La risposta di massa ai professionisti del benaltrismo

di Adelmo GAETANI
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Giovedì 10 Settembre 2015, 20:20 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 09:40
Il Grande Salento chiede che il treno veloce Frecciarossa valichi le Colonne d’Ercole che qualcuno ha inteso fissare arbitrariamente in quel di Bari. Lo chiede per senso di giustizia, ma anche per il rispetto che si deve alla Puglia nella sua interezza.



In questo senso la sub-regione salentina ha ragionato e si è comportata in modo da rappresentare l’interesse generale di un territorio che è tale dal Gargano a Leuca.

Non dovrebbe essere difficile riconoscerlo. Lo ha già fatto, ed è significativo, il governatore Michele Emiliano.



La forte mobilitazione popolare, le quasi ventimila firme raccolte da “Quotidiano”, la convinta adesione delle Istituzioni, delle forze politiche, sociali, produttive e culturali hanno consentito di allargare gli orizzonti della battaglia per il Frecciarossa a Brindisi, Lecce e Taranto sugli obiettivi ambiziosi, ma possibili, da parte di un Salento in cammino che vuole lasciarsi alle spalle le vecchie criticità e, allo stesso tempo, vuole dare risposte alle nuove problematiche ragionando su una prospettiva di sviluppo compatibile, diffuso, ordinato e rispettoso del territorio, in linea con i contenuti dell’animato dibattito sulla qualità del turismo che ha infuocato l’estate salentina.



La decisione di bloccare il Frecciarossa a Bari è un pericoloso segnale che mixa strafottenza, incompetenza, pigrizia mentale, calcoli di bottega. È un segnale che ha come destinatario non il Salento in quanto tale, ma l’universo-mondo fatto da milioni di potenziali visitatori del Tacco d’Italia ai quali viene perfidamente notificato che dopo il capoluogo regionale c’è una Puglia di serie B, con meno diritti, meno opportunità, meno infrastrutture e servizi trasportistici, tanto più se sono di qualità e se si rivolgono ad una clientela prestigiosa e ambita, realizzando in tal modo un doppio danno.

C’è chi, in assoluta buonafede, non ha considerato l’aspetto simbolico, oltre che fattuale, dell’operazione-Frecciarossa: simbolico per chi l’ha concepita e intende metterla in atto, Trenitalia, e per chi la subisce, il Salento. Trenitalia si è adeguata pigramente al nuovo assetto istituzionale italiano che ruota sull’egemonia e lo strapotere delle Città metropolitane - Bari è tra queste - a fronte della sostanziale cancellazione delle Province e del loro ruolo strategico nell’organizzazione, nella tutela e nel coordinamento degli interessi di territori periferici. Brindisi, Lecce e Taranto oggi, ancora più di ieri, hanno il dovere di unirsi, di fare massa critica per difendersi e, allo stesso tempo, attaccare sugli obiettivi irrinunciabili, che integrano Frecciarossa e che trovano nella mobilitazione di questi giorni un’occasione utile per rafforzare l’identità, intensificare il confronto con la Regione, individuare le cose da fare, nel breve, medio e lungo periodo, e costruire un percorso condiviso di crescita.

Frecciarossa è la cartina di tornasole per capire ciò che siamo e ciò che vogliamo essere. Con il treno superveloce anche nel Salento non si risolverebbero i problemi che ci sono e che vanno affrontati, ma sarebbe il riconoscimento al nostro protagonismo e alla nostra voglia di non farci più calpestare; senza Frecciarossa il Salento dimostrerebbe tutta la sua debolezza e subirebbe un colpo al quale non sarebbe facile rimediare.



È giusto guardare oltre il caso-Frecciarossa, ma ad una condizione: che venga riconosciuto l’irrinunciabilità dell’obiettivo sul quale migliaia di donne e uomini salentini sono mobilitati con convinzione e voglia di raggiungere il risultato finale.

Naturalmente, in questo frangente, non potevano mancare e non sono mancati i supporter del “benaltrismo” che hanno fatto sentire la loro voce per blandire o, più spesso, per tentare di porre un argine alla mobilitazione con ragionamenti che si concludevano con una sorta di intimazione secondo la quale “ci vuole ben altro” per risolvere i problemi del Salento. Il concetto di “ben altro”, vuole sottolineare in modo capzioso l’inutilità della battaglia per il Frecciarossa, considerata una inutile perdita di tempo. Perché ci sarebbero obiettivi più importanti, più generali, più strategici per sostenere il Salento.

E la sfida di oggi, il diritto del Salento a non essere ignorato o calpestato? Non conta, c’è “ben altro” a cui pensare. E giù con proposte azzardate, inutili e, addirittura, penalizzanti per i territori salentini. Mentre ciò che si può realmente fare qui ed ora non è preso in considerazione, o viene banalizzato, forse con il proposito di servire un’avvelenata arma di distrazione di massa.



Ma non funziona. La gente è avveduta, conosce i problemi e sa scegliere quali sono le battaglie giuste da combattere in un determinato momento. Frecciarossa è un obiettivo che unifica e rende più forti e consapevoli le popolazioni salentine. È un’occasione da non perdere e anche un punto fermo dal quale si può ripartire, con più consapevolezza e determinazione, per aprire una discussione a tutto campo sul Grande Salento e sul suo futuro.

Adelmo Gaetani