Filippo Turetta, in cella con un lui un altro detenuto: un «angelo custode» che ha accettato di «seguirlo»

Il 22enne, detenuto nel carcere di Verona, gode dei diritti riconosciuti a tutti i reclusi e può quindi guardare anche la tv

detenuto nel carcere di Montorio, a Verona, gode dei diritti riconosciuti a tutti i reclusi e può quindi guardare anche la tv
detenuto nel carcere di Montorio, a Verona, gode dei diritti riconosciuti a tutti i reclusi e può quindi guardare anche la tv
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Lunedì 4 Dicembre 2023, 15:15 - Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 10:32

Nuovi dettagli emergono sulla vita in carcere di Filippo Turetta, arrestato per l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin. Il 22enne, secondo quanto apprende l'Ansa da fonti qualificate, è in cella con un detenuto di 50-60 anni, un «angelo custode», che in accordo con la direzione ha accettato di «seguirlo».

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Turetta, la vita in carcere a Verona

Turetta, detenuto nel carcere di Montorio, a Verona, gode dei diritti riconosciuti a tutti i reclusi e può quindi guardare anche la tv.

Se domani lo vorrà, riferiscono le fonti, nulla vieta che possa assistere alle dirette televisive che trasmetteranno i funerali di Giulia, a Padova. «È un detenuto come gli altri, e si rende conto di quello che ha fatto», spiegano. «Sta prendendo le misure con la realtà del carcere, che la prima volta è uno shock».

L'incontro con i genitori

Il padre e la madre di Filippo hanno scelto assieme di «non abbandonare» quel ragazzo che fino a meno di un mese fa consideravano «un figlio perfetto» e che si è dimostrato capace di compiere un femminicidio atroce. Ieri la coppia è andata ad incontrarlo nel carcere di Verona, dove è detenuto da otto giorni e dopo che mercoledì scorso il gip di Venezia Benedetta Vitolo aveva dato l'autorizzazione alla visita, saltata perché né il giovane né i genitori erano ancora psicologicamente pronti.

Nicola Turetta ed Elisabetta Martini sono rimasti a colloquio col figlio circa un'ora. «Grazie per essere venuti da me», avrebbe detto lui che, sin da quando era stato estradato in Italia, continuava a chiedere di poterli vedere. Hanno pianto, si sono abbracciati e l'ex studente di ingegneria biomedica - stesso corso che frequentava Giulia, che era ad un passo dalla laurea - ha ripetuto parole già usate davanti ai magistrati: «Devo pagare tutto fino alla fine, ho fatto qualcosa di terribile, ho perso la testa, ma non volevo e so che non potrete mai perdonarmi».

I due genitori mai si sarebbero immaginati nella vita questa prova: stare vicino ad un figlio che non ha esitato ad infliggere più di venti coltellate a quella ragazza che anche loro conoscevano bene. Hanno lasciato il carcere in lacrime, ringraziando gli agenti della polizia penitenziaria per il loro lavoro di custodia, e hanno promesso al figlio che torneranno. 

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