Tragedia sul lavoro alla Jindal: sei indagati per l’operaio morto

Tragedia sul lavoro alla Jindal: sei indagati per l’operaio morto
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venerdì 6 dicembre 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 7 dicembre, 11:16

Sei indagati a conclusione dell’inchiesta sull’incidente sul lavoro del 13 marzo scorso a Brindisi in cui morì l’operaio 37enne Gianfranco Conte, brindisino della frazione di Tuturano. Per quella tragedia nell’azienda Jindal della zona industriale specializzata nella produzione di polimeri, il pubblico ministero della Procura di Brindisi, Raffaele Casto, ha indicato gli indagati che potrebbero essere sottoposti a processo per stabilire se siano o meno responsabili delle ipotesi di reato di omicidio colposo con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, violazione degli obblighi del datore di lavoro e violazioni degli obblighi inerenti ciascuna funzione.

I nomi

Si tratta di Roberto Rinaldi, 45 anni, di Brindisi, nel ruolo di Maintanence Manager sub delegato alla sicurezza e la salute dei lavoratori impiegati nella manutenzione degli impianti; Luca Lenzi, 55 anni, di Brindisi, Logistic Manager delegato alla sicurezza ed alla salute dei lavoratori impiegati nell’approvvigionamento dei materiali e nella spedizione dei prodotti finiti; Massimo Pignatelli, 65 anni, di Brindisi, Venture Manager delegato alla sicurezza ed alla salute dei lavoratori relativamente ai progetti del sito di Brindisi della Jindal; Orazio Grasso, 65 anni, di Leverano (in provincia di Lecce), Production Manager sub delegato alla sicurezza ed alla salute dei lavoratori relativamente alla organizzazione produttiva; ed Antonio Perrini, 37 anni, di Crispiano (in provincia di Taranto), indicato nel ruolo di preposto alla vigilanza.

In attesa degli interrogatori

Difesi dagli avvocati Domenico Attanasi, Massimo Manfreda e Daniela Passaro, gli indagati possono ora chiedere di essere interrogati, oppure presentare una memoria o attendere l’udienza preliminare per fornire una ricostruzione diversa dei fatti e delle responsabilità contestate nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Va ricordato che al momento si tratta soltanto della ricostruzione della Procura, senza il contraddittorio con le difese. Dunque una ricostruzione provvisoria da sottoporre agli eventuali diversi gradi di giudizio. Fino a sentenza definitiva vale la presunzione di non colpevolezza. Il caso è seguito dalla moglie della vittima, dalle due figlie, dalla madre, dai due fratelli, nonché, da due zie e da due cognate affidatisi per questo agli avvocati Daniela D’Amuri, Giacinto Epifani e Vincenzo Pulli.

La ricostruzione

Intanto le accuse cristallizzate dal pubblico ministero coinvolgono tutti i sei indagati nell’incidente mortale sul lavoro avvenuto mentre Gianfranco Conte si stava adoperando a manovrare una gru per sollevare un rullo di metallo pesante diverse tonnellate. Gli accertamenti degli ispettori dello Spesal (Servizio di prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro) della Asl e dei poliziotti della Squadra mobile sostengono che Conte stesse manovrando la gru con un telecomando, ma senza un allestimento adeguato del cancelletto di accesso alla passarella con balaustra in modo da impedire il passaggio delle attrezzature davanti ai lavoratori. E senza che fosse stata allestita la cartellonistica adeguata. L’incidente sarebbe stato causato dall’interposizione del rullo in metallo con la passarella sulla quale era allestita la gru: il rullo avrebbe azionato il telecomando portato a tracolla da Conte, schiacciandolo contro la balaustra. Erano circa le 12.20, l’operaio morì alle 13.40.

Le accuse

Una tragedia - siamo sempre sul fronte dell’accusa - che sarebbe avvenuta per la violazione degli obblighi del datore di lavoro. Ipotesi di lavoro contestata a Rinaldi, Lenzi, Pignatelli e Grasso. D’Errico e Perrini rispondono invece della violazione degli obblighi inerenti le loro funzioni. Si attendono ora gli sviluppi dell’iter giudiziario di questo fascicolo per capire se e chi andrà a processo.

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