L'ex collegio navale diventerà
un resort a cinque stelle

L'ex collegio navale diventerà un resort a cinque stelle
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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- Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 13:14
BRINDISI - Comincia a diventare più di una ipotesi l’interesse dell’Invimit, la società di gestione del risparmio interamente partecipata dal Ministero del tesoro e presieduta dall’ex presidente della Provincia di Brindisi Massimo Ferrarese, ad una serie di immobili di proprietà pubblica, non utilizzati, presenti sul territorio cittadino. Nello scorso mese di dicembre, infatti, si era parlato dell’intenzione della società di inserire in un fondo alcune strutture degradate per il cui recupero servirebbero somme ingenti, che una pubblica amministrazione non è in grado di garantire.
 
Nella giornata di giovedì, in effetti, si sono svolti dei sopralluoghi - seguiti da una serie di incontri per la verifica di tutta la documentazione - ai quali ha preso parte l’architetto Anna Maria Giotta, dirigente responsabile dell’area Valutazione immobili dell’Invimit, insieme ad un tecnico del Comune ed al sub commissario Guido De Magistris. Il giro ha interessato, in particolare, la Cittadella della ricerca, l’ex collegio navale Niccolo Tommaseo ed il Castello Alfonsino: tre beni di particolare pregio ormai in condizioni pessime e per il cui recupero non ci sono fondi a disposizione. Anche perché gli investimenti dovrebbero essere davvero ingenti. Ma quello di giovedì è stato solo il primo dei sopralluoghi. A breve, infatti, ce ne sarà un altro che avrà come obiettivo la ex base Usaf.
Lo scopo dei sopralluoghi è quello di valutare il valore degli immobili per poi inserirli nel “Fondo Puglia” - dal valore di 300 milioni di euro - creato dall’Invimit, ottenendo così due risultati: liquidità immediata (il 30 per cento del valore dei beni) per le casse degli enti coinvolti, che in questo caso sono Comune e Provincia di Brindisi, e messa a rendita del bene previo investimento infrastrutturale nel suo recupero e nella sua riqualificazione.
Le idee per i vari beni, in linea di massima, ci sono già. Per la ex base Usaf, infatti, si pensa alla realizzazione di un centro anziani d’eccellenza, magari a gestione regionale. Per l’ex collegio navale Tommaseo, invece, non è mai tramontata l’idea di un grande resort a cinque stelle, affacciato sul mare, con ampi spazi per congressi e simili o comunque di una destinazione turistica del bene, ormai abbandonato da decenni al degredo, proprio come la ex base Usaf. E come il Castello Alfonsino, con annessa Opera a Corno, per i quali da sempre si ipotizza una valorizzazione con finalità turistiche e culturali. Per quest’ultimo bene, tuttavia, ci sono meno prospettive anche perché la proprietà è ancora demaniale e non comunale o provinciale.
Dopo l’analisi da parte dei tecnici e dei dirigenti dell’Invimit, si passerà alla fase successiva, ovvero la valutazione dei cosiddetti “esperti indipendenti”, vale a dire società autorizzate dalla Banca d’Italia autorizzati valutare gli immobili delle società di gestione del risparmio, proprio come l’Invimit. Prima dell’acquisto vero e proprio, il consiglio di amministrazione ed il presidente dovranno mettere nero su bianco i piani di valorizzazione dei vari beni, che solo a quel punto potranno confluire nel Fondo Puglia.
Naturalmente, non saranno solo immobili della provincia di Brindisi ad essere acquisiti dalla società di gestione del risparmio del Ministero del Tesoro. I sopralluoghi per il Fondo Puglia, infatti, si terranno anche a Lecce, a Bari ed in altre città della regione. Una volta costruito il “pacchetto” dei beni selezionati per l’inserimento nel Fondo Puglia, toccherà ai sindaci ed ai presidenti delle Province dare la risposta definitiva alle proposte di acquisizione da parte dell’Invimit.
Nel caso di Brindisi, difficilmente potrà essere il commissario Cesare Castelli a dare il via libera. Non per motivi particolari ma per una semplice questione di tempi. Il commissario, infatti, resterà a palazzo di città fino a giugno mentre l’iter per l’acquisizione da parte dell’Invimit richiederà qualche mese in più. La scelta definitiva, dunque, sarà appannaggio de
Differente sarà il futuro della Cittadella della ricerca, anch’essa tra i beni nei quali si sono svolti i sopralluoghi. Il “tecnoparco” dovrebbe confluire infatti in un altro fondo, quello “i3-Università”, per il quale ci sono a disposizione su tutto il territorio nazionale circa 500 milioni di euro. In questo caso, se le valutazioni dovessero dimostrarsi congrue, l’Invimit valuterà il business plan, proverà a quantificare le necessità economiche per la ristrutturazione del comprensorio, effettuerà un’analisi costi-benefici e presenterà la sua proposta alla Provincia. Il passaggio nel patrimonio della società di gestione del risparmio del Ministero del Tesoro, tuttavia, non modificherà la destinazione d’uso degli immobili, che continueranno ad essere destinati alla ricerca e alla formazione specialistica, proprio come accaduto per altri beni - ad esempio l’ex manifattura Tabacchi di Bari - inseriti nel fondo i3-Università.
 
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