Titolare di discoteca morto d’infarto: 2 medici sotto processo

Titolare di discoteca morto d’infarto: 2 medici sotto processo
di Veronica VALENTE
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Mercoledì 1 Giugno 2016, 20:20
Fu stroncato da un infarto mentre allestiva il “Lido dei pini”, una delle strutture turistiche di sua proprietà, sulla spiaggia dei Laghi Alimini a Otranto. Se ne andò così, il 13 maggio di un anno fa, all’età di 54 anni, l'imprenditore Giuseppe Mascello, di Castrignano dei Greci, molto conosciuto per essere il proprietario oltre che del “Lido dei pini”, anche di alcune note discoteche sulla costa adriatica salentina (il “Blubay” di Castro, il “Ciak-Ice” di Castrignano dei Greci, il “Bahia” di Otranto). 

Per la sua morte, restano due le indagate. Si tratta delle dottoresse dell'ospedale “Ignazio Veris Delli Ponti” di Scorrano, dove l'imprenditore si recò la sera prima del decesso, lamentando forti dolori al petto e difficoltà respiratorie: G.V., 53 anni, di Spongano, in servizio al pronto soccorso, e la cardiologa O.D.D., 64, di Maglie. Ci sono i loro nomi nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari, in calce al quale c'è il reato di omicidio colposo. 

Insomma, forse Mascello si sarebbe salvato se non fossero stati commessi alcuni errori o leggerezze. Almeno questo è quanto sostiene l'inchiesta condotta dal pubblico ministero Francesca Miglietta.
Stando all'accusa, le dottoresse non avrebbero valutato adeguatamente i sintomi di un infarto del miocardio in corso e il paziente non sarebbe stato così messo al corrente delle patologie cardiache di cui poteva essere affetto e delle possibili conseguenze al diniego di sottoporsi ai necessari approfondimenti diagnostici. Tant'è che, sospetta ancora il pm, Mascello non percepì i rischi e, per questo, rifiutò il ricovero in ospedale. 
Inoltre, si legge ancora nell'avviso, non fu eseguito nessuno di quegli esami (elettrocardiogrammi, coronografie, dosaggi e controlli degli enzimi e degli altri marcatori cardiaci, etc.) che avrebbero consentito di accertare la sindrome coronarica acuta e di intervenire tempestivamente per impedirne la morte. 

Le professioniste cercheranno di dimostrare che agirono correttamente e valuteranno, insieme all'avvocato che le assiste Dimitry Conte, la linea difensiva da seguire: dal momento della notifica dell'avviso di conclusione delle indagini, hanno venti giorni per presentare richieste o memorie, chiedere il compimento di atti d’indagine o di essere interrogate. Scaduti i termini, il pubblico ministero Miglietta deciderà se chiedere il processo.
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