La favolosa batte la xylella: il primo olio dopo due anni

La favolosa batte la xylella: il primo olio dopo due anni
di Maria Claudia MINERVA
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Giovedì 8 Ottobre 2020, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 13:49

Il futuro si chiama speranza. Dopo sei anni sotto scacco della xylella fastidiosa il Salento torna a rialzare la testa e a riappropriarsi della sua identità: l'olivicoltura, messa in ginocchio dalla terribile fitopatia che non ha fatto sconti a nessuno. Ieri mattina, nell'azienda Primoljo di Casarano, prima raccolta da cultivar Fs-17, meglio conosciuta come favolosa, alla presenza dei rappresentanti di Cia-Agricoltori Italiani, Italia Olivicola e del Consorzio Oliveti d'Italia, che hanno promosso un press tour in Puglia intitolato L'olivicoltura rinasce, che si concluderà oggi nella zona del Barese.
I nuovi uliveti, che ieri hanno dato vita alla prima significativa raccolta, erano stati impiantati due anni fa al posto dei campi completamente distrutti dal batterio. La scelta della favolosa è riconducibile al fatto che questa cultivar è insieme al leccino testata come resistente agli attacchi della batteriosi. La scoperta è nata per caso, quando un gruppo di olivicoltori notò, in agro di Sannicola, un comune in provincia di Lecce, una macchia di verde nella distesa degli ulivi secchi colpiti dal batterio. In realtà si trattava di una varietà quasi inesistente in Puglia, ma non del tutto evidentemente, chiamata appunto favolosa. Scoperta circa 30 anni fa dal professor Giuseppe Fontanazza, all'epoca direttore dell'Isafom del Cnr di Perugia e brevettata dallo stesso Cnr, con licenza esclusiva ceduta a tre vivai in Umbria (Agricola Faena), Puglia (Oliveti d'Italia) e Sicilia (Vivaio Russo). Valorizzata ancora di più dalla scoperta del 2017 fatta dai ricercatori del Cnr con i colleghi dell'Università di Bari e del Centro ricerca Basile Caramia di Locorotondo della resistenza alla xylella. Una scoperta che ha ridato una speranza e un futuro a un territorio trasformato in un deserto. Si stima, infatti, che per ogni ettaro impiantato si potrebbe arrivare a raccogliere ogni anno, in maniera costante e con le piante in piena maturazione, dai 100 ai 120 quintali di olive in grado di produrre un olio extravergine d'oliva eccellente, che per qualità e caratteristiche organolettiche è già apprezzato dai consumatori.

 


Secondo uno studio di Italia Olivicola, ha compromesso la produzione di quasi 5 milioni di piante nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto, in un areale di 22 milioni di piante, con un calo medio di 29mila tonnellate di olio extravergine d'oliva pari al 10% della produzione olivicola italiana. Ed ora sta avanzando verso Bari, considerato che appena una settimana fa sono stati rinvenuti due focolai di infezione a Monopoli. Per questo la raccolta di ieri infonde speranza agli olivicoltori che in questi anni ha perso tutto. Il fatto che la favolosa riesca a dare frutti entro due anni è un dato molto incoraggiante e spinge gli agricoltori, che fino a poco tempo fa avevano deciso di abbandonare i terreni a riprovarci con più fiducia.
«La prima raccolta da cultivar favolosa è una notizia importantissima per l'olivicoltura italiana ed un messaggio di speranza per chi ha a cuore il futuro di questo settore ha sottolineato il presidente di Cia Agricoltori Italiani, Dino Scanavino -.

Dopo anni difficili, grazie alla ricerca scientifica e alla caparbietà degli agricoltori, c'è un futuro per questo territorio che è stato colpito all'improvviso da una sciagura economica e paesaggistica senza precedenti».Tra l'altro, da due giorni è anche operativo il portale Agea per l'erogazione dei contributi al reimpianto, un bando che vale 40 milioni di euro e che potrà incrementare la messa a dimora di nuovi uliveti. «Il recupero di un'area importantissima dell'agricoltura italiana - ha detto il presidente del Consorzio Oliveti d'Italia, Nicola Ruggiero -, dalla distruzione della xylella ad una nuova olivicoltura che produce qualità segna una grande primavera per il mercato dell'olio italiano che spesso soffre problemi di quantità e qualità disponibili per i consumatori».

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