Knos: si cambia, pronto il bando «Associazioni tagliate fuori»

Knos: si cambia, pronto il bando «Associazioni tagliate fuori»
di Alessandra LUPO
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Domenica 30 Giugno 2019, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 13:39
Alla fine il bando pubblico è arrivato. E a breve il Knos potrebbe dire addio alle associazioni che lo abitano da ormai undici anni e diventare un contenitore culturale gestito da privati.
È questa la ratio su cui si basa il bando contenuto nella determina dirigenziale pubblicata nei giorni scorsi dalla Provincia di Lecce, proprietaria del bene in via vecchia Frigole, nato negli anni 70 per la formazione di operai delle opere salesiane e poi dopo un lungo abbandono dato in gestione a un gruppo di associazioni che ne hanno fatto un centro culturale multifunzionale e gestito dal basso.
Nonostante abbia cambiato colore politico, con l'elezione a presidente di Stefano Minerva, infatti, l'ente di Palazzo dei Celestini ha dato seguito all'idea di un bando pubblico (redatto dal dirigente Stefano Zampino), in continuità con l'amministrazione di centrodestra di Antonio Gabellone. Un bando, ipotizzato negli scorsi anni ma a più riprese rimandato, che prevede l'affidamento dell'immobile per altri dieci anni. Quello che salta agli occhi però sono i requisiti: l'affidamento è previsto solo a soggetti o consorzi in grado di garantire lavori di ristrutturazione per una cifra di un milione di euro. Numeri da privati facoltosi, insomma, che fanno impallidire anche la più florida delle associazioni culturali
Ovviamente i requisiti richiesti, tra cui non figurano esperienze nel settore ma solo la comprovata capacità economica, tagliano fuori di netto l'associazionismo, sempre alle prese con scarso budget e tanto volontariato.
La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno per le Manifatture, che pure nei mesi scorsi avevano ricevuto una serie di rassicurazioni da parte dell'ente. Nelle scorse ore è quindi partito l'Sos pubblico in un post dal titolo: Salviamo il futuro delle Manifatture Knos in cui si chiede alla Provincia di non dare seguito alla determina dirigenziale e che «si avviino una negoziazione e un processo aperto a tutti i cittadini per immaginare un percorso di apertura, partecipazione e indipendenza per le Knos». In che modo resta da vedere ma le esperienze di partecipazione di certo negli anni non sono mancate.
«I presupposti del bando spiegano dalle Knos - escludono di fatto tutti gli attori sociali che hanno reso possibile la nascita di uno dei più grandi centri culturali del sud Italia e ne preclude un nuovo sviluppo connesso alle dinamiche partecipative nei processi di rigenerazione culturale e sociale. Non contestiamo la volontà di indire un bando per una nuova assegnazione dello spazio - proseguono -, ma ne mettiamo in discussione i presupposti, le modalità e soprattutto la mancata volontà di avviare un processo di partecipazione pubblico per immaginare il futuro del luogo a partire da ciò che le Knos hanno rappresentato per la città nell'ultimo decennio, dei progetti in corso, delle relazioni nazionali e internazionali attive, dei circuiti di sviluppo nei quali il centro culturale è da tempo inserito e riconosciuto a livello europeo».
Da parte sua il presidente della Provincia, che lo scorso novembre in un'intervista aveva a più riprese lodato l'operato delle manifatture dicendosi desideroso di garantirne la continuità, prende tempo: «Il bando è stato scritto prima che arrivassi spiega Minerva e da allora non è stato toccato. Appena la delega alla Cultura dell'Ente sarà attribuita a Dina Manti (sindaca di Corigliano) - prosegue -, studieremo come modificare i requisiti dell'assegnazione per non tagliare fuori le associazioni ma senza rinunciare ai lavori di ristrutturazione che la Provincia non è in grado di sostenere».
Nessun ripensamento dunque? «La mia idea prosegue Minerva è dare continuità al lavoro dal basso realizzato sinora, ma allargando la platea in una collaborazione tra pubblico, privati e associazionismo: sono certo che la convivenza si possa trovare senza rinunciare alle peculiarità del luogo».
Di fatto la questione resta però tutta aperta e sembra segnare uno spartiacque culturale prima che politico tra due epoche: la Provincia decise infatti oltre dieci anni fa, sotto la presidenza di Giovanni Pellegrino, di accogliere la richiesta di una serie di realtà (di cui l'associazione Sud Est era ed è rimasta capofila) concedendo l'immobile così come si trovava, intonaci cadenti annessi. Da allora i necessari risanamenti sono stati legati per lo più a felici intuizioni di associazioni ed enti pubblici, soprattutto la Regione, che accolse l'idea di valorizzare quello spazio e la sua vocazione culturale dal basso, realizzandovi il cineporto e poi a distanza di qualche anno il cinelab Bertolucci. E inserendo nel medesimo capitolato d'appalto anche la messa in sicurezza della struttura.
Da allora molta acqua è passata sotto l'orologio delle manifatture, fermo alle 7 meno 5: il parco delle associazioni si è quasi del tutto rinnovato e un bar interno garantisce la sostenibilità del centro dove operano associazioni sportive, realtà culturali e sociali. Oltre a ospitare eventi e mostre.
Una realtà solida, insomma, ma sul cui destino adesso pesa un grosso punto interrogativo.
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