Michael Rotondi, a Specchia la mostra nell'ex tabacchificio dell'arte

Michael Rotondi, a Specchia la mostra nell'ex tabacchificio dell'arte
di Carmelo CIPRIANI
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Giovedì 17 Agosto 2023, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 16:25

A Specchia, nel basso Salento, l’ex tabacchificio di Palazzo Coluccia, reca ancora chiari i segni di un tempo che fu, di un passato di produzione, di operosità, di vita comune. Centinaia di fori e qualche chiodo superstite testimoniano la storia del luogo, rievocando alla memoria le foglie di tabacco stese ad essiccare. Da questa particolarità, rintracciabile anche in altri luoghi del Salento, dove in passato prolifica e fruttuosa era la produzione di tabacco, è nata la rassegna “Nagla”, parola lettone - lingua d’origine della padrona di casa - che significa chiodo, con riferimento al contesto e alla sua storia recente. La rassegna riparte con una personale di Michael Rotondi, artista livornese con origini baresi, che torna nel borgo specchiese dopo aver presentato le sue opere nella personale “S*D + Artworks” del 2015 e alla collettiva “Punto di rottura” nel 2016. Classe 1977, si diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Inizia presto l’attività espositiva partecipando a rassegne importanti come la Biennale di Praga, Manifesta 12 a Palermo, la Biennale di Teheran. 
Le sue opere sono state presentate in contesti prestigiosi (tra questi la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Villa Reale di Monza, Palazzo Reale di Milano, il Museo di Arte Contemporanea di Lissone, Sacro Monte di Varallo, Museo del Novecento a Milano) e pubblicate in libri di ricerca sulle ultime tendenze della pittura in Italia: Italian Newbrow (Politi Editore, 2011), Fratelli D’Italia (Giunti Editore, 2011), Laboratorio Italia. Nuove tendenze in pittura (Joan e Levi Editore, 2007), Popism, l’arte in Italia dalla teoria dei mass media ai social network (Vallecchi Editore, 2012). Collaboratore stabile da di spazi indipendenti come Circoloquadro, Farmacia Wurmkos, Mercemarcia, ha partecipato a diversi progetti sociali e performativi e ha tenuto personali a Mumbai, Varsavia, Milano, Napoli. Nei suggestivi spazi di Palazzo Coluccia, al tempo stesso luogo produttivo e residenza nobiliare, Rotondi presenta soggetti eterogenei, dalle immagini sacre a quelle politiche, dai personaggi storici a quelli dell’attualità, dalle icone pop alla gente comune, dai paesaggi ai colti riferimenti letterari, tutto per l’artista è degno di attenzione, meritevole di essere ritratto perché generatore di ricordi e pensieri, suoi ma anche di chi guarda. 
L’artista cerca la complicità dello spettatore chiedendogli di completare, con i suoi processi mentali, il suo multiforme discorso trasferito in pittura. Ogni stimolo o ricordo, per natura esclusivo, diventa comune, collettivo e pienamente accessibile. Da qui il titolo della mostra, “Amigdala”, quella specifica parte del cervello umano che attribuisce significato emotivo a informazioni e stimoli provenienti dal mondo esterno, fonte di rievocazioni e riflessioni. Ma l’amigdala è anche, etimologicamente, la mandorla, frutto simbolo di Specchia. Un titolo dunque che al contempo rinvia al processo e al luogo, l’uno unito all’altro da immagini tratte tanto dalla realtà specchiese quanto dalla mente dell’artista. Immagini molteplici rese dall’artista in scala di grigi, come offuscati nella memoria individuale, come se fossero in fase di messa a fuoco dopo essere riemerse da uno scavo mnesico più o meno approfondito. Opere realizzate durente il periodo di residenza a Specchia (ospite del b&b Donna Bianca nello stesso palazzo), attraverso cui l’artista restituisce alla comunità le suggestioni che più o meno consapevolmente gli ha donato. Un tratto rapido le contraddistingue, testimonianza di una trascrizione rapida sul supporto, nel timore che quelle immagini possano sfuggire e non tornare mai più. Rotondi stimola la sua amigdala e la nostra, regalandoci le immagini della sua personale “libreria”, come la definisce nel suo testo Donato Viglione, curatore della mostra e ideatore della rassegna. Nella mostra, visibile fino al 17 settembre, Uan di Bim Bum Bam convive imprevedibilmente con Ganesh e le immagini da Gustave Dorè in un crossover visivo e memoriale realizzabile solo seguendo i rapidi e spesso repentini movimenti del ragionamento, in cui l’artista ci instrada e ci fa da guida. 
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