Giuseppe Matano, agente morto di Covid. L'ira della moglie: «Contagiato sul lavoro, senza protezioni e neanche un tampone»

Giuseppe Matano, agente morto di Covid. L'ira della moglie: «Contagiato sul lavoro, senza protezioni e neanche un tampone»
Giuseppe Matano, agente morto di Covid. L'ira della moglie: «Contagiato sul lavoro, senza protezioni e neanche un tampone»
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Domenica 28 Febbraio 2021, 07:38

Aveva appena 50 anni ed è morto di Covid, dopo essersi contagiato sul posto di lavoro, il carcere di Carinola. Giuseppe Matano, per tutti Pino, era un agente di polizia penitenziaria ed era risultato positivo in seguito ad un focolaio sviluppatosi nel carcere di Caserta. Ora, su Facebook, sta diventando virale lo sfogo della vedova dell'ispettore di polizia penitenziaria, Barbara Greco.

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«Voglio raccontare a tutti quello che è successo, voglio che tutti sappiano il dramma assurdo che ha colpito la mia famiglia, che ha ucciso Pino e che, si badi bene, non è una casualità. Mio marito da quando è iniziata la pandemia non ha mai fatto tamponi nell'istituto penitenziario presso cui lavora. Non ha mai ricevuto adeguate protezioni dal contagio sul posto di lavoro. Non è stato mai tutelato. Lo Stato lo ha fatto morire...», si legge nel post, pubblicato dal figlio di Pino Matano, Luca, a nome della mamma.

Il post continua così: «Si parla tanto dei detenuti, ma del personale della polizia penitenziaria chi ne parla? Chi mi spiega come mai nel carcere di Carinola, dove mio marito lavorava, il 6 febbraio 2021 sono risultati positivi contemporaneamente 17 tra agenti e ispettori di Polizia Penitenziaria (di cui uno deceduto 2 giorni dopo, seguito oggi da mio marito), un infermiere ed un operatore sanitario, mentre le centinaia di detenuti sono risultati (a seguito di tamponi effettuati a tappeto) tutti negativi? Come mai l'Amministrazione Penitenziaria si è precipitata a sottoporre a tampone molecolare l'intera popolazione di detenuti del carcere dopo la scoperta di questo cluster tra agenti?».

La vedova dell'agente Pino Matano conclude così il suo sfogo e promette battaglia: «Non avrò pace finchè lo Stato non risponderà alle mie domande e, se come immagino, le risposte non saranno soddisfacenti, non mi fermerò e chiederò giustizia per l'omicidio (perché questo sarebbe) di mio marito». 

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