Vezzali alle porte della leggenda
nessuna donna ha vinto 4 ori di fila

Valentina Vezzali
Valentina Vezzali
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Sabato 28 Luglio 2012, 14:02 - Ultimo aggiornamento: 20:57
LONDRA – Dopo la lunga notte della cerimonia inaugurale, la notte delle luci e dei colori, delle emozioni forti, la notte da capitano degli altri 289 azzurri che hanno camminato dietro di lei e davanti al mondo, la notte della bandiera, dell’orgoglio e di qualche lacrima. «Mi sembra di vivere un sogno - così la Vezzali ha raccontato la sua emozione appena finita la sfilata - sono frastornata ma carica a mille e questo mi servirà per puntare alla medaglia d'oro». Infatti stamattina per Valentina è già l’ora del verdetto. L’Olimpiade sembra infinita quando sta per cominciare, poi va di fretta e non ti lascia il tempo.



Si accendono le luci, aprono le pedane, partono gli assalti, rumori di lame e quelle urla che rimbalzano sulle pareti e sui soffitti. Parte subito la caccia all’oro. E Valentina si porta sulle spalle secche il peso di una sera eterna, poche ore di sonno («Ma non credo sarà un problema, se Valentina ha deciso di farlo possiamo stare tranquilli», minimizza Andrea Cipressa, veneziano, grande ex del passato e capodelegazione azzurro), un pronostico da vincente a tutti i costi, e un traguardo leggendario da mordere: diventare la prima donna a vincere quattro ori olimpici di fila nella stessa specialità. Impresa firmata, per ora, solo da Carl Lewis nel salto in lungo e Al Oerter nel lancio del disco, maschietti americani del passato. E non deludere le aspettative del presidente del Cio Rogge che proprio ieri l’ha citata fra le Fab Four, i quattro eventi speciali di Londra 2012 da non perdere: «Voglio vedere la gara di Valentina», ha detto il numero uno dello sport mondiale.



Valentina è una macchina, fragile dentro («Se non fossi così fragile forse non sarei diventata quello che sono») di acciaio fuori. Tutti i titoli della sua vita (cinque olimpici, tredici mondiali, undici coppe del mondo) non sono bastati per farle decidere, a 38 anni, di essere semplicemente la mamma del piccolo Pietro e la moglie dell’ex calciatore Mimmo, ora allenatore in seconda dell’Ancona. Nell’anima dei cannibali non c’è spazio per la normalità.



E allora rieccola: magra, pallida, tirata, pronta a vincere ancora, sempre e per sempre, misteriosamente ancora animata da quel fuoco sacro che sembra non abbandonarla mai, mai sazia e pronta a far morire di invidia le avversarie, e non solo quelle straniere. Anche Elisa Di Francisca ed Arianna Errigo, numero 3 e 4 del mondo, che non capiscono perché il Cannibale di Jesi non si faccia una volta per tutte da parte, e insomma morirebbero dalla voglia di batterla, come si è visto il mese scorso quando la Errigo, dopo averla eliminata ai quarti dell’Europeo, le ha urlato in faccia tutta la sua rabbia e la sua gioia.



Profumo di medaglie (quante?) questa sera nell’immenso ExCel, l’Exibition Center, nella zona dei Docklands, tra Canary Wharf e il London City Airport, per questa Italia a tre punte che spaventa il mondo ma non si tira indietro: «Il ruolo di favoriti è quello che recitiamo sempre in tutte le competizioni, da anni», taglia corto Stefano Cerioni, cittì del fioretto.



Certo, poi l’Olimpiade magari è un po’ di più e per Di Francisca ed Errigo è anche la prima volta: «Sono tranquilla, ma l’emozione c’è, questo è un mondo mai visto prima», dice la prima. «Sto provando sensazioni molto forti e particolari ma sono positive e spero di divertirmi come sempre», aggiunge l’altra.

Ancora Cipressa: «Il sorteggio è buono e noi siamo uno squadrone con tre atlete tutte da possibile medaglia d’oro. Poi in una gara come questa può accadere di tutto». In guardia ragazze, il tempo è scaduto e l’Olimpiade è già qui.