dunque, non solo i contratti di lavoro e senza rispettare l’ordinanza sindacale del comune neretino, in virtù della quale è proibito lavorare sui campi agricoli dalle 12.30 alle  16.30 nel periodo compreso dal 21 giugno al 31 agosto. Violate, ancora, le norme in materia di sicurezza ed igiene nei luoghi di lavoro: i braccianti prestavano la propria attività lavorativa senza aver ricevuto alcun dispositivo di protezione individuale (guanti, scarpe, pantaloni anti strappo etc.), anzi erano costretti dalle circostanze a procurarseli autonomamente.

«Uno dei braccianti, ha confessato di aver subito qualche giorno fa uno strappo muscolare alla schiena. Si è accertato anche che i lavoratori dimoravano presso una masseria di Nardò, di proprietà del padre dell’arrestato, pertanto strumentale allo sfruttamento, in una situazione alloggiativa degradante e pericolosa per la loro incolumità fisica» scrivono i militari dell'Arma.

L’immobile è stato sequestrato, con l'ausilio del personale Spesal di Lecce. L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato tradotto presso la propria abitazione, in regime di arresti domiciliari a disposizione del Sostituto Procuratore di Turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, Paola Guglielmi.

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