Gli amministratori locali, confortati dal parere dell’avvocato Quinto, hanno ritenuto percorribile come unica via d’uscita convincere la Regione a dotarsi di una legge che limiti il campo d’azione del governo nazionale; lo stesso legale spiega come la proposta sia fondata sulle competenze che la stessa Regione ha d’impedire il ricorso alla pratica dell’air gun e di rilanciare il processo d’istituzione di aree marine protette sulla base di due questioni fondamentali: «Da un lato – spiega – c’è la necessità di valorizzare i beni ambientali, dall’altra la tutela della pesca. Su queste competenze, sulle quali la Regione può ed è chiamata a dire la sua, s’innesta l’esigenza di bloccare questi metodi d’intervento che danneggiano il territorio».
Il testo della bozza di legge parte non a caso da una premessa: «Ormai è scientificamente affermato e riconosciuto che l’utilizzazione della tecnica di prospezione “air gun” determina dei riflessi negativi per l’ambiente e l’intero ecosistema marino». Da qui la necessità di «attuare il principio di precauzione, come già riconosciuto dalla giurisprudenza del Tar Lecce, in funzione preventiva rispetto agli effetti negativi delle tecniche invasive di prospezione marina».
Che l’air gun sia ritenuto un pericolo ambientale lo s’intuisce, come ricorda lo stesso Quinto, dal fatto che il Senato stesso lo aveva inserito nella lista degli eco-reati, salvo essere poi eliminato alla Camera per una serie di pressioni generiche: «Esiste, quindi, una fondata preoccupazione – aggiunge - nel ritenerlo uno strumento dannoso per l’ambiente e da qui, la possibilità di riprendere la discussione per riconoscerlo come ecoreato».
Il presidente Gabellone, dal canto suo, spera che, «al di là di sfumature ideologiche o posizioni talvolta differenti», questo strumento di legge “possa essere sostenuto da tutto l’arco politico regionale e locale» perché, come ricorda, «in questo momento la priorità del Salento è fare gioco di squadra». Per questo, la proposta è stata inviata anche ai consiglieri regionali del territorio. Il senatore Francesco Bruni, che aveva sostenuto l’istituzione urgente dell’area marina protetta come unica soluzione al problema parla di «sforzo encomiabile di Comuni e Provincia» ma ricorda che l’ultima parola sui procedimenti autorizzativi spetti al governo centrale. «Resta confermata – dichiara - la critica sul Pd, che recita più parti in commedia: a Roma, con Renzi ha autorizzato, a Bari, con Emiliano delega, a Lecce, con Bellanova finge di tergiversare». La battaglia, quindi, non è solo ambientale, ma politica.