Moebius, l'archeologo che disegnava il futuro

Moebius, l'archeologo che disegnava il futuro
di Francesco DI BELLA
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Domenica 1 Marzo 2020, 20:37 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 20:13
Quando otto anni fa, in quel triste 10 marzo del 2012, il cuore 73enne di Jean Giraud decise di fermarsi per sempre, a più di qualcuno tra gli innumerevoli suoi estimatori in tutto il mondo piacque pensare che egli non fosse morto, ma avesse solamente superato gli angusti limiti terrestri per trasformarsi in quel quinto elemento che quindici anni prima, era il 1997, aveva contribuito a raccontare, con i suoi immaginifici scenari, nell'omonimo film di Luc Besson.

Perché in realtà non era un mistero per nessuno che Jean Giraud, in arte Moebius, un quinto elemento lo avesse avuto nel sangue da sempre: la fantasia. Un elemento vivo, prepotente, incontenibile al punto tale da rendergli troppo stretti i limiti di serialità imposti dalla serie western Blueberry che nel 1963 aveva creato per la rivista Pilote (e che comunque avrebbe continuato a pubblicare fino alla morte).

A Giraud serviva maggiore libertà, più spazio in cui far viaggiare quel suo quinto elemento. Fu così che assunse lo pseudonimo di Moebius e cominciò a realizzare storie fantastiche, affinando negli anni quel personalissimo stile onirico e visionario che avrebbe conquistato il cuore e le menti di milioni di lettori, e garantito al disegnatore francese un posto di riguardo nell'Olimpo dei fumettisti.
Ecco perché diventa un irrinunciabile evento la mostra a lui dedicata - la più grande mai realizzata in Italia, annunciano gli organizzatori - che il prossimo 30 aprile verrà inaugurata a Napoli nei saloni del Museo Archeologico Nazionale. S'intitola Moebius. Alla ricerca del tempo e sarà ospitata nella Sezione Preistoria e Protostoria perché l'archeologia era una vera e propria passione per Jean Giraud, come ha raccontato Isabelle, la sua seconda moglie, compagna inseparabile anche sul lavoro.

«Nel 2010, interrogato dalla figlia Nausicaa sul lavoro che avrebbe scelto se non fosse stato un disegnatore, Moebius rispose senza esitazione: Archeologo - ha detto Isabelle - perché scegliere l'archeologia significa portare alla luce la nostra storia. Ma disegnando senza sosta egli scavava anche nella propria storia, per meglio volgersi al futuro. La pagina bianca era per lui come un deserto. Scavò nella sabbia del suo deserto interiore per trovare la sua strada, come quando disegnò Inside Moebius o 40 giorni nel deserto B».

«Questi spazi vuoti - ha continuato - così frequenti nelle sue opere, sono pieni di tesori che ha fatto emergere da se stesso trascendendo il tempo. Ha adottato i metodi di un archeologo, affascinato dalle medesime ossessioni, dall'interrogazione del tempo, dalla continuità delle forme, dallo studio delle tracce... Disegnare, scrivere, era per lui un modo per riappropriarsi di un destino umano, persino interstellare. È stato senza dubbio un modo per lasciare una traccia che speriamo tutti possa resistere alle sabbie del tempo».

Isabelle Giraud, che detiene oggi il marchio Moebius production che sovrintende a tutte le iniziative dedicate al marito, venerdì ha partecipato a Napoli alla conferenza di presentazione della mostra la cui organizzazione è affidata al Comicon, il salone internazionale del fumetto la cui ventiduesima edizione si svolgerà alla Mostra d'Oltremare di Napoli dal 30 aprile al 3 maggio prossimi.
Moebius. Alla ricerca del tempo, inserita nell'ambito del progetto Obvia (Out Of Boundaries Viral Art Dissemination) dell'Università di Napoli Federico II per il Mann e patrocinata dalla Regione Campania, dal Comune di Napoli e dall'Institut Français, celebrerà quindi l'arte di Giraud attraverso tavole a fumetti, schizzi, quadri, acquerelli, riproduzioni e realtà aumentata, fotografie, volumi e riviste.

«Cavalcare pterodattili attorno a fantastici scenari o muoversi all'interno di enormi carcasse di dinosauri, in un tempo che contempla un futuro al passato, rimandi a civiltà che furono, relitti superstiti di antichi mondi tecnologici non è una mera dimensione onirica: è un'esperienza concreta che si può fare addentrandosi nelle tavole a fumetti di Moebius - ha spiegato il direttore del Mann, Paolo Giulierini - e non c'era occasione più propizia dell'apertura della sezione della Preistoria per presentare questa iniziativa nel nostro museo che lo scorso anno, sempre in collaborazione con il Comicon, ha già accolto la mostra su un altro gigante del fumetto, Hugo Pratt, dedicata a Corto Maltese».

Il percorso allestito all'interno del Museo Archeologico di Napoli permetterà di collegare le opere di Giraud alle importanti testimonianze preistoriche esposte nella nuova sezione. Ma c'è anche un altro aspetto, non meno importante, che la mostra dedicata a Moebius celebrerà: il suo particolare legame con l'Italia e con Napoli, città protagonista dei suoi racconti a fumetti Vedere Napoli e Muori e poi vedi Napoli. Fu lui stesso a confessarlo: «È strano, ogni volta che lavoro su una storia che riguarda Napoli non ci sono problemi: tutto fila liscio. Napoli ha qualcosa che mi affascina, che mi tocca sempre in un modo speciale», disse.

E poi, ovviamente, sarà celebrato il Fumetto, quello d'autore. «Quando Jean Giraud divenne Moebius, tutto il mondo del fumetto ebbe finalmente la consapevolezza delle vere potenzialità di questo medium ed è anche e soprattutto grazie ad autori come lui se oggi il Fumetto ha il suo posto nelle forme d'Arte e di Espressione maggiori - commenta Claudio Curcio, direttore generale di Comicon - dopo venti anni dall'ultima volta che il suo lavoro è stato esposto a Napoli, siamo orgogliosi di poter offrire al pubblico un eccezionale percorso espositivo attraverso le opere di uno dei più grandi artisti del XX secolo».

La mostra, che resterà visitabile fino al 7 settembre, sarà anche accompagnata dal catalogo Moebius - Alla ricerca del tempo con testi inediti firmati da esperti come Luca Boschi, Ferruccio Giromini, ma anche voci straniere come quella di Patrick Blümel che ha seguito l'elaborazione delle realtà aumentate.
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