Omicidio Tedesco, ergastoli confermati anche in Appello

Omicidio Tedesco, ergastoli confermati anche in Appello
di Roberta GRASSI
3 Minuti di Lettura
Martedì 5 Giugno 2018, 06:30
BRINDISI - Dopo tre ore di camera di consiglio è giunta la conferma: tre ergastoli per l’omicidio e il ferimento di Ognissanti, nonostante la superperizia sembrasse aver scagionato almeno uno dei tre imputati.
Il verdetto è stato pronunciato ieri alle 14 dalla Corte d’Assise d’Appello di Lecce. Condivise in toto le tesi dell’accusa, sostenuta in appello dal pg Giampiero Nascimbeni.
Sono stati ritenuti colpevoli del delitto, una vendetta maturata in ambito delinquenziale per futili motivi, Andrea Romano, reo confesso, Francesco Coffa e Alessandro Polito. Rimase ucciso Cosimo Tedesco, 52 anni, ferito il figlio Luca. Dal corpo di quest’ultimo, poi, è stata estratta nel corso di un’operazione chirurgica una pallottola che è stata sottoposta a perizia. L’esito ha consentito di sostenere che fosse una sola l’arma usata, la Beretta calibro 9 trovata poi in possesso di Romano, catturato dopo un periodo di latitanza.
I fatti si verificarono il primo novembre 2014 e all’interno di un condominio di piazza Raffaello, rione Sant’Elia, dove si regolavano i conti rimasti in sospeso dalla sera precedente. La notte di Halloween, quando nel corso di un party per bambini era scoppiata una lite fra adulti a causa di una manina sporca di torta.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Ladislao Massari, Cinzia Cavallo, Giuseppe Corleto e Massimo Murra. Sono accusati di omicidio premeditato, aggravato dai futili motivi, e di tentato omicidio.
Tutti scelsero di affrontare in primo grado un processo con rito abbreviato, condizionato all’ascolto di alcuni testimoni. Oltre all’ergastolo (lo sconto previsto dal rito ha influito soltanto sull’isolamento diurno) il gup Paola Liaci aveva concesso una provvisionale di 30mila euro a Luca Tedesco e ai famigliari, assistiti da Paoloantonio D’Amico che al termine della propria arringa aveva invocato l’assoluzione per Coffa, ritenendo che non vi fossero prove di colpevolezza a suo carico, proprio all’esito delle analisi eseguite sulla pallottola estratta dal corpo del ferito.
Del resto Romano, trovato e arrestato dai carabinieri a San Vito dei Normanni alcune settimane dopo i fatti, aveva ammesso di aver premuto il grilletto, specificando però di non aver avuto l’intenzione di uccidere.
Dalla Beretta calibro 9 corto partirono almeno 9 colpi, sei dei quali colpirono la vittima, altri tre il sopravvissuto. Si sosteneva quindi che fossero state almeno due le armi, ipotesi smentita da quanto acclarato nel giudizio d’appello. Il movente fu appurato con certezza: uno screzio sorto la sera precedente ai fatti, il 31 ottobre, durante una festa per bambini. Una bimba, come riferito, avrebbe accarezzato un altro bimbo con la manina sporca della panna appena mangiata.
Da qui, secondo quanto ricostruito, il proposito di regolare i conti con la violenza. Nel peggiore dei modi. Il tutto su un pianerottolo di un palazzo in cui all’epoca c’erano diverse persone a domiciliari.
Il delitto è stato più volte citato dagli inquirenti, nelle relazioni annuali dei magistrati, come un indicatore dell’esistenza, a Brindisi, di atteggiamenti tipici di un preciso passato criminale. Sui fatti è stata fatta piena luce dai carabinieri in tempi molto rapidi. Si è dibattuto fino all’ultimo, tenuto conto della confessione di Romano e delle dichiarazioni più volte rese sulla posizione degli altri due imputati, che sempre si sono professati estranei ai fatti, sulla effettiva partecipazione di tutte e tre le persone coinvolte al delitto. Al termine della camera di consiglio, la Corte d’Assise d’Appello ha emesso il suo verdetto: tutti responsabili dell’omicidio e del ferimento. I dettagli sulle valutazioni dei giudici saranno contenuti nella motivazione della sentenza di cui ora si ha solo il dispositivo.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA