Pistoletto: è nell'arte la vera rigenerazione sociale

Pistoletto: è nell'arte la vera rigenerazione sociale
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Sabato 26 Ottobre 2019, 15:55
Carmelo CIPRIANI
La Venere degli stracci non è soltanto una delle opere più iconiche dell'Arte Povera ma rappresenta, con tutte le sue molteplici implicazioni, la carica dirompente delle avanguardie degli anni Sessanta e Settanta, figurando al contempo gli elementi di rottura e di filiazione con l'arte del passato. Autore della scultura è, com'è noto, Michelangelo Pistoletto, tra i maggiori interpreti del movimento teorizzato da Germano Celant e artista italiano tra i più significativi e apprezzati sullo scenario internazionale, premiato nel 2003 con il Leone d'oro alla carriera alla Biennale di Venezia.
Un duplice evento porta oggi il maestro biellese nel Salento: il pubblico intervento nell'ambito del festival Conversazioni sul futuro e il conferimento della laurea honoris causa da parte dell'Accademia di Belle Arti di Lecce. Se per il festival l'invito a personalità del mondo della cultura e dell'economia è ormai una consuetudine, per l'Accademia leccese lo sta diventando. L'invito rivolto a Pistoletto, infatti, si inserisce in un più vasto progetto di apertura e rinnovamento dell'istituzione leccese, diretta da due anni da Andrea Rollo, incentrato sul dialogo con il territorio e le più significative esperienze dell'arte contemporanea.
Non è la prima volta che Pistoletto approda nel Salento. È ancora lucido nella memoria il ricordo della sua venuta a Gallipoli nell'estate 2015 in occasione della quale ha ordinato una sua personale nel castello aragonese (evento replicato con altre opere nel 2018). In quella stessa occasione ha tenuto una lectio magistralis nel Rettorato dell'Università del Salento e ha organizzato una grande azione ambientale, coinvolgendo un centinaio di giovani nella costruzione del suo Terzo Paradiso sulla spiaggia jonica. La ricerca di Pistoletto è da sempre volta a mettere in relazione elementi temporali statici e dinamici, finito e infinito, mobile e immobile, dai quadri specchianti degli anni Sessanta al Terzo Paradiso di oggi, elemento simbolico assunto dall'artista a modalità interpretativa e dialogica con i molteplici contesti ambientali e antropici in cui si trova di volta in volta ad operare.
I suoi esordi sono legati a suo padre restauratore e alla scuola di pubblicità di Armando Testa. Può raccontarci il periodo della sua formazione?
«Gli insegnamenti di mio padre sono stati fondamentali per imparare il disegno, la prospettiva, le tecniche della pittura. L'incontro con Armando Testa mi ha consentito di scoprire l'arte contemporanea. Da mio padre ho imparato il passato da Testa la modernità. Una modernità intesa non solo come pubblicità ma come arte in senso più generale. Armando Testa mi ha fatto guardare all'arte come fenomeno essenziale per poter poi entrare nella più ampia attività della comunicazione».
Nei suoi lavori ha frequentemente dialogato con opere classiche. Che rapporto sente di avere con l'antico?
«Sono convinto che c'è sempre un rapporto tra il passato e il presente perché il presente inevitabilmente riflette il passato. Con i miei Quadri specchianti ho aperto totalmente la prospettiva. Se davanti a noi vediamo tutto ciò che esiste, nello specchio vediamo anche il resto, ciò che è alle nostre spalle. La mia scoperta è stata quella di una doppia prospettiva. Se nel Rinascimento la prospettiva era solo quella frontale, con il quadro specchiante si rivolge anche al retro, nello spazio e nel tempo. Per me il passato si congiunge con il presente per creare il futuro».
Secondo lei qual è lo stato dell'arte oggi in Italia?
«Io sono interessato alla ricerca. L'ho dimostrato con il mio lavoro e con la fondazione della Cittadellarte in cui ci si preoccupa di mettere in connessione i diversi ambiti del sociale, dall'economia alla politica, dalla religione alla scienza. Siamo in un momento in cui si dovrebbe non pensare più soltanto ad un'arte individualistica ma ad un'arte di connessione interpersonale».
Nel 1998 a Biella, sua città natale, ha inaugurato la Cittadellarte, luogo di riflessione e scambi saldamente inserito nel panorama artistico internazionale. Quali progetti attualmente vi stanno prendendo forma?
«Innanzitutto la Cittadellarte sta diventando un'università riconosciuta e quello dell'Università delle Idee sarà presto un diploma riconosciuto. Il lavoro della formazione infatti è sempre stato alla base del progetto. Il secondo impegno è quello del Visible Award, premio biennale ideato e sostenuto da Cittadellarte Fondazione Pistoletto e Fondazione Zegna, volto a realizzare progetti in tutto il mondo dedicati alla rigenerazione in tutti gli ambiti sociali. Poi c'è Bio Ethical Sustainable Trend incentrato sulla moda, con il quale il Terzo Paradiso è divenuto il simbolo della moda sostenibile, simbolo riconosciuto dalla Camera della Moda di Milano all'Onu. E infine è in corso tutta una serie di attività legata all'architettura basata sulla sostenibilità, fatta utilizzando materiali tratti dalla natura».
Due incontri la vedono protagonista a Lecce. In entrambi saranno molti i giovani artisti ad ascoltarla. Che consigli sente di dare loro?
«Il consiglio principale è quello di conoscere la storia, non solo dell'arte, ma anche della scienza e dell'umanità in tutto il suo percorso fino alla tecnologia. Solo così potranno sviluppare al massimo la loro individuale capacità di espressione, non solo a livello di ego ma anche di compartecipazione, mettendosi in connessione con gli altri. L'obiettivo degli artisti deve essere la rigenerazione della vita comune attraverso creazioni che non sono più di un artista chiuso nel suo studio ma di un artista che partecipa alle dinamiche della politica, dell'economia e soprattutto della sostenibilità».
L'Accademia di Belle Arti di Lecce le ha conferito la laurea honoris causa. Che valore assume per lei questo conferimento?
«Per me assume soprattutto il valore di partecipazione al progetto di rinnovamento e rigenerazione che mi vede impegnato da sempre. Questa laurea rappresenta un momento in cui questo stesso progetto viene riconosciuto come attività necessaria e indispensabile, da portare nelle accademie e nelle università. Quindi ha per me valore non soltanto in quanto riconoscimento a me come artista ma per il suo intrinseco significato di interazione tra arte e società. In altre parole questa laurea è un impegno da parte delle istituzioni educative pubbliche a collaborare in questo vasto progetto di rigenerazione sociale attraverso l'arte».
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