Il prefetto: «Abusivi con la Bmw in garage. Intollerabili le occupazioni in odore di mafia: piano pronto»

Il prefetto: «Abusivi con la Bmw in garage. Intollerabili le occupazioni in odore di mafia: piano pronto»
di Paola ANCORA
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Domenica 11 Marzo 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 18:15
«Mi sono state riferite situazioni di gente che occupa abusivamente un alloggio popolare e in garage ha una Bmw o una Mercedes. Questo è inaccettabile, com’è intollerabile che pregiudicati, loro familiari o persone in qualsiasi modo collegate occupino abusivamente le case popolari». Per questo motivo, il prefetto Claudio Palomba, partendo dalla ricognizione delle occupazioni avviata lo scorso gennaio fra tutti i Comuni del Salento e con Arca Sud, porterà la questione al tavolo «di un Comitato per l’ordine e la sicurezza allargato, per la prima volta, anche alla magistratura, per esaminare i singoli casi e stabilire come procedere». 
L’intervento della prefettura si riferisce all’inchiesta pubblicata sabato scorso su questo giornale e relativa alla mappatura delle occupazioni di alloggi Erp da parte di esponenti della Sacra corona unita e dei loro familiari. Occupazioni accertate, per le quali non si è mai proceduto nemmeno a un tentativo di sgombero e che bloccano le graduatorie e i bisogni a Parabita come a Lecce, a Ugento come a Casarano e Gallipoli. Solo alcuni esempi, fra i numerosi elencati nell’inchiesta: a Parabita occupano abusivamente alloggi popolari i parenti di Matteo e Biagio Toma, il primo condannato a 11 anni e 8 mesi nel processo di primo grado scaturito dall’operazione “Coltura” che ha assestato un duro colpo al clan Giannelli. Il secondo, condannato lo scorso agosto al carcere a vita per essere stato, nel 1991, l’esecutore materiale dell’omicidio di mafia di Paola Rizzello e di sua figlia, la piccola Angelica Pirtoli. L’abitazione in piazza padre Pio di Fernando Mercuri, braccio destro del boss Giannelli, è occupata dai suoi familiari. Mercuri ha persino potuto accedere alle procedure di sanatoria previste dalla legge regionale del 2014: vuol dire che ha occupato abusivamente una casa e, trascorso qualche anno, ha dichiarato al Comune di voler sanare la sua posizione. Ma, dopo averlo fatto, ha comunque continuato a non pagare l’affitto, accumulando morosità per circa 20mila euro. 
 
Ancora. In piazzale Siena, a Lecce, c’è un appartamento di 109 metri quadrati, vuoto. Dalle carte risulta occupato abusivamente da Massimiliano Elia, arrestato dai poliziotti della Squadra mobile e poi condannato in primo grado a quattro anni di reclusione quale mandante di attentati incendiari e intimidazioni ai danni di imprenditori del settore edile, restii a pagare il pizzo. Si tratta dello stesso Elia coinvolto in una indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce su alcune partite di droga acquistate fra Monteroni e Surbo e destinate al nuovo gruppo malavitoso del quartiere Stadio, un gruppo che gli investigatori e gli inquirenti ritengono nato dalle ceneri del blitz “Eclissi” che, anni fa, colpì duramente i clan di Maurizio Briganti e Cristian Pepe. Di questa abitazione, in particolare, si parla in un documento indirizzato da Arca Sud ai settori Casa e Polizia locale del Comune, nel quale si sollecita un intervento per rientrare in possesso degli spazi e, quindi, procedere alla sostituzione della serratura, alla manutenzione e all’assegnazione alla prima famiglia avente diritto in graduatoria. La missiva è del settembre scorso, ma nulla, da allora, è accaduto. Occupanti abusivi di alloggi sono anche amici e parenti di altri esponenti di spicco della malavita organizzata, come Ivan Firenze e Nicolino Maci, Oliviero Centonze e Sergio Greco, tutti arrestati nell’ambito dell’operazione “Augusta” del 2011, dalla quale emerse, fra le altre cose, anche un presunto giro di droga nella Lecce bene.
All’inizio dell’anno, Palomba ha scritto ai sindaci – in copia anche l’Agenzia del Demanio e l’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia - chiedendo una ricognizione completa «dei beni immobili privati e delle pubbliche amministrazioni, tuttora inutilizzati, compresi quelli sequestrati e confiscati, arbitrariamente occupati». La lettera è “figlia” di una circolare del ministero dell’Interno con la quale, nel dicembre scorso, il ministro Marco Minniti ha riscritto le regole per procedere agli sgomberi degli edifici occupati, anche con l’ausilio della forza pubblica. Le amministrazioni locali avevano tempo fino al 25 gennaio per fornire al prefetto tutte le informazioni richieste, ma «la scorsa settimana – prosegue Palomba – ho sollecitato la consegna della documentazione e conto di chiudere tutto, insieme ad Arca Sud, nei prossimi giorni». 
Il passo successivo sarà «esaminare, in seno al Comitato, ogni singola situazione, comprese eventuali morosità che potrebbero creare pericolosi fenomeni emulativi anche da parte di chi vive legittimamente negli alloggi Erp. Il decreto sulla Sicurezza urbana – aggiunge il prefetto - prevede di tenere conto del disagio delle famiglie, e lo faremo, ma trovo assolutamente intollerabile che vi siano occupazioni da parte di pregiudicati, loro familiari o sodali. Non è più, nemmeno, soltanto un discorso di rispetto delle regole, ma di giustizia, di senso della giustizia. Ci sono persone e famiglie con un reale disagio sociale e senza una casa e non possiamo permettere che le abitazioni di edilizia residenziale pubblica restino nelle mani di questi soggetti, che non si sa nemmeno in che modo campino. Saranno queste le situazioni che andremo a verificare per prime».
L’intenzione del prefetto è organizzare una azione contemporanea in tutta la provincia, «in particolare nei Comuni dove già sappiamo che esistono casi simili». È, ad esempio, il caso di Parabita, dove al termine dell’operazione “Coltura”, il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose e si sono insediati i commissari prefettizi. «Anche su quel fronte coinvolgeremo Arca Sud, dopo diversi confronti che ho già avuto con il suo amministratore. Ma va detto che il fenomeno Parabita, individuato e definito, non è né unico né isolato in questa provincia. Ecco perché si è concordata questa linea da portare in Comitato». 
Come a Parabita, le occupazioni abusive di alloggi sono state certificate - e ignorate ad ogni livello per anni - anche a Lecce, dove la Procura ha aperto un’inchiesta, ormai sei anni, acquisendo interi archivi dell’ex Iacp, oggi Arca Sud, e documentazione da Palazzo Carafa. «A Lecce il lavoro avviato si era fermato - chiarisce, infatti, il prefetto - perché attendevamo gli esiti dell’inchiesta giudiziaria. Ora lo riprenderemo, c’è necessità assoluta di intervenire».
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