La Popolare Bari dovrà risarcire una casalinga leccese pagando i 30mila euro investiti più gli interessi legali e la rivalutazione: non era sua la firma depositata per l'acquisto di azioni e obbligazioni. Lo ha deciso il Tribunale civile di Lecce, a cui la donna si è rivolta dopo aver scoperto di non poter utilizzare i suoi risparmi in quanto investiti in azioni e obbligazioni.
La scoperta dei fondi vincolati
Una vicenda che ebbe inizio alcuni anni fa, quando alla correntista - assistita dall'avvocato Francesco Fina - fu proposto di acquistare strumenti finanziari emessi dall'istituto. A distanza di tempo chiese lo svicolo di una parte delle somme depositate, scoprendo che non solo erano state investite ma avevano subito un'ingente perdita di rendimento a causa della crisi bancaria.
Le motivazioni della sentenza
Nel corso del giudizio civile i giudici hanno chiesto la perizia calligrafica della donna che ha consentito di appurare la non legittimità della firma. Il giudice ha ritenuto non solo che la donna non fosse informata dei possibili rischi derivanti dall'acquisto (in quanto casalinga, disoccupata e con scarsa scolarizzazione) ma che essendo la firma non sua l'operazione poteva ritenersi nulla.