Pioggia di cartelle dei consorzi di bonifica: scoppia la protesta

Pioggia di cartelle dei consorzi di bonifica: scoppia la protesta
di Alessandra Lezzi
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Giovedì 28 Gennaio 2016, 07:18 - Ultimo aggiornamento: 16:09
Un’altra stangata in arrivo e torna la bufera sui consorzi di bonifica. Sono decine di migliaia le cartelle che, per la seconda volta in pochi mesi, stanno arrivando nelle case dei salentini. C’è da pagare la quota stabilita a seguito dei piani di riparto dei quattro consorzi di bonifica da oltre dieci anni non più in gestione ordinaria. E, tra questi, ci sono l’Arneo e Ugento-Li Foggi: territorialmente coincidenti con i territori della provincia di Lecce, ma che si estendono verso le province di Taranto e di Brindisi. “Bollettini” spesso oltre i 100 euro, un salasso che si moltiplica per le proprietà agricole a cui non sfugge la maggior parte delle famiglie salentine.

La più “diffusa” delle imposte a fronte - questo dicono i proprietari - di servizi carenti o, addirittura, insufficienti. Cartelle recapitate lo scorso luglio, non pagate e ora rispedite al destinatario. Tanti, tantissimi. Con la Regione - a cui fanno capo di consorzi di bonifica - che non intende mollare. E un nuovo commissario, Gabriele Papa Pagliardini, che - nominato da poco - tira dritto e conferma l’invio delle cartelle. Quanto basta per far scoppiare la bufera.
La vicenda continua a suscitare la rabbia dei titolari degli appezzamenti e la protesta delle associazioni di categoria. Il dazio richiesto è da più parti considerato eccessivamente oneroso anche a fronte delle altre imposte che gravano sui cittadini e su chi fa impresa.

Ma non è solo questo. La battaglia si è sin da subito spostata su una richiamata iniquità del tributo dovuto per la manutenzione ordinaria dei canali. Un debito milionario che si è accumulato negli anni, una conseguente riduzione all’osso dei servizi, l’aspettativa che in qualche modo il mondo politico individuasse col tempo una soluzione bonaria hanno trasformato una situazione già fortemente complessa in una vicenda intricata che ad oggi rischia di degenerare da un momento all’altro.
Gli avvisi in arrivo in questi giorni riguardano il tributo per l’anno 2014. Il regolamento prevede un dazio annuale che varia – sulla base del valore catastale del terreno e del giovamento che esso ricava dalla manutenzione dei canali – dalle trenta alle cento euro per ettaro. Ma in tempo di crisi economica e nella speranza mai sopita che prima o poi le proteste portino l’ente in ritirata, in pochi, in pochissimi, hanno pagato o hanno intenzione di farlo. Del resto, a dare man forte alla convinzione del mondo agricolo alcune sentenze della Corte di Cassazione che diversi anni fa contestò la mancanza di connessione tra costi e benefici ricevuti annullando alcune cartelle esattoriali. In sostanza, scrissero i giudici esaminando quelle istanze, i ricorrenti non hanno avuto alcun giovamento diretto dalla tassazione che viene loro richiesta per avere un determinato servizio. Un po’ come dire, la prestazione non c’è stata o non è stata adeguata. Una vittoria giudiziaria che il mondo agricolo ha negli anni utilizzato come scudo rispetto alle quote richieste dai Consorzi. Che, nel frattempo, anche per una serie di altre ragioni, hanno iniziato ad accumulare debiti. E più le opere di manutenzione e i servizi previsti diminuivano a causa delle obbligazioni economiche che si accumulavano più i proprietari dei terreni agricoli contestavano l’iniquità di dover continuare a pagare.

La Regione Puglia si è a un certo punto fatta carico di fare fronte ad alcune spese. Il patto prevedeva però che solo una parte di quei fondi dovessero essere ritenuti a fondo perduto, il resto – che ad oggi ammonta complessivamente a 124milioni e mezzo di euro – era considerato un anticipo che come tale andava rimborsato. Qualcuno sperava che con il tempo non sarebbe stato così, e invece i commissari degli ultimi anni hanno messo mano alle tabelle millesimali, rifatto i conteggi, redistribuite le responsabilità economiche e presentato i piani di riparto.

Da qui all’invio del conto ai consorziati il passo è stato breve. Anche perché nel frattempo alcuni lavori – sostengono dai consorzi - sono stati effettivamente svolti, seppure se ne contesta qualità, metodologia e quantità. E non solo. Sotto accusa finisce il numero di dipendenti: quattro dirigenti, quarantuno impiegati e cinquantuno operai di cui uno fisso e gli altri provvisori nel Consorzio di Arneo, cinque dirigenti, ventisei impiegati e trenta operai di cui due fissi in quello di Ugento Li Foggi, per una spesa di complessiva di personale pari a poco meno di seimilioni di euro l’anno.
Quello che arriverà nelle case nei prossimi giorni è l’ultimo degli avvisi bonari. Poi si iscriveranno a ruolo gli importi, il che significa l’invio di cartelle esattoriali con costi maggiorati.
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