Così fanno gli altri (Comuni)
«In chiesa con un ticket:
garantiti lavori e aperture»

Così fanno gli altri (Comuni) «In chiesa con un ticket: garantiti lavori e aperture»
di Stefania DE CESARE
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Domenica 15 Aprile 2018, 19:17
«Ingresso a pagamento per visitare il Duomo? Sono gli stessi turisti a chiederlo. I visitatori sono felici di contribuire alle spese. Perché non farlo?». Chiese chiuse, ci risiamo. Anche i luoghi ecclesiastici del centro storico - attrazioni principali per chi decide di visitare il capoluogo salentino - appaiono nella lista dei tanti monumenti cittadini belli ma inaccessibili: Basilica di Santa Croce, il Duomo e numerose chiese barocche come San Matteo o Sant’Irene sono da sempre fruibili sono in alcune parti della giornata o durante le funzioni religiose. Orari “rigidi” che non coincidono con i tempi dei vacanzieri, diversi da quelli dei fedeli, e che richiedono più flessibilità.
L’apertura delle chiese storiche della città è da sempre un punto nevralgico dell’offerta culturale leccese. Anche quest’anno il Comune ha provato a venire incontro alle necessità dei vacanzieri finanziando aperture speciali durante alcune festività primaverili, con il proposito di pianificare ingressi no stop anche durante la prossima stagione estiva.
Aperture a metà che incidono sulla fruibilità degli edifici religiosi, ancora non all’altezza di una città a forte valenza turistica. E allora perché non introdurre un biglietto d’ingresso? «Non ci vedo nulla di strano. Molti Comuni adottano questa soluzione - afferma Raffaela Zizzari, direttore artistico del Castello di Gallipoli -. Sono risorse che possono essere utilizzate per la custodia, per finanziare opere di restauro o per aperture speciali. Non dimentichiamoci, però, che parliamo di luoghi di culto per cui le decisioni vanno prese rispettando la sacralità dei posti e senza creare ostacoli».
Il fenomeno delle chiese a pagamento è diffuso nelle maggiori città turistiche, come Firenze, Venezia, Verona, Ravenna o Palermo, dove si richiede un contributo dai 2 ai 5 euro per visitare alcuni edifici sacri che così risultano fruibili tutto il giorno. Un numero di siti religiosi “contenuto” rispetto al reale patrimonio ecclesiastico. La volontà da parte della Curia Romana, così come quella del vescovo di Lecce Michele Seccia, è quella di garantire a tutti l’accesso al culto che, quindi, non può essere condizionato al pagamento di un biglietto. Eppure esiste una parte di turismo (anche religioso) che, invece, sarebbe pronta a fare la sua parte per contribuire alla custodia dei luoghi sacri, favorendone così l’apertura a orario continuato. «I visitatori sarebbero ben disposti a pagare un ticket per avere ingressi straordinari - spiega Simona Melchiorre, guida turistica -. Biglietti cumulativi da piccole cifre che i vacanzieri sarebbero felici di pagare per avere dei servizi come aperture no stop o una illuminazione adeguata». Chiese salentine come musei quindi: ingresso a pagamento e introiti utilizzati per rendere l’accesso più agevole. «In questo modo si avrebbe anche una selezione - aggiunge Melchiorre -. La chiesa sempre aperta spesso è un luogo dove sedersi per consultare il telefonino o per mangiare il gelato come nei centri commerciali. Con i ticket entrerebbero solo persone interessate».
La prospettiva di far pagare l’accesso ai luoghi religiosi, seppur proposta dagli stessi visitatori, non convince tutti gli operatori del settore che preferirebbero percorrere strade diverse. «Meglio un ingresso gratuito nelle aperture “standard” e a pagamento al di fuori degli orari normali anche se servirebbe un altro tipo di politica - sottolinea Cesare Liaci, vicepresidente del Distretto produttivo Puglia creativa -. Bisognerebbe finanziare delle cooperative di giovani che possano gestire le aperture. In questo modo si crea lavoro e ne guadagnerebbe anche la Curia con persone che entrano in chiesa a tutte le ore. Uno “sforzo” economico che spetterebbe al Comune più che ai turisti».
 
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