Ordinanze annullate, oggi il Riesame decide sul presunto killer di Presta

Ordinanze annullate, oggi il Riesame decide sul presunto killer di Presta
di Roberta GRASSI
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Martedì 10 Gennaio 2017, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 13:12
Posizione importante quella che sarà oggi al vaglio del Riesame che ha già annullato un’ordinanza di custodia cautelare (per mafia, droga e armi) per una trentina di persone e che dovrà decidere ora sul ricorso formulato dall’avvocato Stefano Prontera per Carlo Solazzo, il presunto killer di Antonio Presta, 29enne di San Donaci, assassinato il 5 settembre del 2012. 
Anche per Solazzo sono state avanzate dalla difesa le stesse osservazioni che agli altri indagati sono valse la libertà: è stata rilevata infatti l’assenza di una motivazione autonoma del gip Vincenzo Brancato nel provvedimento restrittivo eseguito dai carabinieri di Brindisi lo scorso 12 dicembre nei confronti di 58 indagati.
 
A richiedere la misura era stato il pm della Dda di Lecce, Alberto Santacatterina, che parteciperà all’udienza in camera di consiglio per opporsi alla scarcerazione come fatto per gli altri. In un’altra occasione, lo scorso dicembre, il sostituto procuratore aveva rappresentato, depositando una nota scritta, di aver già rilevato l’assenza di una motivazione autonoma in un primo provvedimento emesso dal gip. La prima versione dell’ordinanza era stata quindi “corretta”: la seconda è quella a cui è stata data esecuzione. 
Solazzo risponde del delitto con diverse aggravanti: la premeditazione “avendo organizzato l’agguato procurandosi a tal fine l’autovettura e le armi”; l’avere commesso il fatto “al fine di agevolare l’attività della frangia operante in San Donaci e Cellino San Marco dell’associazione di tipo mafioso denominata Sacra Corona Unita cui egli apparteneva, mediante l’eliminazione di Presta il quale aveva sfidato il suo ruolo di vertice e il suo prestigio criminale entrando con lui in contrasto nel traffico di sostanze stupefacenti essendo per di più figlio di un collaboratore di giustizia”; l’avere commesso il fatto “con modalità mafiose, agendo nel centro del paese con inusitata violenza anche al fine di riaffermare il potere di intimidazione dell’associazione cui apparteneva”. 

Oltre agli elementi acquisiti attraverso le intercettazioni ambientali, i carabinieri per ricostruire i fatti hanno potuto contare sulle dichiarazioni di Sergio Dell’Anna, persona che risulta fra gli indagati, e che da testimone oculare ha raccontato ai carabinieri la propria ricostruzione dei fatti, ricostruzione che la difesa ritiene non utilizzabile. “Ho assistito all’omicidio di Antonio Presta – racconta Dell’Anna -. Mi trovavo all’esterno della sala giochi, mentre Presta stava dall’altra parte della strada. Ho visto arrivare contromano una macchina bianca, una lancia Delta nuovo tipo, da cui scendeva una persona che calzava un passamontagna e imbracciava un fucile. Questi si è diretto subito verso Presta ed ha sparato un primo colpo mentre questi si trovava ancora seduto. Presta è riuscito ad alzarsi e la persona armata ha sparato un secondo colpo che invece di colpire il Presta ha colpito un altro ragazzo che si trovava nei pressi. Non so se col fucile sono stati sparati due o tre colpi, Nel frattempo Presta si è rifugiato nel parcheggio che si trova nei pressi della sala giochi l’attentatore ha estratto una pistola, lo ha raggiunto e lo ha nuovamente colpito. Ricordo che con la pistola sono stati esplosi molti colpi, forse cinque o sei. Nel frattempo a bordo dell’autovettura era rimasto il guidatore, anche lui mascherato che a marcia indietro ha raggiunto l’incrocio dove poi è salito in macchina il suo complice. Il mezzo, quindi, se ne andava sulla via di Mesagne”. 

Dell’Anna ha fornito poi ulteriori elementi, dichiarando di ricordare di essere stato riconosciuto da Solazzo in un’altra circostanza e di aver ricevuto spiegazioni sul perché fosse per lui un volto noto.
Oltre a ritenere carente il provvedimento restrittivo per quel che concerne la motivazione autonoma, e cioè il vaglio critico del gip, la difesa di Solazzo contesta anche nel merito l’impianto accusatorio ritenendo tra l’altro non utilizzabili le dichiarazioni del testimone. 
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