In ospedale nessuno lo ha aiutato: costretto a rinunciare all'intervento

In ospedale nessuno lo ha aiutato: costretto a rinunciare all'intervento
di Cristina PEDE
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Domenica 25 Novembre 2018, 20:52
In lista d'attesa da un anno per un intervento di cataratta, un ultraottantenne dializzato di San Pietro Vernotico ha dovuto rinunciare all'operazione. Per l'anziano che deambula a fatica era impossibile affrontare la trafila del pre-ricovero e all'ospedale Perrino di Brindisi nessun operatore era disponibile ad aiutarlo.
Augusto Elia 83 anni, in dialisi tre giorni a settimana, aveva la prenotazione per l'operazione oculistica di rimozione della cataratta presso l'ospedale Perrino. Un intervento semplice, oramai di routine ma per il quale bisogna accertare lo stato generale del paziente attraverso alcuni esami. L'attesa è stata lunga, è passato più di un anno da quando l'anziano aveva ricevuto dagli uffici preposti la data destinata all'intervento. Lui stesso si era stupito di dover attendere così a lungo ma l'intervento voleva farlo al Perrino per l'esperienza precedente di più di dieci anni fa, quando l'operazione all'altro occhio per lo stesso problema era perfettamente riuscita.
Qualche giorno prima della data stabilita per il 20 novembre scorso, l'uomo è stato convocato dalla struttura per effettuare, da esterno, tutti gli esami del caso. Nel giorno indicato si è presentato insieme alla moglie, nonostante fosse uno dei giorni dedicato alla dialisi che ha dovuto saltare, e al momento dell'accettazione, ha spiegato della sua difficoltà a deambulare, che i problemi di salute non gli permettevano di stare in piedi troppo a lungo e che non poteva muoversi liberamente. Accanto a lui la signora cercava di sostenerlo come poteva. Nonostante le premesse, all'anziano sono state date le indicazioni sugli esami da effettuare in giornata spostandosi da una parte all'altra del blocco ospedaliero per tutti gli accertamenti che gli avrebbe permesso di affrontare l'intervento. Un iter da affrontare per diverse ore ma l'uomo già dopo poco non si reggeva.
A quel punto è intervenuta la moglie e ha chiesto almeno una sedia a rotelle ed un operatore che li accompagnasse. La risposta del personale medico che avevano di fronte è stata lapidaria: potevano scendere al pronto soccorso e chiedere una sedia, magari poteva essercene qualcuna disponibile; difficile invece che ci fosse personale libero per accompagnarli. A quel punto i coniugi hanno realizzato che non sarebbero stati in grado di affrontare la trafila: «Sentivo che le forze mi stavano abbandonando ha raccontato il signore non potevo stare lì in attesa avendo dovuto persino rinunciare alla dialisi per cui il mio fisico, abituato ad un certo ritmo, già risentiva per quello che stavo affrontando». Lo ha raccontato con rammarico l'83enne, lo stesso stato d'animo per aver firmato le dimissioni volontarie conscio di perdere il diritto acquisito sull'intervento dopo oltre un anno di attesa. «Non so spiegare con le parole il sacrificio, la mortificazione e l'umiliazione che ho provato in quelle ore ha sottolineato l'uomo un diritto alle cure solo apparente se poi una persona che deambula a fatica non viene aiutata e un'organizzazione del sistema sanitario che non prende in considerazione la non autosufficienza».
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