Cerrate, le prime immagini
del pozzetto restaurato da Prada

Gli ultimi ritocchi dopo il restauro
Gli ultimi ritocchi dopo il restauro
di Ilaria MARINACI
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Martedì 22 Aprile 2014, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 09:27

LECCE - Mancano solo pochi giorni e poi il restauro del pozzo cinquecentesco dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, realizzato dal Fai grazie al contributo della Fondazione Prada, sar completato. Due interventi in Puglia. Un’operazione, questa, partita ufficialmente lo scorso giugno quando, in occasione dell’inaugurazione del negozio della griffe in via Sparano a Bari, la stilista Miuccia Prada ha deciso – come già accaduto a Bologna e a Padova – di finanziare il recupero di due monumenti locali su indicazione del Fondo Ambiente Italiano. In Puglia la scelta è caduta su un Polittico di Antonio Vivarini conservato alla Pinacoteca Provinciale di Bari e sul pozzo dell’Abbazia di Cerrate, che è anche il primo bene gestito dal Fai in tutta la regione. L'Abbazia è situata sulla Squinzano-Casalabate, a Nord di Lecce.

Un gioiello del Cinquecento. Quando il complesso abbaziale passò nel 1531 all’Ospedale degli Incurabili di Napoli, uno dei primi miglioramenti che vennero apportati fu proprio la costruzione – datata 1585 – di questo pozzo, che, secondo l’iscrizione sull’architrave, fungeva da fonte e cisterna, attingendo, con ogni probabilità, l’acqua dalla falda acquifera sottostante ma anche da una struttura di canalizzazione di quella piovana, che era posta sull’edificio retrostante. Ricco di decorazioni che ricordano le piante acquatiche, il pozzo è dominato in alto dalla statua di un mostro marino a cui è legata una suggestiva leggenda. Si dice, infatti, che indicasse con lo sguardo il luogo dove si trovava l’“acchiatura”, termine salentino per indicare il tesoro. Peccato che il volto della statua sia stato distrutto, non si sa bene se per opera dell’uomo o delle intemperie.

Le difficoltà del restauro. «I problemi di questa struttura in pietra leccese – spiega la responsabile del restauro Antonella Martinelli – sono attribuibili, principalmente, ad un degrado di tipo biologico a causa di un attacco massiccio di licheni e alghe, che caratterizza anche altri elementi architettonici dell’Abbazia». Tre sono state, quindi, le fasi di questo restauro conservativo finalizzato a preservarlo in buono stato il più a lungo possibile. «In un primo momento, abbiamo applicato un prodotto biocida sulle superfici interessate, ripetendo l’operazione ben quattro volte, tale era lo stato di deterioramento. Poi, abbiamo proceduto all’asportazione meccanica delle incrostazioni biologiche, con maggiore difficoltà sui gradini, perché il Salento è una terra molto umida, e più facilmente sul corpo del pozzo, sollevato e, quindi, più ventilato». Adesso è in corso l’ultima fase e, una volta completata, non resterà che attendere l’ok della Sovrintendenza per dichiarare terminato l’intervento.

Presto il restauro dell'intera Abbazia. Dopo la consegna del pozzo ristrutturato, partirà il primo lotto dei lavori di restauro dell’intera Abbazia, che riguarderanno la Casa Monastica e la Casa del Massaro per dotare la struttura di nuovi servizi e spazi di accoglienza per i visitatori e per migliorare l’offerta didattico-culturale. A questo proposito, infine, è in corso anche la ricostruzione 3D del complesso in collaborazione con il Cetma di Brindisi, che aiuterà a chiarire l’evoluzione storica e architettonica del complesso religioso.