Renzi in Cile: basta con l'Italietta delle polemiche politiche

Matteo Renzi
Matteo Renzi
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Domenica 25 Ottobre 2015, 16:36 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 10:30
«C'è un'Italia di cui essere orgogliosi, insomma. E non è l'Italietta delle polemiche di parte della politica o della comunicazione, vecchia e nuova». Così il premier, Matteo Renzi, nel suo «diario di bordo» su Facebook a proposito della visita in Cile a un impianto Enel.



Nel post il presidente del Consiglio ripercorre la prima tappa cilena del viaggio in Sud America. Con la presidente Michelle Bachelet, scrive, «abbiamo discusso a lungo dei principali dossier su Europa, Sudamerica, crisi delle materie prime, battaglie in sede ONU per le donne e abbiamo siglato accordi significativi a partire da quelli sulla doppia imposizione fiscale, sull'agenda energetica, sulla presenza di Banca Prossima in Cile. Quella di Banca Prossima è un'esperienza interessante, ne riparleremo».



Renzi racconta di essersi «emozionato» entrando «nel palazzo presidenziale, la Moneda, e soprattutto poi al Museo dei diritti umani» pensando «alla storia di questo popolo e alla grande forza di chi ha lottato contro la dittatura». Anche perchè, aggiunge, «chi mi ha guidato» aveva «vissuto sulla propria pelle o su quella della propria famiglia quelle torture: non mi stava raccontando una storia, mi stava raccontando la sua vita».



«È la cultura - scrive il premier -, prima ancora che il business, a fare da filo conduttore della nostra missione. Ecco perchè, come ormai tradizione, ho visitato le università, a cominciare da quella del Cile dove ho tenuto una lectio e l'università cattolica dove ho visitato l'Angelini center for innovation in compagnia tra l'altro dell'architetto Alejandro Aravena», che «sarà, tra l'altro, il curatore della prossima Biennale di Venezia. Renzi racconta dell'accoglienza ricevuta dalla
«bella comunità italiana in Cile» e delle «aziende italiane presenti»: da Astaldi «impegnata in aeroporto, ospedali, miniere», ad Atlantia (gruppo Autostrade per l'Italia) che «gestisce alcune delle arterie principali del Paese con una tecnica totalmente informatizzata e guidata dalla tecnologia. Al punto che il pedaggio non solo si paga per via telematica, ma addirittura le tariffe cambiano a seconda dell'ora di punta o meno».



E ancora, prosegue Renzi,
«Enel, una realtà importante e strategica in America Latina, leader delle rinnovabili in questa parte di mondo» e che rappresenta un «valore del Paese», in particolare «sul fronte dell'innovazione, delle rinnovabili, ma anche sul progetto del contatore elettronico e sulla sfida della banda larga», infrastruttura «decisiva per il futuro del Paese. C'è un'Italia - conclude Renzi - di cui essere orgogliosi, insomma. E non è l'Italietta delle polemiche di parte della politica o della comunicazione, vecchia e nuova. E l'Italia che è rispettata per il carico di civiltà che rappresenta e per la voglia di futuro che esprime. Vedendo a Paranal - la capitale dell'astronomia mondiale - i telescopi migliori del mondo che si immergono nell'abisso dell'universo dal cielo limpido del Cile e pensando alla dedizione con cui mani e cervelli, spesso in maggioranza italiani, li hanno voluti costruiti e usati (e usano ancora oggi, fortunatamente: ho cenato ieri con alcuni giovani ricercatori per sentire le loro storie e le loro proposte), penso a quanto grande sia il nostro Paese. E quanto possiamo e dobbiamo fare per restituire agli italiani non tanto qualità - che già è presente in abbondanza - ma fiducia e consapevolezza. Prossima tappa, il Perù».



«La nostra generazione di leader europei ha vissuto nella pace e nella tranquillità e per questo ha una responsabilità ancora più grande, non solo per tramandare la memoria, ma anche per non sporcare la politica che altrimenti diventa facile preda di populismi e spinte autoritarie». «Occorre, però, - scrive Renzi, ripercorrendo le tappe dei primi giorni del viaggio in Sud America - avere l'intelligenza di vincere la sfida della dignità della politica, usando gli strumenti del nostro tempo
».



«Il regime crolla in Cile grazie al referendum che il fronte del no vince, utilizzando innovative tecniche di comunicazione. Mi è tornato alla mente il film No, i giorni dell'arcobaleno (un film che è obbligatorio per chi vuole ricostruire una storia, ma anche il complicato rapporto tra ideali e campagne elettorali) e sono stato molto felice di salutare lo scrittore dal cui lavoro è tratto il film, Antonio Skarmeta».
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