Solfrizzi: «Affronto Federer in scena, perché la vita è una partita di tennis»

Solfrizzi: «Affronto Federer in scena, perché la vita è una partita di tennis»
Solfrizzi: «Affronto Federer in scena, perché la vita è una partita di tennis»
di Paolo Travisi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 28 Febbraio 2020, 07:20 - Ultimo aggiornamento: 08:52
Una partita immaginaria su un campo da tennis, dove gli imprevisti di gioco ricalcano la partita quotidiana della vita. Cercare di non perdere, di aspirare al meglio, come in Roger, dove Emilio Solfrizzi, scende in campo, da solista, come un eterno numero due.

E' un tennista, che si misura con il numero uno Roger Federer. Il tennis è una metafora per raccontare cosa?
La vita e la lotta di tutti i giorni. Roger è un inno al talento di un grande campione, dove io sono il Numero due, in cui chiunque può riconoscersi, perché racconta dell'uomo che gioca la sua partita sapendo anche di perderla, ma non rinuncia a giocare.

Quindi è una visione ottimistica del destino?
Si e si ride molto, perché la comicità è il sentimento del contrario diceva Pirandello. In questa partita immaginaria, l'uomo è attratto dalla bellezza del gesto atletico, è stimolato – come direbbero i filosofi - dal divino. Vale la pena emozionarsi per il bello.

Da solo in scena con un monologo, una sfida ardua?
Essendo io stesso un numero due, volevo giocare la mia di partita. Ogni sera, si è un po' più o meno contenti, ma se non sei lì con tutto te stesso, provando a vivere, allora non si dà un senso a nulla.

Si può essere soddisfatti se non si raggiunge la vetta?
Non mi sono mai posto mete irraggiungibili, ma di vivere questo lavoro mettendomi in discussione. Diffido sempre da chi pensa di aver raggiunto una posizione.

Contro cosa ha lottato agli inizi della sua carriera?
Contro il pregiudizio verso una lingua. Se nasci romano o napoletano c'è meno difficoltà ad esprimersi, i pugliesi dovevano pulire la loro lingua ed i ruoli erano molto umili.

Zalone ha sbancato il botteghino e Diodato ha vinto Sanremo, due pugliesi.
Diodato ha scritto una canzone meravigliosa e Zalone ormai ci ha abituato ai record. Tutto questo, prima era meno facile. La Puglia non è più Cenerentola.

Dal cabaret al cinema. Quale momento le ha dato maggiore soddisfazione?
Gli inizi, i tempi di Toti e Tata, quelli della mia giovinezza di grande divertimento. C'è il vantaggio della spensieratezza quando si comincia.

Il cinema le ha proposto ruoli all'altezza delle sue potenzialità?
Negli ultimi anni ho letto cose poco interessanti, per cui non valeva la pena. Sono appassionato di questo lavoro e per farli devono piacermi. Ho fatto molte cose e non tutte mi rendono fiero, ma sono rimasto in un range accettabile.

Per questo coltiva la voglia di dirigere un film?
L'intenzione c'è, ci sono un paio di progetti, e quel momento arriverà. Sarò regista ed interprete, si tratta di commedie, ma con un doppio registro, mi piacciono i film che assomigliano alla vita, che fanno ridere e piangere.

Un attore come vive questo momento in cui la paura del Coronavirus sta portando alla cancellazione di molti eventi?
Con grande angoscia perché temo che l'onda lunga della paura avrà ancora i suoi effetti. Tante persone lavorano nello spettacolo, invito il pubblico a vincere sulla paura, ad andare al teatro e al cinema.

ROGER Con Emilio Solfrizzi al teatro PICCOLO ELISEO di ROMA. Dal 5 al 29 marzo, Biglietteria 06.83510216
Prezzo 20 €

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA