E quindi uscimmo a riveder le stelle. A scoprirle e studiarle, per comprendere la vita sulla terra. Perché in fondo, e non si tratta di una banalità da pubblicità patinata, siamo nati dal vento stellare. A raccontare un sogno di bambina divenuto realtà è Claudia Paladini, 44 anni, astronoma e scienziata pugliese di Leverano, che dal 2017 lavora in Cile, a Santiago, all'Osservatorio Europeo Australe (ESO), nel deserto di Atacama, a 2.700 metri di altezza.
Una vita con le stelle
Claudia, laureata in astronomia a Padova, e che oggi fa parte dello staff operativo del Very Large Telescope, è una delle due scienziate italiane al mondo a studiare le stelle con la tecnica dell'interferometria ottica, un metodo che in Italia non viene più utilizzato.
«In sostanza racconta l'astronoma studio il futuro del sole. Mi occupo in particolare di atmosfere di stelle evolute giganti e super giganti, quelle più simili al sole appunto. Fra cinque miliardi di anni l'idrogeno del sole sarà del tutto consumato e si spegnerà questo motore che tiene in vita la nostra stella più importante. A quel punto si espanderà fino ad inglobare diversi pianeti, non si sa ancora se anche la Terra. Noi studiamo cosa accade nelle stelle quando arrivano in questa fase».
Svelare dunque i segreti di quel Sole che nel Salento, nella sua Porto Cesareo, a 15 ore di volo di distanza, vede splendere in estate quando torna dai suoi genitori. «La cosa che mi manca della mia terra è la famiglia e poi il mio mare. Cerco di tornare un paio di volte l'anno, ma al momento non penso affatto di rientrare in Italia per lavoro. A Santiago ho realizzato un sogno; ho compreso durante la mia tesi che fare l'astronoma a tempo pieno è proprio ciò che desideravo e sono stata la prima a vincere un dottorato di ricerca in interferometria senza par parte del team di scienziati che hanno costruito questi strumenti».
L'interferometria utilizza contemporaneamente più telescopi ottici e radiotelescopi e consente una risoluzione equivalente a quella di uno specchio di diametro equivalente alla distanza fra gli strumenti combinati.
E poi c'è il problema dei fondi, sempre troppo esigui. L'Italia ha bisogno della scienza e della ricerca per essere competitiva. «La ricerca conclude Claudia - è fondamentale nello sviluppo perché produce conoscenza. La conoscenza porta alla crescita. Ora è fondamentale agganciare i fondi del Pnrr, come distribuirli non sarà semplice perché c'è tanto da fare. Bisognerà guardare alla meritocrazia, ma anche a quelle regioni che hanno bisogno di un incentivo per rilanciarsi e attualizzarsi. E tener presente la sostenibilità e, aggiungerei, che non bisogna assolutamente ignorare la comunicazione. Comunicare in maniera trasparente quel che si sta facendo ai cittadini dal processo ai risultati. Comunicare la scienza è una parte importantissima del processo di educazione e sviluppo di un Paese». Poi ci scherza su. «Quando mi chiedono se voglio avvicinarmi al sud rispondo: si, ma al sud del mondo». Per inseguire nuove scoperte.
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