«Manga e Cyber Punk, così è nato Nathan Never»

«Manga e Cyber Punk, così è nato Nathan Never»
di Fabrizio Ponciroli
3 Minuti di Lettura
Venerdì 16 Aprile 2021, 06:00

Nathan Never compie 30 anni. Il personaggio più fantascientifico della Bonelli, creato nel 1991 da Antonio Serra, Michele Medda e Bepi Vigna, è giunto ad un compleanno prestigioso che la dice lunga sul suo fascino. All’epoca del suo lancio è stato un fumetto rivoluzionario. Ambientato nel XXII secolo, nella Città, liberamente ispirata alla metropoli di Blade Runner, racconta le gesta di Nathan Never, agente dell’Agenzia Alfa, in lotta contro il crimine. Una “terra di nessuno” in cui confluiscono androidi, mutati e robot in stile Asimov. Tutto condito con una tecnologia - automobili volanti e droni, per dire - che 30 anni fa era fantascienza, ma oggi è già tra noi. Ne parliamo con Sergio Masperi (53 anni) e Massimo Dall’Oglio (48), autore e disegnatore dell’ultimo albo, I pirati dei cieli.

Ci raccontate come è nato Nathan Never?

Sergio: «Io l’ho visto nascere. C’ero alle prime discussioni tra Antonio e tutti gli altri ideatori. Ricordo il desiderio di creare un personaggio dal design nuovo, con influenze di fumetti e manga giapponesi, che all’epoca in Italia non c’erano. Nathan Never è stata una botta grafica. Infatti, sin dall’inizio, ha avuto un successo clamoroso, proprio perché non si era mai visto un fumetto simile».

Massimo: «Quando è uscito nel 1991, c’era una fame di fantascienza incredibile in giro. Impazzava il Cyber Punk e c’erano tanti film di fantascienza al cinema, ma nulla a fumetti per chi amava quel genere. Appena è arrivato Nathan Never, ha colpito subito nel segno. È stato come un treno in corsa, ha investito tutto e tutti».

Un nuovo eroe che, a giugno, festeggerà 30 anni. Come è cambiato in tutto questo tempo?

Sergio: «L’evoluzione di un personaggio in così tanto tempo è fisiologica. Solo pochi personaggi dei fumetti restano sempre uguali, come Tex ad esempio. Ci sono stati piccoli ma costanti cambiamenti.

Nuovi filoni narrativi e nuove storie. Si è evoluto, come il mondo attorno a sé».

Massimo: «Ad un certo punto la fantascienza la devi rinnovare. Tutto è cambiato, anche velocemente. Prima si usava il telefono a fili, ora c’è la videochiamata. Se parli di fantascienza, devi sempre guardare oltre e così ha fatto anche Nathan Never».

Mai pensato che potesse sparire prima?

Sergio: «Non l’ho mai pensato. Nathan Never è la risposta ad una richiesta ben precisa. Un mix tra un supereroe classico e influenze giapponesi. È un personaggio particolare nell’universo Bonelli, unico per certi versi».

Massimo: «Onestamente me l’aspettavo, che continuasse nel tempo e anche alla grande. È stato il primo fumetto popolare di fantascienza in Italia».

Avete accennato ad Antonio Serra, uno dei padri di Nathan Never. Un aneddoto su di lui?

Sergio: «Con Antonio siamo amici. Gli ho visto dar vita al personaggio, insieme a tanti altri. Infatti, io sono legato al primo Nathan Never».

Massimo: «Ricordo una sua chiamata notturna. Aveva appena visto le mie tavole e mi disse: “Nathan Never non ride mai, mai e poi mai”. Io ero abituato ai manga ma ad Antonio anche una sola espressione particolare di Nathan lo faceva sobbalzare».

Nel frattempo, è uscito il vostro albo I pirati dei cieli.

Sergio: «È dedicato a Federico Memola e Giacomo Pueroni che non ci sono più. Ho scritto io la sceneggiatura e non poteva che disegnarla Massimo che è stato pazzesco nel suo lavoro».

Massimo: «Siamo due amici che lavorano insieme. Ci siamo aiutati, abbiamo condiviso le nostre esperienze e da tutto questo è nato questo albo che è una sorta di inizio dei festeggiamenti per i 30 anni di Nathan Never».

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