Carla Fracci, l’ultimo volo della Divina che visse in punta di piedi

Carla Fracci, l’ultimo volo della Divina che visse in punta di piedi
Carla Fracci, l’ultimo volo della Divina che visse in punta di piedi
di Simona Antonucci
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Venerdì 28 Maggio 2021, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 12:13

“Figura leggendaria”, “Leggera ed eterna”, “Icona in punta di piedi”: Carla Fracci, una delle più grandi ballerine del Novecento, è scomparsa. E la piangono, accanto al marito Beppe Menegatti, regista che ha realizzato molti dei suoi spettacoli e dal quale ha avuto il figlio Francesco, il presidente della Repubblica Mattarella («Con la sua eleganza e il suo impegno artistico ha onorato il nostro Paese»), il ministro Franceschini («L’Italia della cultura ti sarà sempre grata»), i direttori dei teatri italiani, i colleghi e il pubblico che l’ha sempre seguita, dall’Opéra al Met, dalla Scala, all’Opera di Roma, nelle piazze e persino nelle carceri. Ma anche in televisione dove già nel 1982, interpretò Giuseppina Strepponi in uno sceneggiato su Verdi e dove, negli anni trovò una platea più ampia, avvicinando il mondo dei tutù a tutti.

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I palcoscenici

La Giselle, La Sylphide, la Giulietta che tutti ricordano è volata via, con la leggerezza che ha sempre accompagnato la sua vita e la sua immensa carriera.

A 84 anni, l’artista, che il New York Times definì “Prima ballerina assoluta”, la Duse della Danza, ha smesso di lottare contro un tumore più forte di lei. I critici hanno evocato paragoni con le più grandi dive del secolo, per interpretazioni come Romeo e Giulietta di Prokoviev o la Lizzie di Fall River Legend. Ma Carla Fracci era semplicemente l’immagine della danza del Novecento, da quando a dieci anni, figlia di un tranviere, entrò nella scuola di ballo della Scala, fino a che ha avuto le forze per volteggiare: quando le si chiedeva se pensasse alla pensione, citava Martha Graham che a 90 anni andava ancora in scena. Ha danzato con i più grandi, Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev, Henning Kronstam, Mikhail Baryshnikov, Roberto Bolle, è stata anche la sola ballerina al mondo a cui sia stato concesso di interpretare il ruolo di Giulietta all’Old Vic di Londra. Ma ciò che da sempre ha contraddistinto la sua figura, sia come étoile sia come persona, è stata la capacità di sedurre ogni tipo di pubblico, quello dei grandi teatri e quello delle trasmissioni pop. I palcoscenici del mondo, lei, di semplici origini, mamma era operaia e papà bigliettaio dei tram, li ha conquistati tutti. E proprio su Rai1, in autunno, arriverà un film sulla sua vita con Alessandra Mastronardi: Carla ed è ispirato all’autobiografia Passo dopo passo – La mia storia. Ballò per Bejart, ma accanto a Virgilia Raffaela, nei panni Alice Kessler, ha danzato sulle note di Dadaumpa, cult delle gemelle. Nel programma di Bolle, sempre accanto all’attrice romana, fu protagonista di duetto cult e solo due anni fa, a 82 anni, a Vieni da me, il programma condotto da Caterina Balivo, si “scatenò” sulle note di Asereje tormentone delle Las Ketchup.

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I coreografi

Una diva che sapeva mettersi in gioco. A lei si sono ispirati, grandi coreografi, Bejart, Cranko che creò per lei Giulietta e Romeo, Petit che le cucì addosso il balletto Cherì, ma anche artisti e poeti, quale icona universale di leggiadria, eleganza. Tra questi Eugenio Montale che, durante l’attesa per la nascita del figlio Francesco, le dedicò la poesia La danzatrice stanca. O Alda Merini che con i suoi versi la definì “leggera come la follia”.
Una vita di impegno e successi che cominciò alla Scuola della Scala con Vera Volkova dove si diplomò nel 1954, per poi diventare prima ballerina del Piermarini nel 1958. La sua ultima apparizione è stata per una masterclass su Giselle, proprio alla Scala, che ospiterà la camera ardente, e che la ricorda come: «La personalità più importante della storia della danza del nostro teatro». Ha diretto il corpo di ballo del San Carlo di Napoli, dell’Arena di Verona dal ‘96 al 97. Ma lungo e significativo è stato il suo rapporto con la Capitale, dove dal 2000 al 2010 è stata direttrice del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma: «Artista unica e protagonista ineguagliabile», dice il sovrintendente Fuortes, «impossibile dimenticare la sua grazia che ha attraversato il nostro palcoscenico tante volte, a partire dal suo debutto nel 1964 in Giselle accanto a Henning Kronstam».

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L’audizione

Eppure Fracci divenne ballerina, quasi per caso. Al Circolo ricreativo delle Ferrovie alcuni amici di famiglia notarono in lei un qualcosa di speciale e la convinsero a provare l’audizione alla Scala. Superò l’esame per il “suo bel faccino”, ma i primi anni furono duri perché Carla era “ricca di doti ma svogliata”. Fondamentale l’incontro con Margot Fonteyn che le fece sentire il teatro come “casa”. Tra la fine degli anni Cinquanta e durante gli anni Settanta danza con alcune compagnie straniere, quali il London Festival Ballet, il Sadler’s Wells Ballet, lo Stuttgart Ballet e il Royal Swedish Ballet. Dal 1967 è ballerina ospite dell’American Ballet Theatre. La sua notorietà si lega alle interpretazioni di ruoli romantici e drammatici, quali Giselle, La Sylphide, Giulietta, Swanilda. Da Giselle danzata con Bruhn viene tratto un film nel 1969. Ha interpretato anche Medea, Concerto barocco, Les demoiselles de la nuit, Il gabbiano, Pelléas et Mélisande, Il fiore di pietra. “Ora danza tra gli angeli”, scrivono i suoi amici sui social, in lutto per la scomparsa di uno dei personaggi più significativi della cultura italiana.

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