Schianto, dubbi sui sistemi di controllo

Schianto, dubbi sui sistemi di controllo
di Vincenzo DAMIANI
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Mercoledì 20 Luglio 2016, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 15:00
Venti punti interrogativi e l’inchiesta che dalle stazioni di Andria e Corato ora si sposta su Bari e punta alla direzione centrale di coordinamento di Ferrotramviaria. Accertato l’errore del capostazione di Andria, Vito Piccarreta, colui che martedì scorso ha lasciato partire il treno anziché attendere l’arrivo dell’altro convoglio da Corato, ora la Procura di Trani intende verificare se quell’errore poteva essere corretto immediatamente da altri, evitando l’impatto e la morte di 23 persone.
Ad esempio - questo è uno dei 20 quesiti posti ieri mattina dal procuratore Francesco Giannella ai quattro consulenti esterni nominati per gli accertamenti tecnici – chi opera negli uffici baresi della direzione centrale avrebbe potuto accorgersi di quanto stava accadendo attraverso i computer e le comunicazioni raccolte? Sono stati i due capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, interrogati lunedì, a spiegare ai magistrati che i capistazione, i macchinisti e i capitreno si interfacciano sempre con il direttore del coordinamento centrale, soprattutto per quanto riguarda i ritardi. I pm inquirenti hanno chiesto ai tecnici anche di effettuare controlli sul tratto della linea ferroviaria Corato-Andria, sui treni, sui sistemi di frenata, sui dispositivi di controllo e di sicurezza. L’obiettivo è di ricostruire, sotto ogni aspetto, la dinamica dell’incidente ferroviario.
Nel pool composto dal procuratore Francesco Giannella ci sono, tra gli altri, Fabrizio D’Errico e Alfredo Zallocco, i due esperti che hanno già svolto gli accertamenti tecnici durante l’inchiesta sulla strage di Viareggio. Infine, ulteriori informazioni arriveranno dall’estrapolazione dei dati conservati nell’unica scatola nera recuperata, l’altra si è disintegrata nell’impatto.

«Le responsabilità non sono soltanto in capo al mio assistito, anche perché le responsabilità dei capistazione, se esistono, sono sicuramente marginali rispetto ad altre responsabilità», insiste l’avvocato Leonardo De Cesare, difensore di Piccarreta. «Sul contenuto dell'interrogatorio - spiega - non posso dire nulla perché il verbale è stato secretato. Il mio assistito è in uno stato di forte tensione emotiva. Ha inteso collaborare con le forze dell’ordine e con la magistratura, e lo ha fatto anche il segno di rispetto verso le tante vittime, alcune delle quali Piccarreta conosceva personalmente. Al momento – conclude - non posso aggiungere altro. Gli elementi forniti saranno sicuramente utili alla magistratura per ricostruire l'intera vicenda».

Oltre ai due capistazione, sono indagate altre 4 persone: Gloria Pasquini, presidente del consiglio di amministrazione di Ferrotramviaria, Massimo Nitti, direttore generale dell’azienda, Michele Ronchi, direttore di esercizio, e Nicola Lorizzo, l’unico capotreno sopravvissuto. I reati ipotizzati sono disastro ferroviario colposo, omicidio plurimo colposo e lesioni plurime colpose. Nei prossimi giorni, però, potrebbero essere notificati nuovi avvisi di garanzia, gli investigatori stanno infatti valutando le posizioni di altre persone. Prima dell’inizio degli accertamenti tecnici irripetibili potrebbero, quindi, essere fatte nuove iscrizioni nel registro degli indagati. Parallelamente, a Roma, cominciano le inchieste parlamentari.
«Ho convocato la commissione infortuni sul lavoro e come ordine del giorno avremo la delibera della proposta di una specifica inchiesta per gli infortuni sul lavoro a seguito all'incidente ferroviario, avvenuto il 12 luglio 2016, nella tratta compresa tra Andria e Corato. Noi vogliamo fare la nostra parte con impegno e continuità», ha annunciato ieri Camilla Fabbri, senatrice del Pd e presidente della commissione d'inchiesta su Infortuni sul lavoro.
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