La forza delle donne nel Partito Comunista

La forza delle donne nel Partito Comunista
di Luca TOMA
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Giovedì 8 Settembre 2022, 05:00

“Il tuo compito è portare nella Segreteria la forza delle donne”. Con queste parole nel 1986 Alessandro Natta, succeduto ad Enrico Berlinguer alla guida del Partito comunista italiano, propose ad una giovane Livia Turco di far parte della segreteria nazionale. Oggi, dopo una lunga militanza politica cominciata nel 1970, l’ex parlamentare dà alle stampe un libro utile a capire la storia e il ruolo di quel partito. Storia vista da un’angolatura particolare: il mondo delle donne. “Compagne. Una storia al femminile del Partito comunista italiano” (Donzelli Editore) ripercorre, attraverso le biografie di tante protagoniste di quella stagione politica, le tappe dello sviluppo nel nostro Paese.

Turco ci invita a non lasciar “cadere nell’oblio la storia vissuta da generazioni di donne comuniste che hanno contribuito a migliorare la vita di tante persone nel nostro paese”. Non un omaggio nostalgico alle loro figure. Semmai, la scrittura di questo volume risponde all’esigenza di voler inserire la storia delle donne comuniste nella storia d’Italia. Il cui progresso avrebbe certamente assunto traiettorie peggiori senza il Pci: dal contributo dato alla Resistenza antifascista, da cui nasce la Repubblica, ai lavori della Costituente, di cui fecero parte 21 donne, 9 delle quali comuniste. Fin da allora, fu evidente l’azione determinante delle donne nella vita politica italiana: “Le Costituenti hanno saputo interpretare il diventare cittadine delle donne italiane e i loro progetti di una vita nuova, lasciandoci una lezione vivente di bella politica, quella del bene comune”.

Un libro "politico" frutto di una vita "militante"

“Compagne” è un libro politico nel suo significato più profondo. È il frutto della vita militante di Livia Turco e ripercorre in maniera puntuale l’avanzamento dei diritti nel nostro paese: le battaglie in tema di divorzio, aborto e diritti del lavoro. Dalle pagine emerge la capacità del Pci di considerare la questione femminile (con la necessità di emancipazione che si fa presto bisogno di liberazione) parte integrante di un più complessivo progetto di impegno per trasformare la società. Sullo sfondo l’idea costante di offrire un’alternativa di sistema che, partendo dalla lotta al patriarcato, fosse capace di mettere in discussione le fondamenta del capitalismo: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla donna.

L’attività delle donne comuniste non sempre è stata semplice. Anche all’interno del Pci, che era una comunità di persone che hanno dedicato le proprie vite all’obiettivo di cambiare il mondo, nella consapevolezza che il benessere personale è vero e pieno solo se diffuso e condiviso. In questa comunità le donne hanno svolto un ruolo fondamentale: “sentinelle del cambiamento”, di rinnovamento interno per costruire insieme agli uomini un’agenda politica e programmatica avanzata. 
Emblematiche da questo punto di vista le pagine dedicate agli anni in cui si affermò la libertà delle donne di poter scegliere del proprio corpo, anche in materia di interruzione di gravidanza.

Il lavoro strumento di emancipazione

La questione femminile non poteva essere scissa dal filone del cambiamento sociale. E quindi dal tema del lavoro quale strumento di emancipazione, liberazione, trasformazione della donna in cittadina. Perché è solo attraverso il lavoro che si possono conquistare libertà ed autonomia, che si può dare sostanza ed organizzazione collettiva alla dimensione individuale dei bisogni delle donne. Non più soltanto spose, mamme e sorelle, ma lavoratrici e cittadine con eguali diritti e doveri.

In questo senso, il carattere popolare del Pci ha permesso di tramutare molti principi enunciati in atti e diritti esigibili, consentendo alle donne comuniste di agire come soggetto collettivo capace di portare nel partito la forza delle loro idee. Convinte com’erano, a giusta ragione, che “si avesse peso ed influenza nel partito se si aveva peso ed influenza nella società”.

Il messaggio finale: avere fiducia nella politica

“Compagne” è un libro appassionato, nelle cui pagine si respira amore vero per la politica intesa come mezzo di riscatto sociale e “come servizio”. Proprio come la intesero le tante amministratrici comuniste impegnate negli enti locali. Una politica vissuta come “impegno a risolvere i problemi della gente”, come “ambizione a cambiare la propria vita di donna e a cambiare la società”. Una visione della politica che ancora oggi rappresenta “la sfida che le nuove generazioni devono vincere”. Ed eccoci al messaggio profondo del libro: avere fiducia nella politica, come l’hanno avuta tante donne che attraverso essa “sono riuscite a cambiare la propria vita e la società”.
Gramsci diceva che “anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio”. Oggi, come e più di ieri, bisogna ricominciare dalle donne per rinnovare la politica. Perché, come ci ricorda in apertura Livia Turco citando Togliatti, “la democrazia ha bisogno della donna e la donna ha bisogno della democrazia”.

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